No, non erano centomila. Alla fine i conti non sono tornati rispetto alle previsioni della vigilia, ma certamente Italia a 5 stelle, la festa del M5S, sarà ricordata per molto tempo. Nessun botto, niente mongolfiera, nessuna notizia d’impatto come l’avvio delle comunarie a Palermo, delle selezioni per le Regionali o magari l’annuncio dell’identità dell’assessore mancante a Roma, i tempi non erano maturi, allora ci ha pensato lui, ancora una volta. Beppe Grillo scrolla un po’ di polvere dai panni di leader e dà lui ai giornali la notizia con cui titolare: «Sono tornato». La folla in visibilio ha così potuto avere il suo momento «io c’ero». Un popolo curioso quello dei grillini. Si aggirano per il prato del Foro italico con i loro vestiti colorati, i loro gadget, gli striscioni, le magliette la cui data d’acquisto è facilmente intuibile dallo slogan che portano impresso. Niente a che vedere con le varie feste dell’Unità o con le convention di stampo post berlusconiano degli altri, piuttosto una piccola Woodstock. E allora spazio a copricapo fantasiosi, discorsi da bar, o prove di forza di volontà – Un tizio se n’è stato per due giorni fermo con in alto uno striscione a difesa di Virginia Raggi e non lo ha abbassato fino quasi all’ultimo.
«Fino a poco tempo fa ho sempre votato per partiti di sinistra che generalmente non raggiungevano il due per cento» racconta un anziano attivista calabrese non prima di avere spiegato i motivi per cui, a suo parere, il movimento aveva superato un processo di maturazione, di evoluzione. Perché se i giovani ballano e si divertono, la vera sorpresa della festa grillina sono gli anziani, imperterriti tanto nello sfidare la pioggia del secondo giorno quanto a padroneggiare parole e concetti più familiari alle nuove generazioni native digitali. «Bisogna fare capire che i meetup – continua il calabrese – devono essere aperti al confronto, anche con chi viene dall’esterno. Aperti e liberi, non controllati da un paio di capibastone locali». Camminando tra i gazebo, leggendo le insegne gialle con i nomi delle regioni e dei Comuni, da Cecina a Roma, da Napoli a Faenza, si sente un grande senso di militanza. «Certo che hanno dato posti in gazebo a paesini sperduti, uno spazietto per Parma potevano trovarlo, no?» chiedevamo, nessun favorevole. «Su Parma bisogna ancora prendere una decisione», «Pizzarotti ha sbagliato», «Pizzarotti deve attenersi alla linea del movimento» o, più semplicemente, «No».
Tante le famiglie, l’area attrezzata per i bambini – sì, hanno pensato proprio a tutto – è sempre affollata. E i portavoce: deputati nazionali, regionali, europei, non fanno mancare mai la propria presenza tra le persone. Si fermano tra gli stand, stringono mani, chiacchierano, si concedono a centinaia di selfie, firmano persino autografi, come quelli lasciati su una bandiera di un attivista siciliano, che su un lenzuolo bianco ha trascritto il discorso di Grillo per la chiusura della campagna elettorale del 2013. «L’hanno firmato in tanti e stasera forse lo firmerà Beppe Grillo! Me lo ha detto il senatore Giarrusso» dice con grande entusiasmo. «Siamo contenti del suo ritorno – continua parlando del ritrovato leader pentastellato – dopo la morte di Gianroberto Casaleggio, che ha lasciato un vuoto incolmabile, c’era bisogno di una scossa». Star indiscusse della kermesse le sindache. Il primo giorno, anche per l’assenza della collega romana, è stata Chiara Appendino a sollevare gli animi della folla, che la seguiva come in processione. Ieri è stato il momento di Virginia Raggi, ormai un’icona del movimento. Basta nominarla che subito «È una vergogna il modo in cui è stata trattata», «Deve continuare così, non deve fermarsi», «Siamo tutti con lei». Un mondo a parte quello dei grillini, gli stessi che da una parte vedono il demonio quando si parla di Renzi, dall’altra attenti e maniacali nella cura del prato del Foro e nella pulizia, maniacale, con tanto di differenziata. D’altra parte, come dice un altro attivista hanno «un’emotività diversa rispetto agli altri elettorati».
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