In mostra i reperti archeologici trafugati dai tombaroli A Francofonte i pezzi sequestrati in tutta la Sicilia

«Recuperare la memoria perduta degli oggetti, delle opere d’arte e dei reperti archeologici trafugati». È questo lo scopo della mostra Le Sentinelle dell’Arte, fortemente voluta dall’amministrazione comunale di Francofonte e nata dalla sinergia tra la Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Siracusa e il comando provinciale dei carabinieri. 

L’evento si terrà all’interno del Palazzo Gravina Cruyllas di Francofonte, che ospiterà, fanno sapere i militari, «oltre un centinaio di oggetti e manufatti artistici di particolare pregio, che fanno parte di ben 17 lotti riferibili a vari recuperi operati dai militari dell’Arma e del nucleo Tutela patrimonio culturale». Gli elementi che verranno esposti sono stati sequestrati in luoghi differenti della Sicilia, come Grammichele e Messina, in particolare nel territorio di Siracusa e del suo comprensorio geografico, tra cui i Comuni di Priolo Gargallo e Solarino

«Considerata la loro natura ed il loro stato di conservazione, i reperti – spiegano i carabinieri – possono essere attribuiti ad ambiti di culto o funerario. A quest’ultimo sono riconducibili i vasi di diversa tipologia e produzione (indigena, d’importazione, coloniale e siceliota) in origine appartenuti ai corredi dei defunti. Un solo frammento di cratere attico a figure rosse – continua –, del tipo a calice (seconda metà del V secolo a.C.), con personaggio maschile raffigurato di profilo, potrebbe provenire da un ambiente domestico».

L’esposizione vedrà anche la partecipazione degli studenti che avranno il compito di guidare i visitatori. «L’obiettivo – sottolinea il maresciallo Maurizio Cassia – è sensibilizzare i giovani alla conoscenza del proprio patrimonio culturale, stimolandone contemporaneamente l’interesse verso la sua custodia e conservazione, nella speranza che anche loro possano diventare sentinelle nell’arte per difendere i beni della nostra nazione».

I militari dell’arma si soffermano poi sul danno causato dagli scavatori clandestini: «La loro attività, stimolata dall’uso di metal detector, ha determinato lo sconvolgimento di molti siti archeologici, impedendo definitivamente di conoscerne i dati e le sequenze antropiche». Poi fanno il punto sui ritrovamenti: «Sono da evidenziare il fossile di un pesce di acque profonde, del miocene superiore (circa 10 milioni di anni fa) contenuto in una roccia costituita da calcarenite marnosa, un libro del seicento ed il famoso Rotolo di Ester, un manoscritto ebraico del XVIII secolo, in cui sono riportate le formule del rito della festa del Purim. Infine, si segnalano i materiali recuperati in mare, soprattutto le anfore da trasporto, che rappresentano la preda preferita da molti subacquei ma che sono anche molto apprezzate sul mercato antiquario».

Danilo Daquino

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