Protesta del Comitato Prendocasa stamani a Palermo. Sugli ingressi di numerosi studi di amministratori giudiziari in centro città che si occupano di beni confiscati alla mafia sono apparsi dei cartelloni con su scritto: «Destinatario (nome degli amministratori). Oggetto: Beni sequestrati furti legalizzati. Voi intascate i milioni mentre noi restiamo senza casa». La protesta arriva nei giorni in cui l’inchiesta della Procura nissena sulla gestione dei beni confiscati ai boss sta facendo tremare il Palazzo di giustizia, con cinque magistrati coinvolti e i riflettori del Csm accesi sul tribunale del capoluogo siciliano.
«A Palermo l’emergenza abitativa potrebbe trovare una sua parziale risoluzione con l’assegnazione dei beni confiscati alla mafia a tutte quelle famiglie che non hanno una casa – dice Giuliana Spera del Comitato di lotta Prendocasa -. Da anni con numerose famiglie di senza casa cerchiamo di riappropriarci di beni abbandonati per mettere pressione alle istituzioni sul tema dell’emergenza abitativa». Il Comitato punta il dito sulla «corruzione e il business dell’antimafia» e sulla «spartizione arbitraria dei beni da parte di avvocati, commercialisti, imprenditori amici, che, come sembrano suggerire le carte dei giudici di Caltanissetta parrebbero muoversi sulla base di propri interessi».
Invece secondo il Comitato proprio dalla gestione dei beni confiscati a Cosa nostra potrebbe arrivare la soluzione all’emergenza abitativa in città. «Chiediamo che i beni confiscati alla mafia vengano immediatamente assegnati alle famiglie che hanno bisogno di una casa e continueremo a muoverci in questa direzione» concludono dal Comitato che offre assistenza ogni mercoledì dalle 15 alle 17 tramite uno sportello antisfratto presso il centro sociale Ex Karcere.
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