In centinaia all’insediamento di Enzo Bianco «Onorerò la sfida con passione e fantasia»

Alle dieci in punto piazza Duomo risuona. «U sinnacu c’è, ci stanu sparannu i bummi». Il cuore di Catania, tra palazzo degli Elefanti e la Cattedrale, è invaso dalla folla. Consiglieri comunali – vecchi e nuovi, eletti e non – varie autorità, semplici cittadini, numerosi fan. Tutti si accalcano all’ingresso del palazzo comunale per guadagnare un posto al primo giorno da nuovo sindaco di Enzo Bianco. E lui non si nega, sorridente e incurante della calca e degli spintoni tra il pubblico, sicuro come solo chi non compie il rito dell’insediamento per la prima volta può essere. Il bilancio della mattinata sarà di diverse dita dei piedi pestate e alcuni ceffoni rifilati involontariamente dal cavaliere Luigi Maina – presidente del comitato per le celebrazioni per la festa di sant’Agata e al fianco del sindaco al momento della firma – nella concitazione dell’organizzazione. Ma quando Bianco indossa la fascia tricolore tutti gli occhi sono puntati su di lui. «Con sincera emozione torno a servire la mia città», dice ufficialmente da primo cittadino.

La firma di un impegno con la città per i prossimi cinque anni avviene con una penna speciale: usata, prima del nuovo sindaco, dai papi Leone XIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II. Solo alcuni dei nomi importanti che risuonano nei saloni di palazzo degli Elefanti: «Qui, da ministro dell’Interno, accompagnai l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in visita a Catania», ricorda Bianco. Non prima di aver ringraziato i cittadini presenti e le autorità locali, come l’assessore regionale all’Energia e ai servizi di pubblica utilità Giosuè Marino e il commissario straordinario della provincia etnea Antonina Liotta. Uno dei primi ringraziamenti del nuovo sindaco va ovviamente a quanti lo hanno «eletto con diffusa simpatia e largo consenso».

Cinque le parole chiave del suo nuovo mandato: «Dialogo, partecipazione, confronto, ascolto e decisione. Quest’ultima non si può più rimandare», spiega al pubblico in sala. Con due punti fermi: una politica della sobrietà e il futuro di Catania come città metropolitana, «con 700mila cittadini anziché 290mila». E proprio alla città, nel suo primo discorso ufficiale, Bianco dedica un brano tratto dal romanzo Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar: «Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo. Volevo che le città fossero splendide, piene di luce, irrigate d’acque limpide, popolate di esseri umani il cui corpo non fosse deturpato né dal marchio della miseria o della schiavitù, né dal turgore di una ricchezza volgare…», recita il primo cittadino. Che promette: «Intendo onorare questa sfida con passione e fantasia».

E a quanti ribattono che, al suo quarto mandato, Enzo Bianco non possa rappresentare un vero cambiamento per la città, lui risponde:  «Vadano a prendere una granita di mandorle con la brioche calda e aspettino. Ho indossato la fascia appena qualche minuto fa, non mi si può già condannare. Questo è un nuovo Enzo Bianco». E, da sindaco, conclude la sua prima giornata ufficiale uscendo da palazzo, ancora una volta tra la folla – «Pari ca c’è u papa», commenta un passante – per dirigersi verso la cattedrale. Lì trova i cancelli della cappella di Sant’Agata aperti per l’occasione e porge un mazzo di rose bianche alla patrona etnea. Un altro omaggio floreale è stato invece deposto sulla tomba del musicista catanese Vincenzo Bellini. Sempre scortato dalla folla, che pian piano si dirada, Enzo Bianco rientra a palazzo degli Elefanti. In attesa di cominciare il vero lavoro per la città.

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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