L’anno 572 dalla fondazione dell’ateneo catanese è iniziato ufficialmente ieri col consueto corteo storico, che ha visto il Mazziere fare da capofila, seguito dal Magnifico e dal Senato accademico. Una versione ridotta dell’Inno di Mameli eseguito dal coro dell’ERSU (diretto dalla professoressa Antonina Castelluzzo) la “sigla d’apertura” della cerimonia. Cerimonia alla quale hanno preso parte anche diversi rappresentanti di università italiane ed estere, tra i quali la delegata dell’Università di Bercelona Virtudes Moreno Martinez, il delegato dell’Università di Marsiglia Ahmed Charai, i rettori Corrado Petrocelli, Silvano Focardi e Giuseppe Silvestri (rispettivamente dell’Università di Bari, Siena e Palermo), il prorettore dell’Università di Messina Angelo Sindoni, la delegata Università Kore di Enna Valeria Schimmenti e il delegato dell’Università ‘Federico II’ di Napoli Domenico Acierno. Tra gli intervenuti anche l’ambasciatore del Burundi Leopold Ndayisaba.
È Antonino Recca a prendere la parola per primo, accennando al ruolo primario ricoperto dalle Università pubbliche nel panorama dell’istruzione, oltre che all’importanza del dialogo multietnico che proprio l’Università di Catania dovrebbe promuovere, così come tutte le istituzioni siciliane, vista la posizione della nostra isola rispetto al Mediterraneo. Il Rettore fa riferimento al “capitale umano” come alla risorsa fondamentale sulla quale investire: “Non basta l’impegno,” afferma “Ma è necessario procedere ad un’ottimizzazione nella distribuzione delle risorse, umane ed economiche”. Per citare qualche cifra, inoltre, il Rettore ci informa con rammarico che secondo le statistiche uno studente su cinque, nel nostro ateneo, non prosegue gli studi dopo il primo anno; che il 40% degli iscritti è attualmente “in ritardo” (fuori corso o ripetente) sulla tabella di marcia del suo percorso accademico; che il 64% degli studenti conclude gli studi in condizione di fuori corso. Tutte cifre, secondo il Rettore, che dovrebbero farci riflettere. Così come attenzione merita la condizione di quegli studenti che popolano le sedi decentrate dell’Ateneo, e che costituiscono il 15% degli iscritti: il decentramento non sempre si è rivelato un autentico slancio positivo, anzi, spesso ha dovuto far fronte a diverse problematiche, quali la mobilità dei docenti (a detta del Rettore, in molti casi veri e propri “clerici vagantes”) e il mancato rispetto delle convenzioni da parte dei consorzi universitari. Preoccupante è inoltre il ritardo dell’Italia rispetto agli standard europei, secondo i quali la ricerca dovrebbe arrivare a coprire il 3% del PIL, mentre nel Bel paese ci fermiamo ad appena l’1%. “Vanno soppressi” è opinione del Rettore “quei corsi di laurea che hanno riscosso scarso successo ed attirato pochi iscritti, perchè a queste condizioni costituiscono solo uno spreco di risorse per l’Università”.
Un pensiero affettuoso, poi, Recca lo rivolge a Gaspare Rodolico, per tanti anni Rettore e grande motore di crescita per l’Università di Catania. Passando, quindi, immediatamente ad esporre alcuni degli obiettivi in via di compimento: la collaborazione tra La Sicilia e il Bollettino d’Ateneo (adesso disponibile anche online – http://www.bda.unict.it ), il potenziamento dei servizi tipografici universitari, l’internazionalizzazione dell’Ateneo (sono 271 gli studenti stranieri iscritti a Catania per quest’anno accademico, ma molto oltre si può andare, sostiene il Rettore, attivando corsi e master che possano attirare gli studenti europei, specie quelli dell’area mediterranea). Il discorso introduttivo del Rettore si chiude con un’esortazione rivolta alle istituzioni nazionali e regionali, ai sindacati, alle associazioni dei lavoratori e degli imprenditori, in definitiva a tutti coloro i quali hanno a cuore il futuro dell’università italiana, affinché tutti si facciano carico del reperimento delle risorse per il sostentamento dell’istruzione universitaria siciliana.
A intervenire, dopo il Rettore, è il direttore amministrativo Federico Portoghese, che propone la sua relazione sul recente cambio d’Amministrazione, seguito dal rappresentante degli studenti Sergio Serafini, il quale pone enfasi sulle innumerevoli difficoltà nate con l’avvio delle ultime riforme universitarie. Difficoltà per cui purtroppo esiste una diffidenza di fondo, da parte di imprenditori ed enti pubblici, verso chi porta a compimento i corsi triennali, dei corsi che, evidentemente, non sempre sono capaci di specializzare professionalmente il laureato. Va garantita, secondo Serafini, la crescita culturale degli studenti. Ed è vero che la Sicilia è da sempre una terra “impervia”, ma è anche fuor di dubbio la sua capacità di generare importanti fenomeni culturali, nonché personaggi di grande spessore intellettuale. È infine importante che gli studenti delle sedi decentrate non vengano considerati degli studenti di serie B, perciò le scelte dell’Amministrazione vanno fatte tenendo conto delle reali esigenze degli studenti.
Il preside della facoltà di Architettura Ugo Cantone conclude la serie degli interventi con la sua prolusione su “Premesse metodologiche per una nuova spazialità architettonica”, mentre è il coro dell’ERSU a chiudere la cerimonia intonando il “Gaudeamus igitur”, l’inno internazionale degli studenti universitari, che precede l’uscita solenne del corteo storico.
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