Attesa dopo attesa, quella dei dipendenti in credito di quindici mensilità e quella dei vertici della struttura che aspettano un cenno dalla Regione Siciliana in merito al piano di rientro e al bilancio preventivo 2014. Il nuovo anno per l’Ipab Oasi Cristo Re di Acireale inizia lì dove si è concluso quello passato. Anzi, a essere precisi, con qualche impedimento in più. Se al cronico ritardo nel pagamento degli stipendi dei lavoratori ci si è quasi abituati, la novità è lo stallo in cui da diversi giorni si trovano i vertici dell’ente di assistenza e beneficenza acese: la neodirigente responsabile alle Ipab della Regione, Gabriella Garifo, ha messo in ghiaccio, per il momento, il piano di rientro dal quale passa il futuro dell’Oasi Cristo Re. Il momentaneo stop ha riguardato la tempistica entro cui l’Ipab acese dovrebbe garantire il risanamento finanziario: secondo il commissario straordinario dell’ente acese, Giampiero Panvini, andrebbe pianificata un’azione decennale, mentre da Palermo ritengono necessario attuare tagli in tre anni.
Tagli che però equivarrebbero al licenziamento di parte dei dipendenti: «Si tratta di condizioni inapplicabili se si vuole evitare una vera e propria macelleria sociale – dichiara Panvini –. Rientrare in tre anni significa mettere sul lastrico lavoratori che già da tempo sono costretti a convivere con difficoltà economiche in alcuni casi molto serie». Il congelamento della proposta era inatteso: «Avevamo lavorato in diretto contatto con la Regione per la redazione del piano – continua il commissario – e tutto faceva pensare che la nostra strategia sarebbe stata ben accolta. Invece adesso ci è stato detto che dieci anni sono troppi». La palla ora passa alla Corte di Conti che sarà chiamata a valutare la fattibilità del piano decennale: «Dopo aver ribadito la nostra contrarietà a risanare in tre anni – aggiunge Panvini – gli uffici della Regione hanno deciso di rivolgersi alla Corte dei Conti. Noi non possiamo fare altro che attendere, consapevoli che ogni giorno che passa la situazione può solo peggiorare».
Ma a imbrigliare le possibilità di manovra del commissario – il cui mandato, in attesa di eventuali proroghe, scadrà a fine mese – c’è un’altra questione: la mancata approvazione del bilancio preventivo 2014. «Anche in questo caso non ci aspettavamo tale ritardo – commenta Panvini –. Aver approvato il bilancio per noi è fondamentale, perché allo stato attuale avremmo difficoltà anche a pagare le bollette della corrente elettrica. E lo stesso discorso vale per gli stipendi: anche se arrivassero somme da destinare al pagamento degli arretrati, tecnicamente non potremmo versare il denaro sui conti dei lavoratori, senza contare i problemi che insorgono con le banche».
Intanto, le difficoltà dei dipendenti a lavorare con l’impossibilità di percepire gli stipendi a tempo debito e con il timore di ricevere ulteriori cattive notizie ha alimentato qualche tensione tra lo stesso personale: è di stamattina l’ultima accesa discussione sulle azioni da intraprendere tra i lavoratori rappresentati dai sindacati e quelli che invece non si riconoscono in alcuna sigla.
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