Inchiesta sui beni culturali della Sicilia

Perché durante le feste alcuni siti culturali della Sicilia rimangono chiusi? Le responsabilità, troppo spesso, vengono scaricate sui lavoratori. Questa inchiesta, che prova ad affrontare i temi più importanti legati alla gestione dei beni culturali, dimostra che le disfunzioni – che ci sono – non hanno nulla a che vedere con la volontà dei lavoratori, ma sono il frutto di una disorganizzazione che ha due protagonisti: il dipartimento regionale dei Beni Culturali e la Società Beni Culturali Spa Gestione e Servizi. Due ‘mondi’ che dovrebbero collaborare e che, invece, agiscono spesso ognuno per proprio conto. Questa inchiesta dà anche l’occasione al nostro giornale di lanciare precise proposte per una migliore gestione dei beni culturali della Sicilia. Buona lettura.

Sul sistema di tutela, fruizione e valorizzazione dei beni culturali siciliani, troppo spesso, sui maggiori quotidiani della carta stampata dell’Isola vengono pubblicati articoli giornalistici che hanno il sapore della demagogia e che quindi, anziché realmente affrontare e dare un contributo concreto a risolvere i veri problemi che gravitano all’interno del medesimo sistema, con troppa superficialità e con atteggiamento sbarazzino gettano alla gogna mediatica i lavoratori, tacciandoli di essere dei fannulloni, ovvero accusandoli di sottrarsi ai loro doveri d’ufficio.
Appare necessario, quindi, porre la nostra attenzione su alcuni elementi, a parere di chi scrive fondamentali e che caratterizzano il complesso sistema dei beni culturali siciliani. Questi possono essere, in questa fase, così sintetizzati:

  • individuazione dell’offerta culturale che l’assessorato regionale ai Beni Culturali presenta alla collettività;
  • individuazione dell’attuale organico del personale che è impegnato nella tutela, fruizione e valorizzazione del bene culturale siciliano;
  • le istituzioni deputate alla tutela, fruizione e valorizzazione del bene culturale siciliano;
  • il quadro di riferimento normativo e contrattuale;
  • lo scenario futuro.

Dai documenti che l’assessorato ai Beni Culturali ha pubblicato sul proprio sito emerge che l’offerta culturale risulta essere pari a 111 siti tra musei, gallerie, biblioteche, palazzi monumentali, siti archeologici, di cui:

  • 13 siti ad ingresso libero;
  • 10 siti visitabili su prenotazione;
  • 8 siti chiusi per vari motivi: lavori, restauro, sicurezza;
  • 4 siti aperti solo in occasione di mostre e manifestazioni;
  • 1 sito sospeso (casina cinese);
  • 3 siti di nuova istituzione;

62 siti dove l’accesso è a pagamento (fruizione beni culturali in Sicilia gennaio/dicembre 2010), così dislocati territorialmente: 5 Agrigento, 5 Caltanissetta, 6 Catania, 5 Enna, 8 Messina, 13 Palermo, 3 Ragusa, 11 Siracusa, 6 Trapani.
Nei 62 siti con accesso a pagamento, la Regione siciliana ha incassato un importo pari ad €. 12.399.611,40 (dato riferito al 2010 ed anch’esso pubblicato sul sito istituzionale dell’assessorato ai Beni Culturali ed accessibile a tutti quanti desiderano conoscerlo). Ed ancora, occorre portare a conoscenza di chi legge l’organico delle risorse umane, sparse sul territorio siciliano, che attualmente presta la propria attività lavorativa nel sistema oggetto della presente analisi. Questo personale si compone, stando a un recentissimo tabulato fornito dall’assessorato ai Beni Culturali, di circa 580 lavoratori di categoria C, circa 150 lavoratori di categoria B e circa 250 lavoratori di categoria A, tutti dipendenti di ruolo; di circa 200 lavoratori di categoria B (full-time) e di circa 240 lavoratori di categoria B (part-time) dipendenti della Società Beni Culturali Spa Gestione & Servizi. Inoltre, il patrimonio culturale siciliano è co-gestito dal dipartimento regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e dalla Società Beni Culturali Spa Gestione & Servizi, società, quest’ultima, totalmente in house all’amministrazione regionale di cui diremo più avanti. Fatta questa essenziale introduzione, continuiamo col precisare che, al di là della considerazione circa l’opportunità di richiedere il pagamento al visitatore che desideri accedere ad un sito, questo, prima di essere fruito dalla collettività, deve essere oggetto di tutela, giacché qualunque amministrazione che si rispetti ha il compito, sancito dalle norme vigenti, di porre in essere la tutela, che spetta quindi all’amministrazione regionale che lo esercita con il proprio personale in possesso del tesserino di pubblica sicurezza.

