LA PROPOSTA/ SE LE RISORSE FINANZIARIE DELLA REGIONE E DI BRUXELLES POSSONO ANDARE A CHI EDITA I GIORNALI, NON SI CAPISCE PERCHE’ NON DEBBANO SOSTENERE ANCHE CHI SCRIVE
I due provvedimenti varati dalla politica siciliana in favore degli editori dei giornali cartacei siciliani – Giornale di Sicilia, La Sicilia di Catania, La Gazzetta del Sud, la Repubblica e Il Quotidiano di Sicilia – stanno suscitando un vespaio di polemiche.
Scriviamo i provvedimenti e non il provvedimento, perché le iniziative sono due: il regalo di Natale da un milione e 300 mila euro circa che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha ‘infiocchettato’ in questi
giorni per i cinque editori dei cinque quotidiani e la legge approvata dall’Ars che è stata avviata alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Regione – e quindi in via di promulgazione – senza le parti impugnate: cosa che consentirà il finanziamento della medesima legge con copiosi fondi europei non appena saranno disponibili i circa 10 miliardi di euro della Programmazione 2014-2020 destinati alla Sicilia.
Visto che, di fatto, la Regione si accinge a riversare nelle ‘casse’ di queste cinque gloriose testate un a barca di soldi pubblici – denaro dei contribuenti siciliani, perché i fondi europei non sono altro che una minima quota parte dei soldi che l’Italia eroga all’Unione europea con il finanziamento ordinario annuale e con il Fiscal Compact (Fiscal Compact al quale la Regione siciliana contribuisce con circa un miliardo di euro all’anno: soldi che Roma si tiene dall’Irpef dei siciliani per poi ‘girarla’ a Bruxelles) – ci sembra molto normale che i siciliani ne abbiano un tornaconto.
Come? Semplice: invece di erogare contributi a ‘babbo morto’, la Regione siciliana diventi azionista di questi cinque giornali cartacei. Del resto, qualche anno dopo aver sbaraccato Ems, Espi e Azasi, la Regione ha costituito una quarantina di società private più gli Ato idrici e gli Ato rifiuti.
Bene, si istituisca anche un Ato informazione. Un Ambito territoriale ottimale per l’informazione, mettendo dentro tutti i soggetti che operano nel mondo dell’informazione siciliana che, a vario titolo, prendono soldi dalla Regione: eventualmente, anche quelle Agenzie di stampa titolari di interventi economici da parte della Regione. Idem per quelle strutture giornalistiche che forniscono altri servizi alla stessa Regione (per esempio, le rassegne stampa).
Una volta costituito questo Ambito territoriale dell’informazione sapremo, in primo luogo, quanto costa all’amministrazione regionale l’informazione in Sicilia: dato che oggi non conosciamo.
A questo punto, la Regione, visto che ci mette i soldi, diventando editore in quota parte (per la parte, cioè, del valore dei soldi che appronta, raffrontata al capitale sociale di ogni società editoriale), avrebbe una legittima, propria voce in capitolo nell’interesse della collettività.
Tradotto: un editore, fino a quando ci mette i soldi propri, è libero. Ma se prende il denaro pubblico, beh, è giusto che divida il potere decisionale con i rappresentanti dei cittadini (che alla fine sono quelli che tirano fuori i soldi).
Questo consentirebbe – sempre per la parte del capitale sociale di ogni società editoriale che diventerebbe di proprietà della Regione – di gestire questa parte di editoria ‘regionalizzate’ nell’interesse dei giornalisti e non degli editori.
Facciamo un esempio. Una parte di questi fondi destinati dalla Regione all’editoria potrebbe essere impiegata, da ogni editore, per far lavorare, ad esempio, per tre-quattro mesi all’anno i giornalisti siciliani disoccupati.
Si tratterebbe, in altro parole, di mettere a disposizione dei giornalisti un quota di questi fondi regionali che, altrimenti, finirebbero, al netto dei costi, nelle tasche dei soliti editori.
Non ci vengano a dire che non si può fare. Perché la legge regionale sull’editoria, in via di promulgazione, è stata approvata per consentire agli editori di accedere ai fondi strutturali della Ue.
Ora, se i fondi strutturali – che per definizione dovrebbero servire alla realizzazione delle infrastrutture – possono finire nelle tasche degli editori, beh, possono essere utilizzati anche per sostenere i tanti giornalisti disoccupati che ci sono in Sicilia.
I fondi europei destinati alla Sicilia che verranno utilizzati per cinque giornali cartacei dell’Isola non possono servire solo per ripianare i debiti degli editori. Non sarebbe una cosa seria.
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