In marcia scalzi per un’Europa senza muri Darawsha: «Diamo voce all’Italia che si indigna»

Scalzi. Come le migliaia di rifugiati, vittime di trafficanti senza scrupoli, che ogni giorno approdano sulle coste della Sicilia. Palermo risponde all’appello, partito da Venezia e arrivato fino alla punta estrema d’Italia. Con un giorno d’anticipo rispetto alle altre città dello Stivale, infatti, il capoluogo siciliano aderisce alla “Marcia degli scalzi. Per un’Europa senza muri“, la manifestazione di solidarietà nei confronti dei migranti di tutte le nazioni, nata da un’idea del regista e scrittore Andrea Segre. Un’invasione pacifica nel cuore stesso della città per manifestare il proprio sostegno a chi affronta l’orrore di viaggi della speranza.

In centinaia domani pomeriggio si ritroveranno alle 19 in piazza Verdi, di fronte il Teatro Massimo. Da qui partirà una marcia a piedi nudi che condurrà fino al porto di Palermo, «in segno di solidarietà e di umiltà – spiegano gli organizzatori – nei confronti di chi giunge lungo le coste siciliane denudato anche dei propri sogni e delle proprie speranze. Perché la migrazione richiede esattamente questo: spogliarsi della propria identità sperando di trovarne un’altra. Abbandonare tutto, mettere il proprio corpo e quello dei propri figli su un barcone e sperare che arrivi integro al di là, in un ignoto che respinge, ma di cui si ha bisogno».

A rilanciare l’iniziativa a Palermo è stato il giornalista Davide Camarrone, con un post diventato virale sul web e che ha totalizzato migliaia di like. Attivisti, associazioni, intellettuali, ma anche semplici cittadini si sono incontrati sabato scorso a Santa Chiara, all’Albergheria, per organizzare l’evento che sulla pagina Facebook ha già totalizzato oltre 2.500 adesioni.

«È un modo per dar voce alla parte sana e solidale della società – dice a MeridioNews il presidente della Consulta delle Culture Adham Darawsha, che insieme al sindaco Leoluca Orlando e alla Giunta comunale parteciperà alla marcia -. Perché in Italia e in Sicilia c’è una maggioranza silenziosa che ancora è capace di indignarsi, che prova rabbia e dolore per questi morti, vittime di un vero e proprio genocidio, davanti al quale l’Europa criminale resta indifferente e silenziosa». Darawsha, nato a Nazareth, a Palermo ha trovato la sua strada: una laurea in medicina e la voglia di dar voce ai tanti migranti che nel capoluogo siciliano hanno deciso di vivere. «L’Italia non è un paese razzista, ma, al contrario, aperto all’integrazione e all’accoglienza» aggiunge, puntando il dito contro la Lega, che, «dopo aver inaugurato con il suo ministro il Cara di Mineo, cavalca adesso l’onda emotiva per soffiare sul razzismo, lo stesso per anni alimentato nei confronti del Sud». Ma la vicenda del giovane ivoriano che ha rapinato e ucciso una coppia di anziani a Palagonia, stuprando una donna «non può essere usata come un’arma per criminalizzare un’intera categoria. È una vicenda personale e chi sbaglia, sia italiano o straniero, deve pagare fino in fondo le sue colpe».

Ecco perché la marcia degli scalzi a Palermo sarà la testimonianza di «città accogliente e tollerante. La politica italiana – dice ancora Darawsha – ha dimostrato tutta la sua incapacità ad affrontare il fenomeno migratorio. Così sfruttando la crisi si è cercato di innescare una guerra tra poveri, ma la mancanza di lavoro e servizi non è certo colpa degli immigrati, ma dei continui tagli imposti da Roma e da Palazzo d’Orleans».

Di fronte a un’Europa «criminale» che con il Trattato di Dublino tenta di «scaricare tutto il peso dell’accoglienza sulla sponda Sud», per il presidente della Consulta delle culture è indispensabile agire su due fronti. Da un lato l’abolizione del permesso di soggiorno, che si è rivelato «uno strumento di tortura» e dall’altro il potenziamento delle commissioni che si occupano di valutare le richieste di asilo. «Le pratiche per mettersi in regola – conclude – devono essere più veloci, perché a tutti deve essere garantito il diritto alla mobilità».

Perché gli immigrati che premono alle frontiere «non solo il problema – spiegano gli organizzatori della marcia -, ma un’opportunità per questa vecchia Europa». Al termine del corteo, al porto, saranno letti il documento degli Scalzi e una lettera di un migrante scomparso. Poi, sarà osservato un minuto di silenzio. Una cerimonia laica in ricordo di chi è morto e per sollecitare i governi all’accoglienza.

All’iniziativa hanno già dato la loro adesione associazioni e sindacati. Cgil Cisl e Uil già il primo maggio in occasione della manifestazione nazionale organizzata a Pozzallo hanno rivendicato una «Europa dell’amicizia e della solidarietà». «La nostra per tanto tempo è stata terra d’emigrazione – afferma Mimmo Milazzo, segretario della Cisl Sicilia – così come tante altre regioni d’Italia. E quando andavamo in giro per il mondo, con le valige di cartone, chiedevamo accoglienza, asilo, solidarietà. Ora tocca a noi non chiudere le porte». A chiedere «un rapido cambio di passo in difesa di diritti e libertà» a un’Europa «sempre più prigioniera di egoismi, populismi e politiche sociali controproducenti» è anche Legambiente. «La Marcia è l’occasione per chiedere a gran forza certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature – dice il direttore di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna –, accoglienza degna e rispettosa per tutti, la chiusura e lo smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti, la creazione di un vero sistema unico di asilo in Europa».

«Aprire canali umanitari sicuri per cui i profughi possano raggiungere l’Europa all’interno di un sistema comune di asilo – concludono dal Forum Antirazzista Palermo – significa sottrarre miliardi di dollari ai trafficanti e ai terroristi. Significa permettere alle persone di arrivare non solo vive, ma con la loro dignità e le loro risorse da investire insieme in un mondo comune. Significa combattere senza armi i nuovi nazismi che stanno infettando il mondo, da Oriente a Occidente».

Rossana Lo Castro

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