Indipendentismo siciliano: largo ai giovani

E’ finita in una bolla di sapone l’inchiesta che ha portato in carcere ventiquattro secessionisti che  erano stati accusati di preparare l’insurrezione del Veneto. Il tribunale della Libertà di Brescia ha spostato la competenza a Padova ed ha provveduto alla scarcerazione di dodici degli arrestati: cinque vanno ai domiciliari, sette (tra cui l’ex deputato Franco Rocchetta) tornano completamente liberi.

Crollato dunque il castello “accusatorio”, si sgretolano al primo vaglio di legittimità le accuse di “associazione con finalità di terrorismo” che era stata mossa a capi e gregari della “Alleanza”, l’organizzazione semiclandestina che doveva portare ad azioni mirate a rendere il Veneto indipendente. L’unico reato rimasto in piedi è la costruzione del “tanko”, il trattore agricolo trasformato in rudimentale carroarmato, realizzato in una cascina in provincia di Padova.

Mentre i dodici arrestati lasciano in queste ore le carceri in cui erano rinchiusi, abbiamo voluto approfondire l’argomento “indipendentismo” con alcuni giovani indipendentisti siciliani.

Walter Riggio, classe 1984, vive a Palermo, a lui abbiamo chiesto quale sia la sua idea di Indipendenza.

“L’indipendentismo è in ogni Siciliano. Nonostante quarant’anni di democrazia cristiana che ha totalmente addormentato ogni voglia di rivalsa in Sicilia, dentro di noi brucia una piccola fiammella di indipendenza ma per ravvivarla c’è bisogno anzitutto di una forte presenza giovanile.”

Cosa potrebbero fare i giovani siciliani in tal senso?

“La gioventù siciliana deve riappropriarsi di grandi esempi storici dimenticati come Canepa, Lo Giudice e Rosano. Gramsci diceva: “Istruitevi, agitatevi, organizzatevi” ed è questa la via maestra da seguire, ovviamente è un compito molto arduo dato che dalle scuole fino alle università la classica presenza “manicheistica” del rosso e nero sono preponderanti.”

Esistono contrapposizioni con le vecchie generazioni di “più o meno sedicenti” indipendentisti?

“Io penso di si e ritengo altresì necessario che le varie “bocciofile” di ottuagenari con deliri di onnipotenza si facciano da parte; sempre grati a loro, ci mancherebbe altro, ma c’è un tempo in cui si lotta e un tempo in cui bisogna farsi da parte e dar spazio a chi ha più energie e nuove idee. Non sarà facile ma con una buona divulgazione culturale e un sano attivismo sul territorio, possiamo risvegliare nella Sicilia e nei Siciliani quella mai doma voglia di INDIPENDENZA. Il primo passo è stata la Marcia per l’Indipendenza del 30 Marzo tutto il resto e da venire, non sarà facile, ovviamente, sarà un cammino lungo e tortuoso.”

Altro giovane indipendentista palermitano Pietro Minardi classe 1991, è uno studente della Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Palermo. Nel tempo libero è impegnato nell’attivismo sociale e culturale. Lotta per l’affermazione della verità storica sulle vicende dell’Unità d’Italia, nonchè per l’attuazione reale dello Statuto Siciliano d’Autonomia del 1946. A lui abbiamo chiesto. Perché indipendentismo?

“Io credo nell’indipendentismo perchè credo sia giusto che i popoli siano sovrani, conoscano la loro storia (quella vera ovviamente) e siano in grado di decidere su queste basi se rimanere o meno in uno Stato in cui sono stati annessi con la forza.”

Cosa serve all’indipendentismo siciliano?

“L’indipendentismo siciliano credo abbia bisogno di un rinnovamento, di lasciare spazio ai giovani che meglio conoscono e più sono vicini alla realtà siciliana. Ovviamente non è mancanza di gratitudine nei confronti di chi ha lottato per 30-40 anni, ma è semplicemente il portare alla luce un dato di fatto, che negli attuali movimenti indipendentisti ci sono pochi giovani a cui viene lasciato spazio e attività decisionale. I giovani di oggi sono lontani dal vecchio concetto di politica, ovvero quella distaccata dal cittadino e che pensa al proprio circolo oligarchico”.

Cosa potrebbe fare il movimento indipendentista?

“Se il movimento indipendentista sarà in grado di trasmettere i valori e la cultura necessari come basi alla costruzione di una nuova identità di popolo, allora potremmo vedere una Sicilia diversa, conscia della sua storia e del suo potenziale.” Ma in che modo potrebbe e dovrebbe agire? “Bisogna agire attraverso una diffusione di idee e di spirito attivista-indipendentista, bisogna dunque scendere in strada, incontrare la gente proprio com’è successo durante la Marcia del 30 Marzo, grandissima occasione per gli indipendentisti e per il popolo siciliano tutto.”

Daniela Giuffrida

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