DUE BACCHETTATE IN UNA SETTIMANA: DAI MAGISTRATI DI AGRIGENTO E DA QUELLI DI RAGUSA. MENTRE SI AVVICINANO I TERMINI PER L’AZZERAMENTO DEI VERTICI DELL’ISTITUTO PER LE ATTIVITA’PRODUTTIVE
Il licenziamento dell’ingegner Salvatore Callari dal Consorzio Asi di Agrigento è illegittimo. Lo ha stabilito, per la seconda volta, il Tribunale del Lavoro di Agrigento, reSpingendo il ricorso dell’Irsap, l’Istituto per le Attività produttive, guidato da Alfonso Cicero, uomo vicino alla Confindustria Sicilia di Antonello Montante & co.
La sentenza è freschissima: è stata emessa due giorni fa, giovedì 20 Marzo e mette un punto definitivo al lungo braccio di ferro tra Cicero e il dirigente dell’Asi.
Come si ricorderà Cicero, nel suo ruolo di Commissario Liquidatore del Consorzio Asi di Agrigento, con propria determinazione del 21 agosto 2012, aveva stabilito il licenziamento di Callari, dirigente consortile di seconda fascia, contestando una serie di presunte irregolarità.
Una decisione già bocciata una prima volta dai magistrati, nel maggio dell’anno scorso, che hanno dichiarato illegittimo il licenziamento, ordinando la reintegrazione nel posto di lavoro e condannando altresì la corresponsione dei danni subiti in misura pari alla retribuzione globale, dalla data del licenziamento fino a quella di effettiva reintegrazione. Segnatamente il Giudice del Lavoro, nella motivazione dell’ordinanza, definiva “non giustificato il licenziamento posto in essere per ragioni meramente pretestuose, al limite della discriminazione, ovvero anche del tutto irrispettoso delle regole procedimentali che assicurano la correttezza dell’esercizio del diritto”.
Contro questa ordinanza, hanno presentato ricorso sia l’IRSAP, in persona del legale rappresentante Geom. Alfonso Cicero, sia il Consorzio per l’Area di sviluppo industriale di Agrigento in liquidazione-Gestione Separata Irsap.
Callari, si è dunque costituito nuovamente in giudizio, sempre con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino e Mario la Loggia, secondo i quali, l’istruttoria del procedimento disciplinare aveva escluso la sussistenza di una qualsiasi forma di responsabilità disciplinare in capo all’ing. Callari ed hanno sottolineato l’incompetenza del legale rappresentante dell’Ente ad irrogare la sanzione disciplinare.
Il Giudice del lavoro di Agrigento, Chiara Gagliano, ha dato loro ragione. E con la sentenza di giovedì scorso, ha messo la parola fine alla querelle, riconfermando l’illegittimità del licenziamento, e condannando il Consorzio Asi in liquidazione a reintegrarlo nel posto di lavoro e a versargli un’indennità commisurata alla retribuzione globale di fatto dalla data del licenziamento all’effettiva reintegrazione, oltre rivalutazione monetaria ed interessi legali dalla maturazione di ogni rata di credito al pagamento.
In particolare il Giudice del Lavoro ha ritenuto , citando dei precedenti giurisprudenziali della Corte di Cassazione, che tutte le fasi del procedimento disciplinare devono essere svolte esclusivamente dall’ufficio competente per i procedimenti disciplinari, sicchè il procedimento istaurato da un organo diverso dal predetto ufficio (nel caso in esame il legale rappresentante dell’Ente Geom Alfonso Cicero) è illegittimo e la sanzione in tal caso irrogata è affetta da nullità assoluta; aggiungendo che “appare quanto meno anomalo che il soggetto che ha adottato il provvedimento finale (e quindi sempre il geom. Cicero) abbia ravvisato la fondatezza di tutte le contestazioni mosse al Callari che, viceversa, sono state del tutto escluse dal responsabile del procedimento disciplinare”.
Come dire: il Geom. Cicero non poteva licenziare l’ing. Callari.
C’è da aggiungere che si tratta della seconda bacchettata per Cicero e l’Irsap in una sola settimana. Qualche giorno fa, infatti, anche il Tribunale di Ragusa, ha ritenuto illegittima la revoca dell’incarico a Franco Poidomani, direttore della sede iblea dell’Istituto. Il giudice ne ha disposto il reintegro, ma il dirigente è ormai in pensione. L’Irsap è stato condannato a pagare le spese legali.
Queste sentenze sono destinate a fare rumore. Cicero, infatti, in perfetto stile confindustriale, ha sempre fatto grande pubblicità alle sue denunce. Sventolate come emblema di ricerca e affermazione della legalità.
Intanto, restano aperte le questioni di illegittimità legate alla sua stessa nomina, sulla quale è stato chiamato ad esprimersi il Tar. Un problema che dovrebbe essere risolto alla radice, con l’applicazione della legge approvata dall’Ars lo scorso settembre, che ridisegna la governance dell’ente e che prevede l’azzeramento degli attuali vertici entro sei mesi dalla pubblicazione in Gazzetta del provvedimento.
I tempi stanno per scadere.
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