In campo per Librino

«È arrivato il momento di impegnarci per raggiungere quello che è uno dei motivi principali per cui è nato il progetto dei Briganti: ridare vita all’impianto San Teodoro». È questo lo scopo del comitato cittadino che ha avviato in questi giorni una raccolta firme con la quale si chiede al Comune di Catania, proprietario del centro polisportivo nel quartiere di Librino, che la gestione sia affidata alla società Briganti Rugby.
La storia la conoscete: la struttura, costruita in occasione delle Universiadi del 1997 e costata più di 10 milioni di euro, è stata consegnata incompleta nel 2003 e non è mai stata utilizzata. Proprio su quei campi, mal tenuti e abbandonati, nel 2006 sono nati i Briganti, con lo scopo di coinvolgere i bambini del quartiere educandoli ai valori dello sport e toglierli così dalla strada. Da allora non hanno mai smesso di interessarsi alla questione e numerose, in questi anni, sono state le loro richieste all’Assessorato allo sport per l’assegnazione del San Teodoro. Richieste mai ascoltate.

Il Comune ha preferito affidarne una parte alla gestione del più rinomato Calcio Catania. Ad agosto del 2009, infatti, è stata firmata una convenzione tra il comune e la società di Nino Pulvirenti e a novembre dello stesso anno è stato inaugurato il campo che avrebbe dovuto aprire le porte a centinaia di bambini di Librino. Da quel momento, però, è tutto fermo. Il “presidio di legalità” che quel campo doveva rappresentare secondo il sindaco Raffaele Stancanelli è rimasto solo una promessa mai realizzata. Così la convenzione è in fase di rescissione e quel che resta del San Teodoro, a poca distanza dal famoso palazzo di cemento, è ancora in balia dei vandali.

L’idea della petizione è nata durante un’assemblea al Centro Iqbal Masih di viale Moncada a Librino, indetta proprio per discutere del fallimento della convenzione tra il comune e il Calcio Catania. Secondo i promotori dell’iniziativa, i Briganti sono il soggetto giusto al quale affidare il recupero del polo sportivo, in quanto sono una delle realtà più vivaci del quartiere in grado di riportare – stavolta senza essere abusivi – i bambini a giocare su quei campi per compiere un percorso di riscatto sociale sul territorio. Il progetto dei Briganti prevede, oltre all’impegno di sempre, il coinvolgimento di tutte le realtà che operano a Librino – associazioni, associazioni sportive, scuole – per costruire attorno alla fruizione del polo sportivo «un vero percorso di emancipazione e crescita collettiva».
La sfida non è da poco, viste le condizioni del complesso, che necessita di opere di messa in sicurezza e di manutenzione, ma i Briganti, abituati a cadere e a rialzarsi, non mostrano timore di fronte a questa partita.

La raccolta firme sarà avviata ufficialmente, e simbolicamente, domenica 27 febbraio alle 13 al campo Maria Goretti prima del derby tra i Briganti Librino e il Catania Rugby 2009, e si chiuderà il 23 aprile con l’Ultimo Chilometro, una manifestazione di tante magliette rosse che partirà dal centro della città per concludersi davanti il Palazzo degli Elefanti con la consegna della petizione. Attraverso la raccolta firme si vuole dare alla richiesta che da sempre fanno i Briganti «la forza di tutte le voci che hanno trovato spazio dentro l’Iqbal Masih e poi nei Briganti e anzi amplificarle, aggiungerne altre, renderle un urlo collettivo».
Sono già tanti i luoghi di raccolta delle firme, tra cui la libreria Tertulia e la sede del GAPA in via Cordai. Per diffondere l’iniziativa verranno realizzati anche spot video e radio e avranno luogo diverse iniziative di sostegno. Il programma è ancora in fase di realizzazione.

«Il progetto è appena nato, tanto che ancora non sappiamo da dove partirà la manifestazione del 23 aprile – dice Valentina Marletta del Centro Iqbal Masih. Stiamo pensando a varie iniziative per coinvolgere scuole, associazioni, altre squadre di rugby con lo scopo di realizzare la massima mobilitazione. Speriamo che quel giorno saranno in tante le persone con le magliette rosse che porteranno la richiesta al comune».
L’altra speranza è che il comune non rimanga sordo a quell’urlo collettivo.

Agata Pasqualino

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