«Un contesto di gravi omissioni ed evidenti anomalie investigative», scrive il gip di Palermo Walter Turturici; ma per il generale dei carabinieri Antonio Subranni, che nel ’78 svolse le indagini sulla morte di Peppino Impastato (un assassinio per il quale molti anni dopo sarà condannato il boss di Cinisi Gaetano Badalamenti), arriva la prescrizione per il reato di favoreggiamento. Un’archiviazione per prescrizione è arrivata pure per i tre sottufficiali (rispondevano di concorso in falso) che la notte del delitto fecero perquisizioni a Cinisi: Carmelo Canale, Francesco Abramo e Francesco Di Bono. Lo scrive Repubblica.
La pista mafiosa non fu presa in considerazione dai carabinieri, che tentarono, piuttosto, di accreditare l’esponente di Lotta Continua come una persona instabile sul piano psichico. Ritenuto responsabile del depistaggio – come accusavano i pm Roberto Tartaglia, Vittorio Teresi e Francesco Del Bene -, Subranni «aprioristicamente, incomprensibilmente, ingiustificatamente e frettolosamente escluse la pista mafiosa», scrive il Gip, che parla di «vistose, se non macroscopiche anomalie delle attività investigative». Attualmente in pensione, Subranni è stato condannato a 12 anni nel processo “Trattativa Stato-mafia”. Il fratello di Impastato, Giovanni, chiede che sia restituito l’archivio sottratto dai carabinieri da casa di Peppino durante una perquisizione definita informale. «Nel nostro Codice – dice – non esiste questo genere di perquisizione».
(Ansa)
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