Istat, meno della metà dei siciliani ha un diploma Dati positivi: poco alcol e più fiducia nei magistrati

Se non in qualche sporadico indicatore, la Sicilia non brilla. Quasi mai. È impietoso il quadro che emerge dal rapporto Istat sul Benessere equo e sostenibile. Dalla salute all’istruzione, fino al reddito pro capite e la fiducia nelle istituzioni, la Sicilia si piazza quasi sempre ultima o tra le ultime Regioni nella scala nazionale.

La speranza di vita alla nascita è di poco più di 81 anni, uno in meno della media nazionale, che supera gli 82 anni, mentre tra la popolazione che ha raggiunto la maggiore età, a vivere in una condizione di sovrappeso sono 46 siciliani su 100 (in Italia sono 43). Gli abitanti dell’Isola, di contro, sono la popolazione che beve meno a livello nazionale: sono dieci i siciliani ogni 100 (dai 14 anni in su) ad assumere alcolici, contro una media nazionale che supera i 16 abitanti su 100. In compenso siamo i più sedentari (58 abitanti su 100), rispetto una media nazionale che si ferma invece a 39 italiani su 100.

Anche sul fronte dell’istruzione, dati negativi: nel 2015 il tasso di abbandono precoce dagli studi si attesta all’11,6 per cento nel Centro-Nord e al 19,2 per cento nel Mezzogiorno. A livello regionale, il fenomeno assume intensità contenute in Friuli-Venezia Giulia (6,9%), Veneto e Umbria (8,1% in entrambe le regioni) e più elevate in Sicilia (24,3%) e Sardegna (22,9%). Nella fascia che va dai 25 ai 64 anni, soltanto il 49,8 per cento dei siciliani ha conseguito il diploma, rispetto a una media nazionale che arriva invece ai 59,9 punti percentuali. Tra i 15 e i 29 anni, più del 39 per cento dei siciliani sono Neet, giovani, cioè, che non lavorano e non studiano. Dai 16 anni in su, soltanto 13,9 siciliani su 100 possono vantare alti livelli di competenza digitale, contro il 19,3 per cento di media nazionale.

Insomma, la Sicilia maglia nera in Italia per reddito e condizioni sociali. La somma tra reddito medio disponibile pro capite e indice di disuguaglianza del reddito colloca l’Isola all’ultimo posto, con un indice di 74,4 punti a fronte di una media nazionale di 98 punti. L’isola fa peggio anche della media del Mezzogiorno, pari a 83 punti. Anche sul fronte del disagio sociale, la Sicilia ha la performace peggiore, con un indice pari a 70,3 punti (95,4 in Italia e 80,5 nel Sud): l’analisi dell’Istat include la grave deprivazione materiale, la bassa qualità dell’abitazione, la grande difficoltà economica e la bassa intensità lavorativa.

Anche la fiducia verso le istituzioni locali è più bassa rispetto a quella che i cittadini delle altre Regioni ripongono nei propri territori, mentre è maggiore nei confronti del sistema giudiziario. Da zero a 10, la pagella dei siciliani verso le proprie istituzioni indica un voto medio di 3,1, a fronte del 3,9 della media nazionale e del 3,6 del Mezzogiorno. Il picco è a Bolzano con 5,4, poi Trento e Bolzano con il 5,3. Maggiore della media nazionale, invece, è la fiducia dei siciliani nei confronti del sistema giudiziario: 4,7 contro 4,3. Solo in Campania la fiducia è più alta, 5.

Miriam Di Peri

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