La Regione Siciliana si costituirà parte civile nel processo contro i funzionari Alberto Tinnirello e Giacomo Causarano. I due sono stati arrestati nell’inchiesta sulle rinnovabili che ha riportato al centro dell’attenzione Vito Nicastri, e con lui Paolo Arata l’ex parlamentare nazionale di Forza Italia poi avvicinatosi alla Lega e ritenuto dagli inquirenti prestanome di Nicastri. A sua volta considerato vicino al boss di Castelvetrano Matteo Messina Denaro.
I nomi di Tinnirello e Causarano compaiono più volte nelle carte dell’inchiesta che ha acceso, secondo gli inquirenti, i riflettori sui nuovi tentativi di speculare sulla green economy. I due funzionari nello specificano sarebbero stati al libro paga di Nicastri e Arata, con l’impegno di favorire l’avanzamento delle pratiche ferme negli uffici del dipartimento regionale all’Energia. Servizi per i quali sarebbero stati lautamente retributi.
A puntare il dito contro entrambi è stato nei mesi scorsi proprio Nicastri. L’imprenditore originario di Alcamo ha avviato una collaborazione con i magistrati, confermando le tangenti pagate a Tinnirello e Causarano. I due, intanto, saranno processati con il rito immediato. A disporlo è stato il tribunale di Palermo. L’udienza è fissata per il 18 dicembre.
«La giunta ha approvato la proposta dell’assessore Alberto Pierobon, nelle more che si esprima l’Avvocatura dello Stato, che per legge è competente a rendere il parere obbligatorio ai fini della costituzione», si legge in una nota di Palazzo d’Orleans. Nelle carte dell’inchiesta, compaiono anche i nomi di diversi politici, tra i quali anche alcuni assessori del governo Musumeci, anche se finora nessuno di loro risulta indagato.
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