Pratiche agricole, eolico, operai stagionali, parla a tutto campo il presidente di Legambiente Sicilia durante la sua audizione davanti alla commissione Antimafia dell’Ars, che si sta occupando, tra le altre cose, della lunga stagione degli incendi in Sicilia. Una testimonianza importante quella di Gianfranco Zanna, che con la sua associazione era entrato in aperta polemica con l’assessore Toto Cordaro dopo il rifiuto di Legambiente di sottoscrivere un protocollo d’intesa con la Regione per regolamentare il contributo dei volontari al fianco delle forze messe in campo dalle istituzioni per fronteggiare proprio l’emergenza incendi. Un passo indietro dopo la disponibilità iniziale, che Zanna spiega essere figlio della mancata considerazione da parte degli uffici delle osservazioni e delle proposte di modifica avanzate da Legambiente, sotto aperta richiesta delle altre parti sedute al tavolo: da alcune criticità sulla catena di comando, controllo e contatto tra chi doveva presidiare il territorio e chi doveva intervenire, problemi relativi alle coperture assicurative e altri punti ignorati, a detta del presidente, in sede di stesura del documento.
Per Zanna la Regione ha scelto un’altra strada: avrebbe voluto costringere l’associazione a firmare un protocollo che non convinceva e lo voleva fare a inizio agosto, cioè fuori da ogni logica temporale per pensare a una possibile azione di prevenzione, visto che la stagione degli incendi era già cominciata da mesi. E proprio la prevenzione per il presidente di Legambiente Sicilia sarebbe una delle note dolenti nella gestione da parte degli enti, uno dei quattro punti fondamentali insieme a previsione, spegnimento e ricostruzione. Punti cardine di cui in Sicilia, stando alle parole di Zanna, non si terrebbe quasi completamente conto, eccezion fatta che per lo spegnimento, che parrebbe essere talvolta l’unico pensiero. Un pensiero che verrebbe meno al momento di pianificare la ricostruzione di un habitat compromesso dal fuoco, passo ritenuto imprescindibile dall’ambientalista per contrastare l’avanzare del processo di desertificazione e di conseguenza di abbandono del territorio.
Tra le soluzioni proposte c’è quella di puntare forte sui Catasti comunali delle aree attraversate dagli incendi, che potrebbe essere un freno a chi pensa che colpendo o cancellando quello che c’è su un territorio, una volta spente le fiamme ci si possa andare a far pascolare il bestiame, costruire un immobile o fare un’attività più o meno lecita. Ma anche questo, stando alle parole di Zanna, sarebbe un tema su cui la Regione non ha tenuto in grande considerazione l’opinione di Legambiente, che aveva chiesto maggiore rigore nei confronti dei Comuni reticenti.
Il presidente è intervenuto inoltre sul tema della repressione. Da una parte cercando di sfatare il mito del binomio mafia-eolico, sostenendo che l’interesse della criminalità in un settore comunque redditizio, non vuol dire necessariamente dover penalizzare quel settore, più che altro intensificare l’attenzione sul tema, così come trova di poco conto le voci che vedrebbero un collegamento tra progetti sull’eolico e incendi. Dall’altra parte, Zanna ha parlato di un corpo forestale in minimi termini, che non sta sul territorio, con una Regione siciliana che paga oltretutto l’assenza dei carabinieri forestali, corpo in grado di fare la differenza, vista anche la capacità di indagine per la ricerca di possibili colpevoli. Infine per Zanna continua a essere inaccettabile che la macchina della Regione si metta in moto il 15 di giugno per la prevenzione e il contrasto degli incendi, quando potrebbe farlo in primavera, mandando il personale a fare fasce parafuoco quando magari il fuoco è già passato.
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