Gent.ma Ministro Gelmini,
ho 25 anni, sono laureata in Scienze della Comunicazione e mi sto specializzando in pubblicità.
Molte volte mi sono sentita dire, un po’ per scherzo e un po’ sul serio, che il mio era un corso di laurea “facile” e che un mio trenta in Sociologia o non valeva neanche la metà di un 25 preso da uno studente di giurisprudenza in diritto penale o di un 18 in Anatomia.
Ho risposto sempre con il sorriso sulle labbra a chi dubitava dell’utilità dei miei studi: ho risposto lavorando di giorno e studiando di notte, ho risposto trovando sempre degli ottimi lavori, senza raccomandazione e nei quali ho messo a frutto i miei studi.
Dall’aria che tira, mi pare di capire che su un’eventuale Arca di Noè, non ci sarebbe spazio per noi poveri professonisti della comunicazione. Non per me, né per i creativi, né per gli stagisti che a centinaia lavorano nelle aziende dell’impero mediatico del Presidente del Consiglio. Noi non serviamo, le nostre lauree non servono.
Sono inutili anche tutti quei comunicatori, esperti di immagine creativi e chi più ne ha più ne metta che in questi anni non solo hanno permesso l’aumento esponenziale del fatturato delle aziende del Presidente del Consiglio, ma che lo hanno anche supportato nella sua discesa in campo e che studiano le sue mosse e quelle del suo partito.
Le sue parole a Ballarò, poche e passate forse in sordina ai più, “abolire le lauree inutili in Scienze della Comunicazione” sono state come un colpo di pistola. Se lo dice il ministro, mi sono detta, sarà vero. Io mi fido delle istituzioni, sa?
E allora come mai permettete il proliferare di università private che chiedono 30.000 euro per un master in comunicazione? O è truffa o è circonvenzione d’incapace. In entrambi i casi, un reato.
Ho frequentato l’università pubblica, il mio corso di laurea è stato autorizzato dal ministero da lei presieduto. Quindi io sono stata truffata dallo Stato. E pretendo un risarcimento.
Ho fatto un breve calcolo: 5 anni di tasse, di affitto – sono una fuorisede – di libri, di abbonamento ai trasporti, bollette e spese varie fanno circa 10.000 euro. Se a questo ci aggiungiamo il danno biologico – studiando la notte e lavorando di giorno, il mio fisico ne ha risentito – e i danni morali e materiali arriviamo a 20 mila euro. Che ho intenzione di chiedere all’Università di Palermo e al Ministero dell’Istruzione. Io in cambio chiedo l’annullamento della mia laurea e mi impegno a reinvestire i soldi del risarcimento in una bella laurea in giurisprudenza. E in un biglietto A/R per Reggio Calabria. Sa com’è… per l’abilitazione.
Sono certa che, nell’eventuale causa, Lei mi fornirà tutto il supporto e l’appoggio possibili.
Cordialmente,
Simona Melani
Questa lettera è stata pubblicata il 14-11-2011 sul sito “L’Universitarea” con il titolo “Lettera aperta di una laureata inutile al Ministro Gelmini”
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