Cosa comporta la tutela di un sito e quale deve esserne il fabbisogno in termini di risorse umane, sufficiente e necessario? La maggior parte dei siti culturali siciliani viene tutelata 7 giorni la settimana. Pertanto, nel caso in cui un qualunque sito è tutelato in h24 per 7 giorni la settimana, è necessaria la presenza, in turno, di 6 squadre con almeno 4 lavoratori (numero minimo) per ciascuna squadra e ciò per garantire, almeno in parte, sia il rispetto del quadro normativo di riferimento e degli obblighi contrattuali (orario di lavoro settimanale e mensile, congedo ordinario, riposi giornaliero e settimanale, art. 7 e 9 del DLgs 66/2003) sia, soprattutto, per garantire le esigenze di tutela di ciascun sito.
Nonostante quanto sopra, il contratto collettivo regionale di lavoro viene violato nella parte che riguarda il limite dei giorni festivi che ciascun lavoratore è chiamato a lavorare (1/3 nel corso dell’anno, art. 37 del CCRL). La violazione contrattuale scaturisce, ovviamente, dall’avere individuato non il numero ottimale, bensì il numero minimo di lavoratori deputati al servizio di tutela. Di tale violazione contrattuale ogni anno vengono informate le parti sociali rappresentative dei lavoratori ed in sede trattante, assunta la consapevolezza della carenza del numero di lavoratori attualmente in servizio all’interno del sistema dei beni culturali siciliani, concordano con il dipartimento beni culturali il superamento di tale limite contrattuale dopo che il lavoratore interessato ha manifestato la disponibilità al superamento dello stesso.
È opportuno far sapere a chi legge che tutti i lavoratori (siano essi di categoria C o B regionali o lavoratori della Società Beni Culturali Spa in regime di full-time) che prestano servizio presso i siti culturali siciliani ed in turno h24, lavorano mediamente dal 70 per cento dei festivi (domeniche e super festivi, dove per super festivi intendiamo feste come Pasqua, Natale ed altri) al 100% di essi. Come dire che alcuni lavoratori turnisti lavorano tutte le domeniche e tutti i super festivi esistenti in un anno. La differenza, in termini percentuali, è dovuta alla maggiore o minore presenza di lavoratori turnisti.
Stabilito il numero minimo del fabbisogno di personale per tutelare un qualunque sito (24 lavoratori) si dovrà passare alla fase di elaborazione del fabbisogno del personale, sito per sito, che occorre per la fruizione e la valorizzazione.
Il fabbisogno di personale addetto alla fruizione, ovviamente, varia a seconda dell’analisi organizzativa della realtà di riferimento, dalle variabili socio-ambientali che influenzano la domanda di prestazioni e/o l’erogazione dei servizi e dal tipo di programmazione che l’assessorato Beni Culturali vuole realmente dare al sistema dei beni culturali siciliani.
All’inizio della presente analisi abbiamo scritto che il patrimonio culturale siciliano è co-gestito dal dipartimento regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e dalla Società Beni Culturali Spa Gestione & Servizi, e già ecco presentarsi un altro problema, oltre quello della carenza del personale, ovvero: le due istituzioni, assessorato Beni Culturali e Società Beni Culturali Spa, nonostante siano le due facce di una stessa medaglia, viaggiano a due velocità completamente diverse tra loro.
Spesso dipartimento e Società interpretano norme contrattuali del medesimo contratto di lavoro, applicato sia ai regionali, sia ai lavoratori societari, in maniera differente. Sovente si palleggiano responsabilità, sebbene in presenza di risorse economiche, sull’aumento del numero di ore da stabilizzare al personale part-time. Non esiste una programmazione comune nell’ottimizzare l’utilizzo delle risorse umane, tra l’altro sempre più esigue per via di un crescente esodo dovuto a pensionamenti, e non sostituite da altro personale.
I limiti posti dal patto di stabilità, che fissa la spesa imputabile al personale a quella del 2009, completa un quadro di per sé già drammatico. Uno scenario che non permette, nell’ambito della Società Beni Culturali Spa, di utilizzare il proprio personale oltre determinati limiti imposti non tanto dal contratto di lavoro, bensì della spesa e, nonostante la presenza di economie gestionali che potrebbero essere impegnate per un migliore utilizzo dei medesimi lavoratori, queste tornano indietro, come ogni anno, nelle casse regionali. Un paradosso!
In questo modo, sull’altare dell’impossibilità di sforare il patto di stabilità, vengono sacrificate parti sempre più ingenti del sistema dei beni culturali siciliani che a medio termine, a parità di condizioni appena esposte, ne determineranno l’arresto.
Il mancato sincronismo, tra assessorato e Società ha già prodotto delle distorsioni, come l’avvenuta chiusura ferragostana di qualche importante sito del capoluogo siciliano ed anche il verificarsi di emergenze a macchia di leopardo sul territorio siciliano.

