Io ti derubo nel nome dell’Euro

Ieri, il 19 Marzo a Cipro era festa: il “lunedì pulitò”, ovvero l’equivalente ortodosso del ‘Mercoledi’ delle Ceneri. Ma non saranno molti i ciprioti che hanno festeggiato. E, forse, non è stato per motivi di carattere religioso che il governo di Cipro ha deciso di tenere chiuse le banche per ”ferie”. Vacanza allungata ad oggi e, forse, anche a domani mercoledì 20 marzo.

Tale decisione è stata presa per il timore che le banche dell’isola possano perdere altri miliardi a causa del panico innescato dalla decisione dell’Eurozona di tassare i depositi. La decisione deriverebbe dal fatto che il governo di Nicosia deve ancora approvare l’accordo tra i ministri delle Finanze dell’Eurozona che prevede, in cambio di un Piano di aiuti per circa 10 miliardi di Euro, un prelievo forzato sui depositi bancari dei singoli cittadini ciprioti. E come se non bastasse, oltre al taglio dei depositi bancari anche l’incremento, dal 10 al 12,5%, delle tasse sugli introiti societari.

La fretta della Banca centrale europea (Bce) sarebbe invece dovuta al timore che Cipro riesca ad ottenere aiuti finanziari da altri creditori internazionali non europei. Infatti, non è un mistero che negli ultimi anni Cipro sia diventata una sorta di piccola Svizzera per correntisti e investitori russi, cinesi e arabi. E infatti nel 2011 è stata proprio la Russia, che ha fornito aiuti al governo di Nicosia per 2,5 miliardi di Euro. E sembra che in queste ore una delegazione di parlamentari ciprioti sia arrivata a Pechino per chiedere al governo cinese un sostanzioso prestito che consenta a Nicosia di non toccare i depositi nelle banche dell’isola. Da tempo, infatti, la Cina è interessata ad investimenti su quest’isola mediterranea che si sono finora manifestati soprattutto nel settore immobiliare.

La decisione di stringere i cordoni della borsa e di accelerare i tempi, quindi, deriverebbe dalla volontà dell’Unione Europea di acquisire il controllo totale dell’isola di Cipro concedendo aiuti per 10 miliardi di Euro in cambio di un pesante taglio dei depositi bancari.

“E’ una scelta dolorosa, ma è l’unica che consentirà di salvare la nostra economia”, ha affermato il presidente cipriota Nikos Anastasiades in un discorso alla nazione, dimenticando, però, di dire che, in realtà, questi aiuti non servirebbero a salvare l’economia dell’intera nazione, ma ad evitare il ripetersi di eventi come quello che ha portato al default delle maggiori banche di Cipro, a cominciare dalla Laiki Bank (Banca Popolare).

In realtà, la situazione di Cipro è ben più grave di quanto il suo presidente voglia lasciar comprendere e avrebbe meritato la prima pagina di tutti i giornali, se non altro perché pare essere la copia di ciò che è avvenuto in Grecia.

I media si sono decisi a parlare solo quando la notizia è diventata troppo “grossa” per essere lasciata in sordina: il governo cipriota ha annunciato che, a seguito di un accordo dei Ministri delle Finanze UE, il governo effettuerà un prelievo forzoso sui conti correnti dei cittadini, pari a circa 9,9% per chi ha un saldo superiore ai 100 mila Euro e quasi il 6,75% per chi ha un saldo inferiore. Il tutto per far sì che l’Unione Europea conceda un prestito di 10 miliardi a soggetti come le banche, a cui andrebbero ad aggiungersi i 5 miliardi “regalati” dai cittadini ciprioti.

Non solo. Ci sarà anche quello che, in termini tecnici, si chiama bail-in: chi prima aveva obbligazioni (solo junior, non senior) avrà azioni. È per questo motivo che il Partito comunista AKEL ha rifiutato di firmare questo accordo e vuole la rinegoziazione del memorandum con la troika Europea e che anche i socialdemocratici dell’EDEK hanno rifiutato di firmare l’accordo e hanno chiesto di tornare alla valuta nazionale.

Bisognava fare in fretta e allora cosa ha fatto il governo cipriota per evitare che i cittadini potessero togliere i propri soldi dalle banche? Ha ordinato alcuni giorni di chiusura forzata delle banche!

A questo punto era inevitabile che le proteste si facessero sentire, e le manifestazioni sono state alquanto dure al punto che alcuni hanno cercato di entrare nelle banche per riprendersi i propri soldi, addirittura utilizzando i buldozer (nel video sotto alcune scene del dramma cipriota con interviste in inglese)

Marilena Evangelou, caporedattrice di Politis, uno dei principali quotidiani ciprioti, ha affermato: “Questa è una rapina: perché non è successo a tutti gli altri, ma solo a noi? Se questa è l’Europa, io non mi sento più Europea”.

Intanto, la Russia ha espresso “viva preoccupazione” per l’evolversi della situazione a Cipro. Del resto, dei 68 miliardi di Euro depositati presso le banche cipriote, non meno di 19 miliardi pare che i siano soldi russi. E c’è chi ha avvertito che dietro questa vicenda ci sarebbe anche la preoccupazione della mafia russa che a Cipro ha sempre nascosto parti rilevanti dei propri introiti.

La verità – e per questo la stampa è stata dolcemente invitata a parlare della vicenda il meno possibile – è che in Europa stiamo assistendo al primo bank run. Molta gente, alle prime avvisaglie di ciò che stava avvenendo, è corsa agli sportelli per prelevare tutti i propri risparmi, ma la Banca nazionale di Cipro, su richiesta della Bce, ha congelato i conti correnti dei depositanti, ciprioti ed esteri, degli istituti di credito dell’isola. E già Morgan Stanley ha fatto sapere che ci sono rischi che il bail out di Cipro possa avere gravi conseguenze per tutta l’Eurozona, avendo, di fatto, violato, come pare stia ormai diventando prassi usuale per i governanti Europei e per quelli dei singoli Stati, la libera circolazione dei capitali, protetta dagli articoli 56 e 60 del Trattato che istituisce la Comunità Europea.

“Potenzialmente questa decisione può avere conseguenze sistemiche”, spiega Morgan Stanley. Il rischio è che, piano piano, come sta già avvenendo per diversi aspetti in Italia e come è già avvenuto in Grecia, si stanno abbattendo, uno dopo l’altro, i capisaldi dell’integrazione comunitaria e, così facendo, si rischia di rompere il rapporto di fiducia fra cittadino e istituzione. Della stessa idea è anche Goldman Sachs, che pure aveva già messo in guardia l’Eurozona su un possibile bank run in Cipro.

Ed è facile credere che non sarà l’ultimo…

Cipro, prendi i soldi e scappa

 

 

 

 

 

 

 

C.Alessandro Mauceri

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