Il capannone era chiuso, e senza impianto elettrico. Per questo, a meno di non pensare all’autocombustione, l’incendio che ha distrutto circa 600 metri quadrati un capannone della ex Cesame alla zona industriale di Catania è da considerarsi doloso. Non è ancora stata formalizzata una denuncia, ma a bruciare quella parte del magazzino grande complessivamente 24mila metri quadrati sembra essere stata la mano dell’uomo.
«Ad andare in fiamme sono stati alcuni banconi di legno con delle scatole di cartone piene di sanitari, ciascuno dei quali era ricoperto da una copertura di plastica e pvc», spiega Franco Gigantini, caposquadra del distaccamento Sud dei vigili del fuoco, quello che è intervenuto sul posto. La chiamata di segnalazione dell’incendio è arrivata alla centrale operativa dei pompieri alle 8.37 di questa mattina: «Quando siamo arrivati sul posto continua Gigantini c’era già una colonna di fumo che fuoriusciva dal capannone». L’unica persona presente era un uomo della vigilanza, visto che il capannone, che apparteneva all’azienda produttrice di bagni in ceramica, è sotto sequestro e gestito da un curatore fallimentare giudiziario. La Cesame è fallita nel 2007 e da allora i 77 lavoratori hanno cercato tramite una cooperativa di riprendersi la fabbrica e il marchio. Ma il loro capitale sociale non era bastato a coprire le spese per l’acquisizione dell’immobile e la ristrutturazione dello stabilimento, e avevano chiesto l’aiuto della Regione. Che non è ancora arrivato.
Oggi le fiamme alla zona industriale. «Per fortuna il tetto non è stato coinvolto e il rogo è stato circoscritto, affinché non si propagasse, nel giro di un’ora continua il caposquadra Ma per spegnere tutto ci sono volute almeno tre ore». In attesa di capire chi le abbia appiccate, e perché.
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