La cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario a Palermo, si è aperta con la relazione del presidente della Corte di Appello Giocchino Natoli. Presenti oltre ai magistrati del distretto che comprende le procure di Agrigento, Marsala, Sciacca, Termini Imerese e Trapani, anche i vertici delle forze dell’ordine, il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il presidente della giunta nazionale dell’Anm, Rodolfo Sabelli.
Inevitabili i riferimenti ai fatti degli ultimi mesi, ovvero l’indagine condotta dalla procura di Caltanissetta, sulla gestione della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo che ha visto coinvolta la ex presidente Silvana Saguto e altri magistrati, adesso trasferiti in altre procure.
«E’ necessario perseguire le condotte che hanno offuscato il lavoro di tanti valenti magistrati – ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario a Palermo . Quello dell’aggressione ai beni mafiosi – ha aggiunto – è uno dei terreni che ha dato maggiori risultati nel contrasto a Cosa Nostra». Il ministro, anche richiamando la recente normativa sui tetti ai compensi degli amministratori giudiziari, ha auspicato «una riduzione dei margini di discrezionalità in cui si sono sviluppati fenomeni allarmanti».
«I giudici del tribunale di Palermo hanno dato una risposta estremamente celere – ha detto il presidente del Tribunale di Palermo, Salvatore Di Vitale -. Se in pochi giorni ho avuto modo di cambiare il volto della sezione misure di prevenzione è merito dei miei colleghi giudici del tribunale di cui vado orgoglioso, assieme al personale di cancelleria. Assieme ai colleghi abbiamo lavorato alacremente per cercare di riavviare la macchina organizzativa. Abbiamo colto l’occasione per dare regole certe a noi stessi nel campo dell’affidamento degli incarichi giudiziari, volte alla massima trasparenza, anticipando anche riforme legislative ancora da venire e anche in settori non toccati da indagini di qualsiasi tipo». Il presidente Di Vitale poi non esita a definire un «ciclone quello che si è abbattuto alla sezione Misure di prevenzione e che ha comportato – ha spiegato – la mancanza di due presidenti di sezioni portando ad una carenza di dieci unità nell’organico. O il Tribunale di Palermo è un avanposto nella lotta alla criminalità organizzata e soffre di un organico sotto dimensionato oppure questa scopertura di organico può essere semplicemente letta con i dati statistici. Di certo dopo le stragi ci fu una risposta immediata dello Stato e l’organico dei magistrati fu triplicato».
E la stesa criticità è stata evidenziata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, «Non posso non segnalare che molti uffici giudiziari si trovano in condizioni particolarmente difficili, sia sotto il profilo delle risorse umane che di quelle strutturali – ha detto – e tra questi anche l’ufficio che ho l’onore di dirigere da ormai poco più di un anno. So che il Ministero si sta muovendo nella direzione di superare tali difficoltà e l’augurio che formulo è che, insieme a leggi chiare e che agevolino il contrasto alla criminalità, organizzata e non, si riesca o dotare gli uffici del personale e dei mezzi necessari ad affrontare le sempre crescenti incombenze derivanti da una procedura che pure richiederebbe una robusta opera di semplificazione».
L’intervento del procuratore generale Roberto Scarpinato è stato spesso diretto al ministro Orlando, del quale non si sente «di poter condividere l’ottimismo» in merito alla convinzione che la riforma possa risolvere molti dei problemi attuali. «Non basta solo azionare le leve del deflazionamento penale – ha spiegato – bisogna ripristinare la capacità del diritto penale di irrorare in concreto le pene necessarie, recuperando la fiducia dei cittadini. Vogliamo formulare un appello al ministro – ha continuato – vogliamo chiederle di farsi promotore di un’azione di legge che preveda l’inserimento dei rilevanti reati in materia di corruzione nell’elenco dei reati per cui è previsto il raddoppio dei tempi di prescrizione».
Il procuratore ha parlato di scarsa fiducia nella giustizia, motivo per il quale «alcuni reati, come estorsioni e usura, non vengono denunciati. Altri come quelli della pubblica amministrazione – aggiunge – non vengono denunciati per paura di ritorsioni di tipo amministrativo. Mi chiedo quanta giustizia effettivamente riesce a dare questo sistema?». Il meccanismo della prescrizione, unico di questo tipo in Europa, secondo il pg «vanifica in molti casi il lavoro della magistratura. Se i vantaggi della commissione del reato sono maggiori degli svantaggi e dei rischi penali, allora questo sistema non può funzionare. Questo vale anche nelle confische. Il costo penale è comunque irrisorio rispetto ai vantaggi economici avuti, anche perché spesso i patrimoni finiscono in paradisi fiscali».
Il ministro Orlando ha risposto alle parole di Scarpinato «Accolgo l’appello del procuratore generale Scarpinato sulla prescrizione. In verità -ha proseguito- il testo approvato alla Camera va esattamente in questa direzione. Non serve una mia iniziativa specifica in questo senso. Naturalmente è legittima la discussione su come si bilanciano la forza dell’accusa con quella della difesa. Ma credo che l’obiettivo di non avere più prescrizioni nell’ambito dei reati contro la pubblica amministrazione sia ragionevole e conseguibile»
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