In Italia il 46% delle scuole è a rischio sismico (al primo incidente apriranno un’inchiesta…)

da Santi Trovato
presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Messina
riceviamo e volentieri pubblichiamo
Il rischio sismico interessa quasi metà del territorio nazionale e in Sicilia oltre l’80% della popolazione vive in zone urbanizzate ad elevata sismicità. Ed è partendo da queste considerazioni che il Consiglio nazionale ingegneri (Cni) è stato chiamato nei giorni scorsi a Roma per esprimere il proprio parere informale nell’ambito dell’indagine conoscitiva sullo stato della sicurezza sismica in Italia promossa dalla VIII Commissione “Ambiente Territorio e Lavori Pubblici” della Camera dei Deputati.

In tale occasione è stato evidenziato, in primo luogo, il livello troppo elevato di vulnerabilità sismica di una larga quota degli edifici italiani rispetto ad eventi anche di non elevatissima intensità. All’attenzione della Commissione sono stati sottoposti i dati censuari Istat sul patrimonio immobiliare italiano in base ai quali viene fuori che, quasi un quarto del costruito ordinario (circa 6 milioni di abitazioni su un totale di oltre 27 milioni), versa in mediocre o pessimo stato di conservazione. A rischio è una larga parte del patrimonio abitativo, se è vero che 16 milioni di abitazioni sono state costruite prima del 1971.

Spostando l’attenzione sull’edilizia pubblica e, in particolare, sulle scuole, l’ambito infrastrutturale necessariamente più esposto rispetto al rischio sismico sulla popolazione, è stato evidenziato come nonostante la legge abbia disposto di classificare in base al rischio sismico tutti gli edifici scolastici, vi siano ancora ben 21.781 edifici – pari al 46% del totale – non registrati, sotto questo profilo di classificazione, all’anagrafe dell’edilizia scolastica.

E’ solo il dato più macroscopico che evidenzia la disattenzione dello Stato e delle pubbliche amministrazioni rispetto alle procedure di messa in sicurezza delle nostre scuole.

Il Cni ha evidenziato che è necessario avviare un percorso virtuoso capace di coinvolgere cittadini e istituzioni. Un percorso teso a favorire la realizzazione di opere di miglioramento delle costruzioni e, anche, se del caso, la sostituzione o (delocalizzazione) delle medesime costruzioni nell’arco di qualche decennio.

E’ stato ribadito, inoltre, come sia necessaria individuare processi e meccanismi che siano coerenti con la logica della prevenzione, introducendo questo termine, finalmente, tra quelli tipici delle strategie di programmazione e pianificazione anche territoriale.

Ma la crescita di una “cultura della prevenzione” per ridurre l’esposizione al rischio simico per la popolazione dovrà essere accompagnata da concreti meccanismi di incentivazione economica in grado di fare da volano ad una macro e micro economia che potrà dare nuova linfa al comparto dell’edilizia.

Il Presidente del Cni, Armando Zambrano, ha posto all’attenzione della Commissione (anche attraverso una nota di approfondimento predisposta dal Centro Studi depositata agli atti) alcuni indirizzi operativi e principi sulla base dei quali informare i futuri processi decisionali rispetto alle scelte di sviluppo delle infrastrutture ed alla gestione del patrimonio edilizio pubblico, evidenziando in particolare la necessità di:

– introdurre la logica delle prevenzioni nelle azioni di pianificazione territoriale;

– prevedere l’obbigatorietà della “certificazione simica” degli edifici;

– adottare politiche di incentivazione e semplificazione per il miglioramento/adeguamento degli edifici agli standard di sicurezza sismica più avanzati;

– avviare attività di demolizione/ricostruzione anche con delocalizzazione degli edifici situati nelle zone a rischio elevato ed in condizioni strutturali di non sicurezza;

– introdurre polizze assicurative a carattere volontario e obbligatorio.

Su questi temi l’Ordine Ingegneri di Messina già nel giugno di quest’anno aveva presentato alcune modifiche alla legge regionale sul “Piano Casa”, con le quali venivano proposti aumenti degli incentivi volumetrici e delle detrazioni fiscali a favore di chi adegua, alle normative antisimiche vigenti, il patrimonio edilizio esistente sul territorio.

Al prossimo Governo regionale siciliano chiediamo impegni precisi affinché si intervenga concretamente sui temi della sicurezza pubblica e privata con atti legislativi chiari e lungimiranti che, accogliendo le modifiche da noi proposte al “Piano Casa” regionale, prevedano anche lo snellimento delle procedure burocratiche, in special modo in ambito edilizio.

Si comprende bene che realizzare o adeguare un immobile (civile, industriale, commerciale) alle nuove norme sismiche ed aiutare il committente anche fiscalmente, per come richiesto anche dal Consiglio nazionale ingegneri in audizione parlamentare, rimetterebbe in moto un’economia in lenta agonia e garantirebbe nuova qualità sia strutturale che architettonica al patrimonio Edilizio della nostra Regione.

Tutto questo a costo zero per le ‘casse’ pubbliche.

 

 

 

 

Redazione

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