«Mi occupo di infanzia a Catania da 25 anni, come operatore culturale. Ho sempre pensato che il futuro è lavorare sui bambini e per i bambini. Questo significa anche aiutare gli adulti e liberare le famiglie da certi vincoli». Così come far crescere la città e i suoi cittadini, in un sistema pubblico e partecipato. Sono queste le parole chiave con cui Francesco Fazio spiega il progetto Marcovaldo, un «comitato cittadino, politico e apartitico, per i diritti dellinfanzia e una città sostenibile a misura di bambino». Che passa da un nuovo approccio al territorio e ai suoi spazi sintetizzato in pochi e chiari punti che formano il documento a cui il comitato lavora da mesi e che verrà presentato domani al Palazzo della cultura di via Vittorio Emanuele.
«A luglio ho iniziato a stilare un documento aperto – racconta Fazio – Da quel momento, la proposta si è arricchita con le idee arrivate da una trentina di soggetti che ruotano intorno al progetto, ma che speriamo possano crescere ancora». Insegnanti, educatori, psicologi, pedagogisti ma anche avvocati, architetti, grafici, medici. Insieme con l’obiettivo di rendere Catania una città educativa e cioè «in grado di offrire generosamente tutte le sue potenzialità, metterle a disposizione dei suoi abitanti e insegnare loro ad utilizzarle». «Durante la campagna elettorale, il sindaco Enzo Bianco ha parlato molto di città, così abbiamo pensato di confrontarci con lui per passare dalle parole ai fatti – continua Fazio – Perché è dal basso che le cose iniziano a cambiare, lavorando sulle energie della città».
Musei dei bambini, centri di studio sull’infanzia, poli culturali. A costo zero, in spazi comunali oggi in disuso, coinvolgendo scuole, società civile e professionisti. Questa, in sintesi, l’idea del comitato, che non chiede nessun bene in gestione né finanziamenti pubblici. «Il nostro obiettivo è proprio il contrario – spiega Fazio – Noi vogliamo una co-gestione del Comune e dei cittadini, senza alcuna forma di privatizzazione, fosse anche di un’associazione. Quella che proponiamo è una struttura orizzontale che punta alla gestione partecipata del bene, che deve restare pubblico e non puntare al profitto ma al mantenimento». Un ragionamento che trova il suo naturale punto di partenza nella scuola, così come nella necessità di adeguate biblioteche e ludoteche pubbliche. Una proposta che arriva proprio nei giorni di maggiore incertezza per questi settori cittadini, con le polemiche che si susseguono sulla chiusura – momentanea, promette il Comune – e le nuove tariffe degli asili nido comunali.
Ma non solo. Tante cose potrebbero essere fatte con poche sforzo per rendere Catania a misura di bambino. Almeno secondo il comitato Marcovaldo che ha già pronta una lista. Costruire La casa giardino alla villa Bellini, sulla collinetta dell’ex palazzina cinese, dedicata a mostre, laboratori e spettacoli. «E non perché ogni tanto si faccia un concerto, ma perché nasca un luogo utilizzabile dalle scuole e dalle associazioni per promuovere le proprie attività», sottolinea Fazio. Uno spirito di partecipazione che sta alla base anche delle altre proposte: il Mumba – Museo dei Bambini del Mediterraneo -, un centro studi su sistemi e proposte pedagogiche da aprire a villa Nitta, a Librino; oppure la Casa della arti, del gioco e dei bi-sogni da creare per trasformare il sottoutilizzato centro comunale Alberto Sordi, a San Cristoforo, in un circolo culturale per bambini, soprattutto stranieri. Due zone della città scelte non a caso. «Lavorare in certi quartieri significa puntare al loro rinnovamento – spiega Fazio – Certo, andare a San Cristoforo significa anche rompere le scatole a certi traffici, ma si deve fare. Perché non può bastare la polizia, in certi posti devono andare i cittadini. E il Comune deve fare da garante».
Ma nel progetto Marcovaldo non c’è solo cultura. Uno spazio nel documento lo conquistano anche altri due importanti temi cittadini, per i grandi come per i più piccini: il verde pubblico e i trasporti. «Rivedere la politica dei parchi cittadini che andranno riempiti di contenuti e azioni, oltre che riqualificati», spiegano dal comitato, a cominciare dal parco Gioeni. E ancora «rivedere la politica dei servizi pubblici, degli spazi pedonali, dei luoghi e dei tragitti dedicati ai bambini», comprese le piste ciclabili e la possibilità di istituire apposite navette che permettano ai più piccoli di vivere la città, spostandosi dalla scuola al luogo degli eventi scelti e viceversa. Frammenti di un puzzle che, più in generale, gettino uno sguardo nuovo sull’urbanistica e sulla politica partecipata, a misura di bambino, con appositi tavoli da proporre all’amministrazione etnea.
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