«Siamo circondati da scarichi a mare, scempi di ogni genere, e gli unici tratti di costa che resistono alla stessa natura, ai cambiamenti climatici, li distruggiamo». Salvatore Maino, responsabile del circolo Legambiente di Pachino, non nasconde la sua rabbia per quanto sta accadendo sul litorale dell’isola delle Correnti, un piccolo lembo di terra di 10mila metri quadri che fa parte del Comune di Portopalo, in provincia di Siracusa. La costruzione di un nuovo lido – da mille metri quadri – a ridosso delle ultime dune del Mediterraneo, in una zona inserita tra i siti di importanza comunitaria, ha provocato una levata di scudi grazie ad una petizione online che ha raggiunto quasi ottomila firme di cui è promotrice l’associazione che porta il nome del sito naturalistico.
«Tra la notte di venerdì e sabato hanno montato il lido», spiega Maino. Una struttura in legno che – secondo i proprietari del terreno – non arrecherebbe alcun danno all’ecosistema. «Se è tutto regolare, perché fare tutto in fretta?», si chiede l’ambientalista. «Anche se quel lido avesse rispettato tutte le disposizioni in materia» arrecherebbe ugualmente un danno «perché le dune verrebbero calpestate continuamente». Come ricostruito da Massimo Malerba in un articolo diventato popolarissimo sul blog Revolution post, la concessione è a nome dei quattro figli dell’ex assessore ai Lavori pubblici del Comune di Pachino Paolino Greco. I proprietari, coinvolti anche in un’accesa discussione sulla pagina fan di Facebook del musicista Roy Paci, hanno risposto sul social network alle accuse: «La struttura – scrive Barbara Greco – nasce dall’esigenza di sviluppare e promuovere una forma di turismo ecocompatibile, atta a valorizzare il territorio nel rispetto della sua identità storico-culturale e promuovere loccupazione di una zona afflitta da depressione economica attraverso lo sviluppo delle sue risorse». Ragioni considerate non valide dalla maggior parte degli utenti. «E’ da tre anni che lottiamo, da volontari. E qui ci fanno del business», è l’amaro commento di Maino.
«Sono state spianate delle aree e, nel silenzio, ogni giorno vengono abbattute piante protette come le palme nane», racconta Salvatore Maino. Che, però, spiega come la questione riguardi «tutto l’insieme; il problema è la gestione complessiva del patrimonio naturalistico». Gli ambientalisti, dalla loro parte, hanno già iniziato gli iter per provare a fermare il progetto: «Stiamo facendo i nostri passi, rivolgendoci anche all’Unione Europea». Regolamenti, aree protette, vincoli, carte e burocrazia. «A che serve tutto questo se poi viene calpestato?». E per sabato alle 11è organizzata una manifestazione, una catena umana per dire no allo sfruttamento di questa unica risorsa.
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