Indipendenza. Perché non ci serve un leader

L’OPINIONE DI…

Giovanni Maduli

Negli ultimi tempi si assiste ad un fiorire di nuovi partiti, movimenti, iniziative e quant’altro che, al di la della esecrabile frammentazione e divisione che comporta, può essere tuttavia riguardato come elemento di risveglio e partecipazione di un sempre maggior numero di cittadini. Ed insieme a questo fenomeno non è raro imbattersi in coloro che in funzione della auspicata nascita di un serio ed autorevole partito o movimento meridionalista e/o sicilianista, invoca la individuazione di un credibile leader.
I due argomenti sollevano problematiche complesse e non indifferenti.
Intanto, per quanto riguarda la nascita dei nuovi partiti e movimenti è da rilevare che oltre a casi di squallido e inutile protagonismo, neanche tanto isolati, nella stragrande maggioranza dei casi tali partiti o movimenti nascono in assenza di un chiaro, ampio, condivisibile e variegato progetto politico; alcuni nascono propugnando genericamente l’indipendenza senza specificare quali proposte politiche ed istituzionali si intenderebbe mettere in atto una volta ottenutala: monarchia, monarchia parlamentare, repubblica?

E in quest’ultimo caso, che tipo di repubblica? Presidenziale, parlamentare, o altro? Ancora, non si fa quasi mai cenno agli indirizzi dai quali l’auspicata indipendenza dovrebbe essere caratterizzata: quali gli indirizzi e le scelte economiche? E quali quelle in ambito scolastico, universitario, sociale, culturale, dei servizi pubblici? Quali quelle in ambito energetico? Quale il ruolo dello futuro Stato in ambito industriale ed agricolo? Quali le proposte per fermare l’ormai in avanzato stato progetto Kalergi, pur nel rispetto delle riconosciute norme internazionali sul soccorso in mare e sul diritto all’asilo politico? Quale il ruolo dei cittadini nel nuovo Stato? Alcuni movimenti addirittura nascono con precisi, specifici e isolati scopi: o quello dell’indipendenza monetaria, o quello dell’individuazione di nuove occasioni lavorative senza però specificare quali, o della semplice riaffermazione della verità storica, etc..

Certo, come dicevo all’inizio, il sommovimento civile che comincia finalmente a profilarsi non può che essere salutato positivamente, ma si tratta ancora di un sommovimento caratterizzato da evidente smarrimento ed incertezza, quando non di colpevole superficialità. Credo quindi necessario, innanzi tutto, cominciare a redigere seri e qualificati progetti politico – istituzionali volti al tracciamento di uno o più percorsi possibili; progetti che dovranno essere discussi e valutati dalla cittadinanza perché solamente la convergenza e la condivisione di un intero popolo o, quanto meno, della sua maggioranza, potrà porsi quale garanzia per la riuscita e l’affermazione delle istanze che si intendono avanzare. Per poter pervenire a questa auspicabile convergenza sarà necessario ed indispensabile proseguire nella già avviata campagna divulgativa e informativa sia sotto il profilo storico, che culturale, che sociale ed economico; campagna che, finalmente, sta già e incontestabilmente dando i suoi frutti.
Relativamente al cosiddetto leader politico, molti pensano che una tale figura, più che necessaria, sia indispensabile. Si ritiene infatti che solo un forte leader, serio, preparato ed affidabile, con spiccate attitudini organizzative e con evidenti capacità comunicative ed aggregative possa essere in grado di raccogliere intorno a se tutte quelle forze che desiderino pervenire all’auspicata indipendenza ed autodeterminazione. Premesso che certamente non mancherebbero personaggi che sarebbero, per cultura, correttezza morale ed onestà intellettuale in grado di assolvere a tale comunque difficile compito, non ritengo condivisibile questa opinione per svariate ragioni.

Innanzi tutto porre tutte le speranze delle istanze meridionaliste in un unico personaggio, ancorchè leale, serio, preparato ed affidabile, come ho già avuto modo di evidenziare in un mio commento ad altro articolo, legherebbe indissolubilmente alla sua “fortuna” o “sfortuna” politica il successo della coalizione da lui rappresentata. Un leader forte e carismatico che divenisse icona del suo stesso partito, come ad esempio Berlusconi o Grillo lo sono per i rispettivi partito e movimento, diverrebbe automaticamente depositario e responsabile del successo o dell’insuccesso delle istanze e delle proposte dell’intero partito o movimento.