Le proposte

E’ del tutto evidente che se non si affrontano questioni strutturali importanti, quali la carenza di risorse umane, (ormai atavica nell’ambito del sistema dei beni culturali siciliani), una migliore sincronizzazione tra assessorato Beni Culturali e Società Beni Culturali Spa il superamento del vincolo del patto di stabilità, il medesimo sistema è destinato ad un ormai imminente default.
L’individuazione del fabbisogno del personale per ogni singolo sito e l’applicazione di un unico modello di turnazione esportabile ed applicabile in tutti i siti culturali siciliani, se risolto in modo strutturale, con la volontà e la capacità necessarie, potrà permettere di non ritrovarsi, in un prossimo futuro, ad affrontare per l’ennesima volta le croniche “emergenze” estive, natalizie o pasquali che si traducono, molto spesso, in probabili chiusure dei siti culturali siciliani nelle date di maggiore afflusso turistico.
L’incremento di risorse umane, ovvero un incremento del numero di ore del personale part-time della Società Beni Culturali SpA, unito ad un incremento di risorse finanziarie da destinare per una migliore funzionalità e modernizzazione del sistema, appare ormai non più rinviabile, se si vogliono garantire la tutela, la fruizione e la valorizzazione del bene culturale siciliano, investimento che porterebbe certamente un ritorno in termini di incassi.

Verso una nuova convenzione

La necessità di formulare una nuova convenzione tra assessorato Beni Culturali e Società Beni Culturali SpA che definisca, una volte e per tutte, chiare responsabilità di datore di lavoro alla società e snellisca le procedure sin troppo burocratizzate nelle quali appare impantanata la medesima società, si presenta sempre più urgente, ma dall’altra parte l’assessorato deve assumersi la responsabilità di dettare indirizzi politico-gestionali chiari, al fine di evitare palleggiamenti che non giovano al sistema.
Ed ancora, occorre rivisitare con attenzione ed oculatezza il quadro di regole composto dalla normativa di riferimento in materia di organizzazione del lavoro (DLgs n. 66/2003) dal CCRL vigente, dai profili professionali del personale addetto alla custodia e vigilanza e dal protocollo d’intesa, già sottoscritto da circa due anni, dall’amministrazione e dalle organizzazioni sindacali e che avrebbe dovuto costituire il punto di partenza per una migliore valorizzazione del nostro patrimonio culturale, rimasto solo sulla carta.
Non è un caso che l’assessorato, a proposito di una migliore organizzazione del lavoro del sistema dei beni culturali, abbia convocato un tavolo tecnico, riunitosi ben tre volte, e quando sono state fatte proposte concrete, il medesimo assessorato ha ritenuto opportuno non solo non convocare le parti sociali, ma anche di non avvertirle sulle cessazioni di tali incontri.

Razionalizzare i turni di lavoro

Definito questo preciso quadro di regole e di investimenti, si dovrebbe passare alla fase di progettazione dei turni, distinguendo l’attività di tutela dall’attività di fruizione/valorizzazione dei siti culturali siciliani con la determinazione del rispettivo fabbisogno di personale.
La fase di progettazione dovrebbe portare alla definizione di un modello unico di turnazione (tutela) da applicare in tutti in siti culturali siciliani, mentre per quanto concerne la fruizione e la valorizzazione dei siti culturali siciliani, questa dovrebbe prendere spunto dall’analisi organizzativa della realtà di riferimento, dalle variabili socio-ambientali che influenzano la domanda di prestazioni e/o l’erogazione dei servizi e, infine, dal tipo di programmazione che il medesimo dipartimento vorrà realmente dare al sistema dei beni culturali siciliani.

Michele D Amico

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