Come si insegna ai nativi digitali? A chi ha dimenticato come si scrive con una penna ed ha assorbito il linguaggio della tastiera? Se alcuni contenuti della scuola rimangono validi in ogni tempo, è il modo di trasmetterli che cambia e si adegua alla digitalizzazione. Di nuove tecniche di insegnamento si parla al primo Meeting nazionale dei docenti virtuali che si svolgerà a Nicolosi, all’hotel Biancaneve, il 25 e 26 luglio. Aperto agli insegnanti di ogni ordine e grado, ma anche agli editori che si sono cimentati con l’hi-tech. Un incontro che vanta il patrocinio del Ministero dell’università e della ricerca, dell’Università di Genova e dell’Associazione italiana calcolo automatico, e che è nato dal confronto di due gruppi internazionale di docenti su Facebook: Docenti Virtuali e Insegnanti 2.0, piattaforme di confronto sulle nuove tecnologie applicate alla didattica, con più di 3mila membri ciascuno.
«Chi pensa che la digitalizzazione della scuola significhi semplicemente avere il registro elettronico, si sbaglia di grosso», spiega Giuseppe Corsaro, 50 anni e insegnante alla scuola media Leonardo da Vinci di Catania, tra gli organizzatori del meeting. «Digitalizzazione significa cambiare mentalità e metodologia, integrare le nuove tecnologie, la rete, i blog, le app, i tablet e gli smartphone nell’azione didattica», aggiunge Corsaro. Le parole d’ordine sono: rivalutare la scuola come agenzia educativa. Sono tanti i professori sparsi per l’Italia che avvertono questa esigenza e Fb ha ha dato loro la possibilità di confrontarsi, di tenersi aggiornati vicendevolmente. «E’ la prima volta che ci incontriamo di presenza – spiega Pietra Ferrara, una delle organizzatrici – il corso è gratuito e aperto a tutti, non solo ai membri dei due gruppi. Chi vorrà presentarsi la mattina stessa sarà il benvenuto».
Ferrara insegna a Napoli, in una scuola di frontiera di Ponticelli, dove è alto il livello di dispersione scolastica. «I miei alunni vengono spesso in classe senza libri, né quaderni, ma da quando ci siamo dotati di tablet, le cose stanno migliorando, si sentono più coinvolti. Per loro il foglio di carta è una cosa che finisce buttata, senza valore, il lavoro digitale invece resta». Sfruttando i finanziamenti europei, il 70° circolo didattico di Ponticelli, dove lavora Ferrara, ha potuto trasformare quattro classi in Classi 2.0: aule cablate, dotate di una lavagna interattiva multimediale e in cui ogni studente ha a disposizione un tablet. Sicilia, Campania, Calabria e Puglia, le quattro regioni obiettivo convergenza dell’Ue, hanno la possibilità di attingere ai fondi sociali comunitari del nuovo programma 2014-2020. «Fino ad ora – spiega Corsaro – le scuole siciliane hanno promosso progetti in ordine sparso, ma poche hanno mostrato un’attenzione per questi temi. Servirebbe un’azione direttiva a livello regionale, che ponga obiettivi e metta rigidi paletti. L’Emilia Romagna, il Trentino e la Lombardia da questo punto di vista sono molto avanti, perché hanno investito anche proprie risorse».
Nei due giorni del meeting gli insegnanti seguiranno seminari su specifiche certificazioni pedagogiche legate alle nuove tecnologie a fini didattici e all’uso della lavagna interattiva multimediale, rilasciate dall’Università di Genova, uno degli atenei italiani più all’avanguardia su questi temi, e dall’Aica, la stessa associazione che cura anche la patente informatica europea. Spazio anche all’ultima idea della Samsung, l’applicazione Smart School, che permette a genitori, studenti e insegnanti di condividere informazioni e contenuti. E’ possibile leggere il programma completo della due giorni sul sito Insegnantiduepuntozero.
[Foto di Sylvain Latouche]
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