In Sicilia l’acqua pubblica è sempre più un mito I Comuni ribelli agrigentini costretti a lasciare le reti

Quando si parla di servizio idrico, è doveroso ricordare che nel 2011 ben il 98 per cento dei siciliani ha detto sì all’acqua pubblica. È altrettanto necessario, poi, sottolineare che gli esiti del referendum vengono spesso calpestati. In questi giorni succede che, in un valzer di provvedimenti e impugnazioni, il governo regionale sta cercando di dare una stretta sulla consegna delle reti idriche da parte dei Comuni ribelli, cioè quei 17 centri dell’Agrigentino che, nonostante una convenzione tra Ato e Girgenti Acque, di consegnare le infrastrutture non ne vogliono sapere. 

A insorgere, oggi, è Pasquale Amato, primo cittadino di Palma di Montechiaro: «Faccio scoppiare un casino anche stavolta», dice il sindaco, da sempre in prima linea per questa causa. Domani è un giorno cruciale per la questione della cessione delle reti di pertinenza del consorzio Tre Sorgenti, che comprende i Comuni di Canicattì, Campobello di Licata, Ravanusa, Licata, Grotte, Naro, Palma di Montechiaro e Racalmuto. La vicenda è, come si diceva, un groviglio politico-burocratico. Il 17 dicembre dello scorso anno, durante un’assemblea del consorzio, il delegato del Comune di Licata, ente che detiene la parte più cospicua delle quote dell’ente, vota a favore della cessione su indicazione del commissario straordinario Mariagrazia Brandara, inviata nella città del mare dal presidente Rosario Crocetta che, «in campagna elettorale, annunciava la rivoluzione anche per l’acqua pubblica». 

In effetti, Crocetta, una legge sulla gestione del servizio idrico l’ha promulgata: è la numero due del 2013 e prevede che gli enti che hanno gestito finora le reti idriche possano mantenerne il controllo. Regolamentazione confermata, poi, dal Tar dopo il ricorso del comune di Menfi. Tornando al Tre Sorgenti, in quell’occasione il sindaco Amato attacca quei Comuni che avevano dato, coalizzandosi con Licata, il proprio assenso alla cessione. Dopo un paio di assemblee, la delibera di consegna viene revocata. Viene impugnato anche il commissariamento del consorzio, ma il presidente Gaetano Moscato, sul più bello, si dimette. E proprio per domani, 28 luglio, è convocata l’assemblea elettiva. 

Nel frattempo, il colpo di scena: l’assessora regionale all’Energia Vania Contraffatto decide di commissariare il consorzio Tre Sorgenti, nonostante la legge 2/2013, la convocazione dell’assemblea per eleggere il presidente e l’ordine del giorno sul nuovo disegno di legge in materia, portato in aula dalla commissione Territorio e ambiente, e fissato per lo scorso 23 luglio ma rinviato, guarda caso, proprio al 28: domani. Un giallo; infittito dal fatto che il nuovo commissario, Mano Cassarà, convoca gli emissari di Girgenti Acque – la società privata che chiede di acquisite le reti e al centro di numerose vicende giudiziarie denunciate anche in Parlamento nei giorni scorsi – dell’A.T.O. idrico e gli altri addetti ai lavori per avviare le procedure di cessione delle reti, presso il Dipartimento Energia e Acque. Indovinate quando? Proprio domani mattina, 28 luglio. Il tutto, nonostante il bilancio del 2013 di Girgenti non è certificato e Campione, presidente della società, sinora non ha prodotto la certificazione antimafia.

«Ho fatto un’interrogazione su questa circostanza assurda e paradossale che vede assessore e dirigente (l’ingegnere Domenico Armenio) firmare provvedimenti di commissariamento, mettendosi sotto i piedi la legge 2 del 2013 e il nuovo disegno di legge». A parlare è Giovanni Panepinto, deputato all’Ars eletto con il Pd. «Hanno troppa fretta – continua il deputato – e il fatto che succeda tutto domani non è una coincidenza». Contraffatto ha preso le sue determinazioni confrontandosi con Crocetta? «Immagino di no», risponde Panepinto. L’assessora in quota Renzi, dunque, avrebbe la paternità dell’iniziativa di commissariamento, alla quale, stando alle parole del sindaco Amato. «Vedremo cosa avrà da dire in aula Crocetta, io intanto presenterò un altro emendamento sul costo del servizio idrico integrato. Gli interessi che stanno attorno all’acqua, nella nostra regione, sono solo marginalmente siciliani: sono soprattutto romani e tosco-emiliani».

Gino Pira

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