Sono giorni importanti per l’interporto di Catania. Da un lato il completamento dei lavori del Polo logistico, previsti entro l’estate, su cui sta lavorando la Tecnis, società degli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco (che proprio nei giorni scorsi ha ricevuto i controlli della Prefettura). Dall’altro il finanziamento da parte della Regione degli interventi per il prossimo triennio, durante il quale partirà il terzo step, la realizzazione del Polo intermodale. Lo scorso due luglio nella sede della Società interporti siciliani (Sis) – nata proprio con lo scopo di costruire l’infrastruttura catanese e quella gemella a Termini Imerese – sono stati aperti i plichi con le offerte per la partecipazione alla gara per la costruzione e la gestione del Polo Intermodale e per la gestione del quasi completato Polo Logistico. Un appalto dal valore di 34 milioni di euro. L’unico soggetto ad aver presentato un’offerta è proprio la Tecnis. Adesso i commissari della Società interporti siciliani, soggetto appaltante, verificheranno che l’offerta abbia tutti i requisiti previsti. Questa fase dovrebbe concludersi entro settembre. Se tutto sarà in regola, l’impresa catanese diventerà per 25 anni concessionaria di una struttura immensa ad un canone annuo di 400mila euro.
Nel frattempo però i vertici della Sis battono cassa alla Regione, principale socio della partecipata di cui fanno parte anche in percentuale minore i Comuni di Catania e Termini Imerese, le ex province di Palermo e Catania, le Camere di commercio di Catania, Palermo e Siracusa, i consorzi Asi di Catania, Palermo e del Calatino, l’autorità portuale di Palermo e l’azienda di trasporti Ast. Nella relazione sullo stato di salute della società, si legge che, «per il mantenimento dellequilibrio economico-finanziario necessario al completamento delle opere, servono almeno dieci milioni di euro nel triennio 2014-2017». Una somma che sarebbe dovuta essere inserita nella finanziaria regionale attualmente in discussione all’Ars. «Una follia – afferma Giorgio Ciaccio, deputato del Movimento cinque stelle – in una situazione economico sociale allarmante». L’opposizione dei grillini a Palermo si basa su un dato. «L’unico piazzale attualmente in funzione dell’interporto, realizzato nel 2009 e definito area di sosta, è costato sei milioni e 800mila euro, ma rende alla Regione appena 35mila euro all’anno. Con questi numeri – denuncia Ciaccio – la spesa verrà ammortizzata in 167 anni. Un privato non lo avrebbe mai fatto».
Nel 2010 l’area di sosta è stata data in gestione al consorzio di autotrasportatori Aias Service, lo stesso protagonista negli ultimi anni delle proteste di strada insieme al Movimento dei forconi. Il contratto prevede la concessione per 15 anni ad un canone annuo che è partito da 33mila euro ed è arrivato oggi a circa 48mila, a seguito degli adeguamenti agli indici Istat. Una cifra troppo bassa secondo il Movimento cinque stelle. Eppure Giuseppe Richichi, presidente dell’Aias, non è affatto contento. «Gli stalli sono pochi, appena 77 a fronte di richieste che superano le 400 unità, paghiamo 7-8mila euro al mese di elettricità e dobbiamo portare l’acqua potabile con le autocisterne, circa 60mila litri a settimana». Tutti motivi per cui, secondo i calcoli di Richichi, «ogni anno ci rimettiamo 500mila euro per la gestione della struttura».
Il problema dell’esiguo numero di stalli sarà in parte risolto con l’apertura del secondo step, il Polo logistico. Il consorzio di autotrasportatori sarebbe stato pronto a gestire anche il nuovo spazio, ma il bando per l’assegnazione li ha tagliati fuori. La Società interporti ha infatti bandito insieme la gestione del Polo logistico e la costruzione e gestione del nuovo Polo Intermodale. L’unica offerta prevenuta, come detto, è stata quella della Tecnis.
Tornando ai finanziamenti chiesti dalla Sis alla Regione, i dieci milioni iniziali sono scesi a 7,5 milioni. Una richiesta contenuta in uno dei 700 emendamenti della finanziaria ter, proposto da Toti Lombardo, figlio dell’ex governatore regionale condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, di cui l’Ars discuterà nei prossimi giorni. Si tratterebbe di un contributo annuale da 2,5 milioni di euro. «Quello che serve nell’immediato per pagare i debiti fuori bilancio della società, nati in questi anni per pagare il presidente e il Cda, non certo per i lavori», afferma Ciaccio. Questa ricapitalizzazione porterebbe la Regione a controllare indirettamente il 92 per cento delle quote. «A quel punto la Società interporti non ha più senso – denuncia Ciaccio – meglio far gestire la realizzazione delle infrastrutture direttamente agli assessorati, senza spendere ulteriori soldi per posti di sottogoverno».
La stessa Sis, nell’ultima relazione descrittiva delle sue attività, si difende sottolineando come «la perdita economica è originata dai costi necessari per il funzionamento di un adeguato assetto organizzativo interno» e anticipando che «sino al completamento delle opere, si produrrà fisiologicamente ed irrimediabilmente un gap negativo tra costi e ricavi che, sotto laspetto finanziario dovrà essere colmato con lapporto di mezzi propri dai Soci». «Il risultato economico – continua – sarà positivo dal momento in cui entreranno in funzione le opere in corso di realizzazione, con il conseguimento dei ricavi derivanti dal canone di concessione in gestione delle opere». Quindi la Società conclude descrivendo uno scenario nero nel caso in cui i dieci milioni chiesti alla Regione (poi scesi a 7,5) non venissero stanziati. A quel punto – si legge – non solo le opere non verrebbero più completate, ma si correrebbe anche il rischio della perdita dei finanziamenti già deliberati dal Cipe pari a 184 milioni di euro, se non la restituzione di quelli già erogati, con conseguente danno per la Regione, pari a 26 milioni e 500mila euro».
[Foto di Società interporti siciliani]
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