Questo articolo viene pubblicato, contemporaneamente, su America Oggi
La notizia – la bella notizia – è che a Termini Imerese, nonostante la chiusura dello stabilimento Fiat e la perdita di 2 mila e 200 posti di lavoro, non sembrano avere bisogno di due grossi investimenti da parte di due gruppi imprenditoriali americani. Già, due. In effetti – leggendo larticolo portante del nostro quotidiano di due giorni fa (noi ci auguriamo che anche i lettori americani seguano sulla rete il quotidiano on line che lautore di questo articolo ha fondato in Sicilia insieme ad alcuin suoi amici e colleghi) – i nostri lettori hanno saputo che un gruppo statunitense (Millennium energy group) vorrebbe investire 100 milioni di euro nellarea industriale di Termini Imerese per dare lavoro a 700 persone. Sempre due giorni fa, quando il nostro primo articolo era già in rete, abbiamo scoperto che cè un secondo gruppo americano che vorrebbe investire, sempre dalle parti di Termini Imerese. La notizia, come già accennato, è che nellarea idustriale di questo grosso centro alle porte di Palermo, almeno fino a questo momento, non cè posto né per il primo, né per il secondo gruppo industriale statunitense.
La notizia, lo ripetiamo, non può che essere una bella notizia. Significa che a Termini Imerese, dopo laccordo siglato tra Stato, Regione siciliana e Dr Motors, i posti di lavoro saranno – e noi ce lo auguriamo di cuore – molto di più di 2 mila e duecento. O forse significa che in questo paese, che ha più una vocazione turistico-culturale che industriale (e Termini Imerese cè un parco archeologico importantissimo: quello di Imera), hanno finalmente optato per il turismo. Vedremo.
Cerchiamo al telefono i sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato. Riusciamo a beccarlo dopo un numero imprecisato di tentativi. Gli chiediamo lumi sul perché, nellarea industriale di Termini Imerese – che è piuttosto ampia – sembra impossibile reperire i terreni per nuove iniziative industriali. Cè carenza di aree disponibili per nuove iniziaitve imprenditoriali, ci spiega. Tantè vero – dice sempre il sindaco Burrafato – che, nellaccordo di programma siglato con lo Stato e la Regione siciliana per il rilancio dellautomobile a Termini Imerese (a Termini arriverà unazienda che ha radici in Molise, Dr Motors, sulla quale il quotidiano di Confindustria, Il Sole 24 Ore, ne ha dette di cotte e di crude ndr) sono stati previsti cinque milioni di euro per reperire nuove aree.
E, in sintesi, la stessa cosa che ci racconta la commissaria per il Consorzio per larea di sviluppo industriale di Palermo, Angela Antinoro: Le aree libere sono pochissime. E, in ogni caso, sono di proprietà dei privati. E noi del Consorzio non possiamo fare intermediazione immobiliare…. (Per la cronaca, una recentissima legge regionale ha soppresso gli 11 Consorzi Asi della Sicilia, che verranno sostituiti dallIstituto per le attività produttive).
Insomma, a Termini Imerese non cè posto per gli americani. Ai due gruppi non resterà che cercarsi un altro luogo dove fare impresa. Ammesso che, dopo questa esperienza, non certo esaltante, abbiano ancora voglia di investire in Sicilia.
E dire che gli esponenti dellattuale governo regionale non perdono occasione per invitare le imprese estere ad investire nella nostra Isola. Poi, però, quando qualche gruppo internazionale si presenta, ecco che sorgono i problemi. E dire che lassessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi, in quanto uomo di Confindustria Sicilia, dovrebbe guardare con favore agli investitori stranieri. Venturi non disdegna certo di andare sui giornali. Eppure, anche se il suo assessorato ha ospitato più volte i rappresentanti di questi gruppi americani, lassessore non ha comunicato nulla alla stampa. Strano, no?
La stessa recente legge approvata dal parlamento siciliano in materia di semplificazione amministrativa (come i nostri lettori americani sanno, la Sicilia è una Regione a Statuto autonomo con un proprio parlamento) è stata presentata come un provvedimento importante per liberare le imprese da lacci e lacciuoli. Che la legge sia stata una presa in giro è normale, perché in Sicilia, quasi tutte le leggi per rendere più snella la pubblica amministrazone vengono affossate. Snellire la burocrazia, in Sicilia, significherebbe togliere ai burocrati la possibilità di bagnare il pane nelle pratiche amministrative, soprattutto se si tratta di autorizzazioni lucrose: e questo nella capitale della mafia non è pensabile, al di là di tutte le chiacchiere sull’antimafia. Ma che non ci sia posto per investitori stranieri a Termini Imerese, soprattutto dopo la recente chisura dello stabilimento Fiat, beh, questo sembrava impensabile. E invece le cose, almeno fino a questo momento, stanno così.
Per la cronaca, il primo gruppo – il già citato Millennuim energy group – vorrebbe iniziare a produrre particolari batteria – delle quali lazienda americana possiede il brevetto – per immagazzinare energia eolica ed energia prodotta con i pannelli solari. In Sicilia, da qualche anno a questa parte, non si rilasciano più permessi per realizzare nuove pale eoliche. Ma ne sono rimaste in attività tante, spesso non allacciate alla rete. Le batterie per immagazzinare lenergia prodotta potrebbero essere una soluzione. Idem anche per lenergia fotovoltaica.
Il secondo gruppo industriale americano – del quale, in verità, si conosce ancora poco – opererebbe nellambito del trattamento dei rifiuti, puntando sulla cosiddetta Ossigenatura senza emissioni atmosferiche. Mentre nel primo gruppo si conoscono, anche se a spizzichi e bocconi, quanto meno gli elementi del piano industriale, del secondo gruppo, come già accennato, si conosce poco. Si sa soltanto che linvestimento dovrebbe essere simile a quello del primo gruppo.
Che dire, alla fine? Che, se i due gruppi americani non si saranno stancati di cercare un lembo di Sicilia dove poter lavorare, potranno cercare da qualche altra parte. Sulle basse Madonie, ad esempio. Si dice che, dalle parti di Collesano ci sia posto. Ma sono solo voci ancora tutte da confermare.
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