Le prime indiscrezioni in merito a indagini sul presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, erano apparse già alla fine di gennaio sul giornale Centonove. Secondo la testata, la Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta stava «passando al setaccio le dichiarazioni di alcuni pentiti, cinque, che in periodo diversi, lo tirano in ballo, in vicende opache di criminalità organizzate». Oggi su La Repubblica la notizia viene ripresa. Per il quotidiano l’inchiesta è nella prima fase e nessuno è nelle condizioni di prevedere dove potrebbe portare. Pare che alcuni boss abbiano parlato del leader siciliano di Confindustria e delle sue presunte pericolose frequentazioni.
Il pubblico ministero Sergio Lari, a capo della procura nissena, sulla faccenda non rilascia dichiarazioni, non conferma né smentisce. Interviene, invece, proprio il presunto indagato: «Ho letto su un quotidiano nazionale notizie che mi riguarderebbero. Mi tornano in mente le parole profetiche pronunciate appena qualche giorno fa dal presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario», afferma, riferendosi a quegli «attacchi contro i nuovi vertici confindustriali siciliani e nisseni, spesso aggrediti attraverso il metodo subdolo della diffamazione e del discredito mediatico» di cui avrebbe parlato il magistrato. «Posso assicurare – conclude Antonello Montante – che il mio impegno contro il malaffare per liberare le imprese dal sopruso delle mafie continuerà con maggiore forza e determinazione di prima, in continuo contatto, così come ho sempre fatto, con forze dell’ordine, istituzioni e magistratura, cui va la mia più assoluta fiducia».
Tira in ballo i magistrati anche il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta: «Aspettiamo serenamente cosa diranno – sostiene – Al momento si tratta di indiscrezioni giornalistiche». Del resto, lui Montante lo conosce «come persona che ha lottato e lotta contro il racket delle estorsioni e contro la mafia». Il fatto che tra i partecipanti alle nozze del presidente di Confindustria ci fosse Vincenzo Arnone, all’epoca incensurato ma poi divenuto boss di Serradifalco: «Allora qualunque siciliano che abbia avuto un vicino di casa o un compagno di scuola mafioso può essere indagato? Basta questo per essere accusati?», replica Crocetta. E a chi gli domanda se notizie come quella di oggi possano compromettere i simboli dell’antimafia risponde, piccato: «Ora debbo rispondere di chiunque, del mondo intero».
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