Istituto Bellini, a rischio l’avvio dell’anno accademico Il pentastellato Giarrusso e le «intenzioni politiche»

Tre milioni e 900mila euro. È questo il contributo straordinario necessario per permettere all’istituto musicale Bellini di Catania di iniziare l’anno accademico il 3 novembre. Almeno stando ai conti fatti dal direttore Carmelo Giudice per rispondere alla domanda diretta dell’ex Iena catanese Dino Giarrusso, oggi segretario particolare del sottosegretario all’Istruzione Lorenzo Fioramonti. «I guai dell’istituto musicale Bellini danneggiano il Paese intero, sapevo che c’erano dei problemi ma non che fossero di queste dimensioni», esordisce Giarrusso durante l’incontro che si è tenuto questa mattina nella sede di via Etnea mentre al ministero si discute dei decreti attuativi che potrebbero decidere della statalizzazione degli Afam (Alta formazione artistica musicale e coreutica). Come è ormai noto, la condizione finanziaria dell’istituto superiore di studi musicali etneo è preoccupante. Tra fondi non più erogati dal Comune e dall’ex provincia e i 14 milioni di euro che, secondo la procura etnea, sarebbero stati sottratti alle attività didattiche dai 23 indagati dell’inchiesta The band.

«Siamo in un momento drammatico – ammette il direttore Giudice – ma bisogna chiarire che ciò che è al vaglio degli inquirenti e oggetto di processo, fatti accaduti tra il 2008 e il 2016, non ha alcuna influenza sulla situazione di crisi di oggi perché il meccanismo con cui venivano sottratti i fondi non ha creato un buco di bilancio anche se ha impedito di fare delle cose nei dieci anni passati». L’istituto musicale più grande d’Europa, intanto, è passato da 104 a 82 cattedre: costretto a rifiutare domande di iscrizione di aspiranti studenti, senza un auditorium a norma e con un immobile – di proprietà del Comune – in pessime condizioni. E da 15 giorni sono rimasti a casa anche 18 lavoratori tra portinai e addetti alle pulizie. «Il problema – precisa Giudice – è la carenza di fondi dagli enti che sarebbero tenuti a versarli e l’inadempienza dei ministeri che negli ultimi 20 anni non hanno proceduto alla statalizzazione, opponendo alle nostre richieste un muro di gomma sconcertante».

L’intento del ministero sarebbe quello di «anticipare il processo di statalizzazione al 2019 – sostiene l’esponente del Movimento 5 stelle – ma non abbiamo la bacchetta magica e vogliamo che tutto l’iter avvenga nel modo più sano possibile». L’assunzione del personale Afam da parte dello Stato dovrebbe entrare a regime nel 2020. «Ma, nel frattempo, ci dobbiamo arrivare tutti vivi e non siamo tutti uguali», lamenta il direttore che illustra le particolarità dell’istituto etneo. «Siamo in un territorio che non ha conservatori per mezza Sicilia – spiega – a differenza di altre zone in Italia in cui ce n’è uno anche ogni 40 chilometri». Nel dossier che il direttore ha preparato e consegnato a Giarrusso perché lo inoltri al Miur si fa riferimento «all’iniquità dell’algoritmo con cui viene distribuito il contributo. I fondi – argomenta Giudice – andrebbero distribuiti in proporzione a ciò che dell’istituto è statizzabile ma, finora, non sono stati proporzionali». All’istituto Bellini è andato il 10,37 per centro a fronte dello spettante 15,24 per cento.

La preoccupazione maggiore, intanto, riguarda i 66 docenti a tempo indeterminato che non ricevono lo stipendio da luglio e sono già in stato di agitazione e le 16 cattedre a tempo determinato con contratti che scadono il 31 ottobre. «Senza questi docenti non ci saranno i corsi di arpa, viola, corno, jazz, elettronica e circa 200 studenti su 700 resteranno senza lezioni», afferma il direttore che chiede esplicitamente al segretario di Fioramonti «una mano ad avviare il nuovo anno accademico nella consapevolezza che siamo un caso eccezionale». 

È un impegno che l’ex Iena prende, ma con riserva e senza promettere garanzie: «Le intenzioni politiche fanno a pugni con la realtà – ammette Giarrusso – perché il ministero non ha potere di erogare dei fondi ma garantisco che farò di tutto per un intervento straordinario perché lo Stato possa sopperire alla mancanze degli enti locali che creano il problema impellente. Di una cosa, però – continua – sono stupito: come ha fatto il cda a non accorgersi dell’ammanco». Che siano 14 o 18 i milioni indebitamente sottratti, come sostiene Giovanni Grasso, il consigliere comunale e insegnante di Teoria e tecnica dell’interpretazione scenica all’istituto musicale seduto in prima fila. «L’unico modo perché questo problema non si ripresenti è cambiare mentalità – conclude Giarrusso – Qui qualcuno stranamente non si è accorto che altri si stavano fregando dei soldi. È giusto chiedere aiuto al Governo ma è da sciocchi non domandarsi come si è arrivati a queste condizioni e di chi sono le responsabilità. Bisogna smetterla di fare gli ingenui o i finti ingenui». 

Marta Silvestre

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