In 500 assediano assessorato al Lavoro Nessuna certezza su ammortizzatori sociali

Bloccati da disguidi burocratici. Non c’è traccia dei 120 milioni di euro necessari pagamento degli ammortizzatori sociali in deroga degli ultimi mesi del 2014. I fondi che qualche mese fa la Regione siciliana aveva dato come già versati nelle casse dell’Inps sono fermi a Roma. Al ministero dell’Economia. La doccia fredda è arrivata stamani dopo il confronto tra una delegazione della Cgil di Palermo e i funzionari dell’assessorato al Lavoro.

Circa 500 persone hanno manifestato davanti i locali in via Trinacria. Sul tappeto il mancato pagamento degli ammortizzatori sociali in deroga degli ultimi mesi del 2014 e delle prime due tranche del 2015. Risorse attese, solo in provincia di Palermo, da un migliaio di lavoratori, principalmente di Fillea (600), Fiom (300), Filcams e Flai. Da sbloccare ci sono il resto delle risorse necessarie all’Inps per avviare il pagamento dei decreti già autorizzati di cassa integrazione in deroga e di mobilità in deroga. Per domani è stato convocato un incontro con l’assessore regionale Bruno Caruso.

«Le notizie che oggi abbiamo ricevuto – spiega Francesco Piastra, segretario provinciale della Fillea-Cgil di Palermo a MeridioNews – sono molto negative. La Regione ha fatto un passo indietro rispetto a quanto annunciato a febbraio, quando in pompa magna aveva detto che le risorse era già disponibili. I fondi al contrario sono bloccati a Roma, a causa di disguidi burocratici tra la Regione e i ministeri dell’Economia e del Lavoro».

E se i 120 milioni attesi dai sindacati restano nella palude della burocrazia, dei circa 200 milioni necessari a coprire il fabbisogno del 2015 non c’è alcuna certezza. Il sindacato resta in attesa di un incontro con l’assessore e già giovedì potrebbe essere convocato un incontro per trovare una via d’uscita a una situazione che rischia di esplodere. I lavoratori, infatti, sono esasperati.

In piazza c’erano tutti. Gli ex dipendenti di “Salamone e Pullara” e di Telecom srl, della Federico musei, dell’Hotel President, delle officine Fiat, della Lapis, del bar Mazzara, di Li Vorsi, e quelli dell’indotto Fincantieri. Tutte aziende che un tempo erano il fiore all’occhiello di Palermo nei diversi settori e che oggi sono scomparse, schiacciate dalle crisi. «Le risposte che oggi abbiamo ricevuto sono inadeguate» dice Piastra, per il quale è arrivato il momento di «allargare la protesta» a tutte le altre province, dove i lavoratori restano senza sostegno al reddito e senza occupazione. «È evidente che ci troviamo dinanzi una classe politica che non è in sintonia con i bisogni dei cittadini».

Tra le centinaia di lavoratori in attesa degli ammortizzatori ci sono i 100 dipendenti dell’Ati Group di Bagheria, azienda confiscata alla mafia: attendono l’erogazione della cassa integrazione in deroga dei primi cinque mesi del 2015. «Chiediamo di conoscere il quadro delle istanze di ammortizzatori sociali presentate per il 2015 e la programmazione per le politiche attive, che prevedono un periodo di formazione, i contratti di ricollocazione e il piano di rioccupazione» dice Alessia Gatto, componente della segreteria Cgil di Palermo. Alla Regione la Cgil di Palermo chiede di sbloccare 106 milioni di fondi Pac già destinati agli ammortizzatori sociali. «La dirigente generale del dipartimento Lavoro Anna Rosa Corsello, a maggio, in un incontro con la segreteria regionale della Cgil, aveva annunciato che i soldi sarebbero stati erogati entro fine giugno – aggiunge Alessia Gatto -.  C’è la necessità che queste somme siano messe subito a disposizione: il disagio economico e sociale dei lavoratori è sempre più forte. E non si può aspettare oltre».

Al call center 4U, la lunga attesa ha ridotto sul lastrico i 370 lavoratori part time. Da mesi senza stipendio, con i contratti di solidarietà intascano solo il 50 percento delle indennità. «Dobbiamo percepire la cassa integrazione dal novembre scorso. I pagamenti li aspettavano a febbraio di quest’anno. E siamo a luglio» dice Francesco Brugnone, della Slc Cgil di Palermo. Vincenzo Compagno, della Adorte Mar, azienda di manutenzione uffici, è stato licenziato nel 2011. «Ho preso la disoccupazione e la mobilità. Nel 2014 non ho visto un euro. Ora faccio il posteggiatore al cimitero dei Rotoli». Antonino Perricone, ex dipendente del President, ha 62 anni e aspetta gli ammortizzatori sociali con ansia perché gli mancano 22 settimane di contributi per andare in pensione. «Sono in mobilità e non riesco ad andare in pensione. Versino almeno i contributi. Di fatto mi considero un esodato», dice. 

Rossana Lo Castro

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