Ieri, cioè sabato 22 febbraio, il Consiglio di Stato per la seconda volta, accogliendo il ricorso del mio avvocato Beatrice Miceli, ha ordinato che mi venisse ripristinata la scorta che il Ministero dell’Interno retto dall’allora Ministro Minniti del PD di Renzi e Napolitano e subito dopo dal Ministro Salvini mi avevano tolto. Per la seconda volta la magistratura mi restituisce ciò che la politica di sinistra prima e di destra poi mi ha tolto, e cioè il riconoscimento del lavoro che ho svolto e svolgo, da più di 30 anni ormai, contro poteri criminali di ogni tipo, mafiosi e di Stato, e dei rischi che ho corso e corro tuttora.
Ed è indicativo che il Consiglio di Stato per la seconda volta lo abbia riconosciuto con questa ordinanza emessa lo stesso giorno in cui davanti alla Corte d’Assise di Reggio Calabria come avvocato di parte civile dei carabinieri Fava e Garofalo, uccisi dalla mafia, ho interrogato il capomafia e pluriergastolano Giuseppe Graviano già condannato – fra l’altro – per l’omicidio di padre Puglisi e per le stragi di Palermo, Roma, Firenze e Milano. Ebbene, dopo aver subìto nel primo anno senza scorta un’intrusione nella mia abitazione romana e anche un incendio doloso, questa odierna decisione del Consiglio di Stato con cui ha ordinato l’immediato ripristino della scorta, io e la mia famiglia ci chiediamo cosa farà questa volta la politica?
Cosa farà il Ministero dell’Interno di questo “nuovo” governo attraverso la sua commissione dell’UCIS che già per ben due volte mi ha tolto ogni protezione? La politica in Italia pare debba sempre avere l’ultima voce in capitolo e intanto la prima ordinanza del Consiglio di Stato è stata “totalmente” ignorata. Quella stessa politica italiana di uomini superscortati senza aver mai avuto un conflitto con un capo mafia neanche a distanza e tanto meno mai ricevute serie minacce di morte.
Chissà se questa volta la politica di turno riconoscerà la scorta a chi viene da quel mondo difficile dello scontro vero con la vera mafia e che tuttora affronta i veri pericoli ma che, a differenza dei tanti politici superscortati, non deve fare la spola fra le passerelle televisive e i palazzi del potere. Ed oggi – si badi bene – si tratta solo di eseguire un’ordinanza del Consiglio di Stato, il più alto organo della giustizia amministrativa.
(Antonio Ingroia)
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