«Riccardo è sempre stato il migliore di tutti noi. E lo è ancora». Ad affermarlo è Claudio Fava, giornalista, scrittore, sceneggiatore, parlamentare, e uno dei volti che hanno dato il proprio contributo in un video nel quale si chiede al governo italiano la concessione dei benefici della cosidetta legge Bacchelli a Riccardo Orioles, che come lui è stato tra i fondatori del mensile I Siciliani, diretto dal padre Pippo Fava, ucciso dalla mafia il 5 gennaio del 1984. La proposta per la concessione di un vitalizio a favore dei cittadini illustri che si trovano in ristrettezze economiche è partita lo scorso 26 dicembre con una petizione online lanciata da Luca Salici, giornalista 34enne catanese, sul sito Change.org.
In pochi giorni sono state superate le 15mila sottoscrizioni, e giorno 1 gennaio Salici ha pubblicato il video nel quale sono raccolti una trentina di contributi spontanei da tutta Italia che spiegano il perché Orioles meriti la concessione del vitalizio. Agli interventi sono intervallate immagini storiche e interviste ad Orioles e ad altri personaggi di rilievo raccolte in più di trent’anni di lavoro, come l’ex presidente del tribunale dei minorenni di Catania Titta Scidà e ad Elena Fava, scomparsa nel dicembre del 2015 dopo aver portato avanti la fondazione intitolata al padre Giuseppe Fava.
Nel video sono presenti anche i contributi di tanti colleghi che in questi anni hanno affiancato Orioles. Antonio Roccuzzo e Miki Gambino – come Claudio Fava membri di quello storico gruppo di giovani autori di inchieste che con la guida di Pippo Fava hanno contribuito a scardinare il potere politico-mafioso-imprenditoriale etneo degli anni ’80 -, ripercorrono due momenti della collaborazione con Orioles. «Ricordo una inchiesta sui rapporti tra mafia e camorra a Napoli – racconta Roccuzzo -, nella quale in tre giorni ho intervistato decine di persone, per un pezzo di inchiesta di venti pagine. Orioles riuscì invece a sintetizzare tutto in poche righe. Una qualità rara».
Gambino invece affida il suo ricordo alle parole di Franco Fortini, poeta e saggista «”Con lui tutto continua”, disse Fortini dopo aver visto Orioles in tv, in un servizio andato in onda a poche ore dall’omicidio del direttore Fava. E così è stato in questi anni». Gambino fa riferimento all’opera di formazione continua che, instancabilmente, Orioles ha portato avanti in oltre trent’anni non solo a Catania e in Sicilia ma in tutta Italia, con l’avvio di testate giornalistiche dal basso e il supporto a realtà quali il centro di aggregazione Gapa di San Cristoforo a Catania. «Tenere alto il lavoro fatto nei Siciliani da Pippo Fava, ma soprattutto portare avanti quel modello», spiega Giovanni Caruso, fotografo dei Siciliani e tra i fondatori del Gapa, che con Orioles ha creato il giornale di quartiere I Cordai oltre a I Siciliani giovani. Tra i contributi catanesi anche quello della redazione di MeridioNews e quello di Massimiliano Nicosia, fondatore del free press la Periferica a Librino.
«Riccardo ha fatto con noi quello che altri colleghi della sua generazione hanno dovuto smettere di fare nei giornali ufficiali, insegnare il mestiere. Come il direttore Fava aveva fatto con loro», afferma Norma Ferrara, giornalista di Libera Informazione, l’organo stampa legato a Libera, associazione contro tutte le mafie guidata da Don Luigi Ciotti. Lo scorso trenta dicembre il noto prete si è unito all’appello rivolto al presidente del consiglio Paolo Gentiloni per concedere la pensione per i suoi meriti nel campo letterario a Orioles. «Riccardo Orioles, ricercatore della verità, ha sempre creduto fino in fondo nella funzione sociale e civile di chi racconta e ragiona sui fatti, ha sempre creduto che solo una democrazia consapevole, capace di raccontarsi con onestà, sia una democrazia sana, una democrazia viva», ha scritto Ciotti. L’appello era già stato firmato, tra gli altri, dal presidente del senato Pietro Grasso, oltre ad essere stato rivolto nel corso della conferenza stampa di fine anno della presidenza del consiglio dal presidente dell’ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino.
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