Mobilitazione studentesca a Scienze Politiche. Occupazione si è detto, ma forse sarebbe più corretto parlare di assemblea. Alle dieci di mattine del 20 Ottobre, infatti, alcuni studenti hanno interrotto le lezioni con un’azione di volantinaggio, chiamando a raccolta i colleghi nel cortile della facoltà, per decidere la linea di protesta da seguire contro la riforma Gelmini. Occupare l’aula I, la più grande dell’edificio, o l’Aula Magna, più rappresentativa? Questo il dilemma iniziale.
Si è deciso per l’Aula Magna, ma è stata una “occupazione pacifica”, come ripetono i ragazzi: niente porte sfondate: hanno ottenuto le chiavi e sono entrati. Le avrebbero anche chieste al Preside, il prof Giuseppe Vecchio, ma lui non c’era.
Col passare delle ore lo scenario è cambiato completamente. Al primo piano c’era una gran folla, ma fa regolarmente lezione. In una delle segreterie dei dipartimenti nessuno sa niente di quello che si sta svolgendo al piano superiore, dove invece i ragazzi discutono sul da farsi.
All’ora di pranzo si sono già ridotti ad una settantina, ma decisi a non mollare. Non solo studenti però, anche alcuni professori hanno fatto sentire la loro voce, appropriandosi del microfono. Fabrizio Sciacca, docente di filosofia politica, e la professoressa di diritto internazionale, Daniela Fisichella hanno invitato i ragazzi a organizzarsi nel metodo, più concretamente studiando bene la legge in questione, essendo coesi e rispettando le regole. “Proteste ‘anarchiche’ non hanno mai avuto un esito positivo”, esclama Fisichella, “Ogni forma di relazione con docenti, Preside o società in genere esige un rispetto reciproco, tenendo presente che la protesta si svolge in un luogo istituzionale, l’Università”.
La professoressa non fa in tempo a finire il suo intervento, che gli studenti dimostrano di avere linee apparentemente inconciliabili. Da un lato i ragazzi dell’U.D.U. (Unione degli Universitari) proponevano un’assemblea pubblica e istituzionale – parola che ha fatto ingrossare le vene del collo tra le file opposte – che coinvolgesse, oltre agli studenti, docenti, Preside e quanti sono coinvolti nel contesto universitario di Scienze Politiche. Dall’altro lato, il recentemente ricostituito Collettivo Araba Fenice, appoggiato anche dalla presenza di studenti di altre facoltà, a favore di una linea più concreta: restare fisicamente presenti sul posto e stilare un documento che esponesse le direttive principali della protesta; per poi cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica, coinvolgendo i docenti in azioni come le lezioni in piazza.
Tra le urla e gli strepiti, qualcuno cercava di mediare, facendo notare che i due piani d’azione non si escludevano a vicenda. Ma forse il nervosismo generale ha impedito d ascoltare queste voci.
Il dibattito si è radicalizzato e, in un’Aula Magna sempre meno piena si sente ad un tratto “Io me ne vado, non ti sto nemmeno salutando. In bocca al lupo per la tua lotta”. Ed è così che i ragazzi dell’U.D.U., “Pur approvando i motivi della protesta, si dissociano dalle forme di occupazione ad oltranza, almeno in questa fase” ed escono dall’aula. Lamentano, inoltre, la presa di posizione del Collettivo studentesco, definito “uno sparuto gruppo non rappresentativo della facoltà, di cui moltissimi non fanno neanche parte”.
I ragazzi del Collettivo, invece, sostengono di aver accolto l’idea dell’assemblea, ma non la ritengono alternativa al presidio dell’aula e alla costituzione di un ‘Comitato degli studenti universitari in lotta contro la riforma’. “Quello che stiamo cercando di fare, data la presenza di studenti poco radicati nelle proprie realtà universitarie, è creare un nucleo d’avanguardia,che parta da Scienze Politiche, Lettere e Lingue, e sia itinerante per tutte le facoltà” ci dice uno di loro. Un unico fronte, insomma, ma che nasca dal vero potere: gli studenti.
Sono stati circa una trentina i ragazzi a presidiare l’Aula Magna di Scienze Politiche fino alle otto di stasera. Hanno stilato un documento e convocato una nuova assemblea per domattina alle 10:30 con il Preside e i docenti. Prima proposta concreta sarà quella di organizzare dei gruppi di studio durante ogni lezione, a cura di ciascun professore.
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