Pubblica amministrazione e servizi online, un binomio che ancora nel 2014 non risulta vincente. Soprattutto in Sicilia, dove secondo un monitoraggio compiuto da Angelo Alù – presidente dell’associazione Generazione ypsilon e coordinatore del portale Diritto di accesso – risulta che due enti su tre non rispettano i parametri minimi fissati per legge. «Un po’ dispiace dirlo, ma nella nostra regione, da questo punto di vista, ce la passiamo male», afferma sconsolato. L’analisi è stata condotta «partendo da uno strumento messo a disposizione dal Governo italiano, la Bussola della trasparenza, un software che consente di verificare in tempo reale la conformità dei siti della pubblica amministrazione», spiega Alù. Un motore di ricerca semplice ed intuitivo, messo a disposizione dal ministero per la Semplificazione. «Da questo strumento ho analizzato più di 630 siti».
Due le analisi, condotte il 4 e il 18 gennaio sui portali di Comuni, provincie, Regione, aziende sanitarie locali, università, enti parco, aziende ospedaliere, Iacp, scuole e camere di commercio isolani. «Secondo i dati, su 648 siti poco più di un terzo soddisfa i contenuti minimi degli indicatori», parametri stabiliti per legge e che le amministrazioni sono obbligate a seguire. Sono 69 gli indicatori, suddivisi in molteplici categorie che vanno dalla trasparenza all’articolazione degli uffici passando per le indicazioni su personale, dirigenti, bilanci, patrimoni immobiliari e pagamenti informatici. Informazioni basilari e che dovrebbero essere accessibili a qualsiasi cittadino. Ma, in violazione della norma, si raddoppia ulteriormente il digital divide già esistente, scavando un ulteriore solco e generando differenziazioni tra quelli che Angelo Alù chiama «cittadini di serie A e serie B».
A destare particolare preoccupazione sono i Comuni. «Su 372 siti comunali consultati, non più di 255 sono conformi». Numeri che fanno riflettere, dato che quella comunale è l’entità statale più prossima al cittadino. «Ha una ricaduta pazzesca», riflette Alù. Lo studioso è rimasto «negativamente impressionato dal sito del Comune di Bronte: in entrambe le consultazioni, tutti i parametri erano negativi». Non se la passa meglio Catania. La città etnea ottiene un solo bollino verde, nettamente sconfitta da Palermo che non rispetta un solo parametro. Se la cava decisamente bene anche il portale della Regione, mentre sul fronte universitario, è la Kore l’ateneo che ottiene il punteggio più basso.
Lo studio del presidente della giovane associazione è stata condotta con rigore. «Ho elaborato e comparato in termini statistici», mentre a condurre l’analisi vera e propria è stato il software. «Un bellissimo strumento» che, oltre a indicare quali sono le criticità da correggere, offre automaticamente consigli da applicare per migliorare i servizi offerti ai cittadini. Secondo Alù è essenziale adeguarsi alla normativa, «rendere conformi i siti ai requisiti minimi». «Mi auguro che si attui una sensibilizzazione sul tema – afferma con decisione – Oggi la trasparenza è un valore essenziale».
[Foto di Alvimann]
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