Qualora egli, per qualunque motivo, fosse politicamente “messo fuori gioco” – vedremo fra poco cosa intendo con questa affermazione – l’intera azione politica dell’intero partito o movimento verrebbero a crollare mortificando le istanze e le speranze dell’intera base che, per di più, si troverebbe nuovamente orfana ed allo sbando. Qualora invece il temporaneo rappresentante di quella formazione politica fosse solamente il suo portavoce, il suo rappresentante, il suo incaricato – comunque certamente serio, preparato, credibile e leale – una sua eventuale ma probabile e pianificata esclusione dal dibattito politico, avrebbe certamente ripercussioni molto ridotte nei confronti del progetto politico proposto da quella formazione che egli solamente rappresenta.
Ma non sarebbe questo il problema maggiore.

Il vero problema è un altro e parecchio più grave e complesso. Una qualunque seria proposta indipendentista non può non avere fra i suoi scopi principali due punti che ritengo irrinunciabili: l’indipendenza politica e l’indipendenza monetaria. Questo significa che la formazione politica che avrà nella sua programmazione principalmente questi punti si troverà a lottare contro poteri la cui potenza possiamo solo vagamente immaginare. Avrà infatti contro i potentati economici e finanziari non solo nazionali ma soprattutto internazionali; e di conseguenza avrà contro moltissimi politici asserviti al potere finanziario globale e quindi la stragrande maggioranza di giornali, telegiornali e mezzi d’informazione.

Ecco che allora la macchina del vero potere si metterà in moto per screditare e mettere fuori gioco in ogni modo e con ogni mezzo quel “leader”, ovvero anche quel rappresentante o quel portavoce. Quale forza potrà mai avere un leader tradizionale che venisse attaccato su tutti i fronti da quei poteri? Quale reazione potrà mai opporre? Inevitabilmente, prima o poi, sarà costretto a soccombere. Ecco che allora lasciare invece ad un “semplice rappresentante” il compito di portare avanti le istanze di un intero movimento o partito, senza attribuirgli potenzialità ed aspettative particolari che non per sua colpa non sarebbe in grado di garantire, potrebbe forse mettere al riparo il movimento o il partito dagli spietati attacchi denigratori che certamente gli saranno rivolti. Ma c’è di più.

Bisognerà che “dietro” quel personaggio che per primo assumesse “la rappresentanza” del nuovo partito, vi siano decine di altri personaggi altrettanto seri, colti, preparati e leali, pronti a prendere il posto di colui che per primo, inevitabilmente, sarà “messo fuori gioco”. Sarebbe infatti inutile che un “eroe”, consapevole del titanico scontro verso il quale è diretto, intraprendesse un simile percorso senza la certezza che, una volta “escluso” lui, non ci siano subito pronti decine di altri personaggi, altrettanto autorevoli, pronti a sacrificarsi politicamente, e forse non solo politicamente, per portare avanti il progetto proposto. Solamente quando il vero potere comprenderà che “eliminato” un primo rappresentante se ne troverà subito innanzi un secondo, poi un terzo e così via, solo allora, forse, esso comprenderà l’inarrestabilità del processo che si è posto in essere.

Certo, a quel punto inizieranno probabilmente “manovre” volte all’individuazione di eventuali compromessi o, peggio, “offerte di omologazione” all’attuale potere partitocratico. E’ per evitare questa possibilità che, inoltre, quei rappresentanti o portavoce dovranno essere periodicamente sottoposti , da parte della base, a verifiche di credibilità ed eventuale conferma o revoca del suo mandato. Dovranno pertanto individuarsi legali forme di accordi privati che “leghino” il vincolo di mandato del rappresentante o portavoce al giudizio ed al parere insindacabile della base.
Solamente quando la maggioranza del popolo meridionale e quando parecchi autorevoli personaggi saranno chiaramente consapevoli delle difficoltà verso le quali si andrà incontro, solo allora, forse, avremo una possibilità di riuscire.
Mi rendo conto che quanto proposto può a prima vista apparire farraginoso o addirittura irrealizzabile ma, sinceramente, non vedo altre possibilità. Se qualcuno ha altre idee, che ben vengano. Ma, per favore, che siano idee basate su veri progetti politici e su credibili modalità attuative.

Giovanni Maduli

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