«Manifesteremo con dignità, non abbiamo avuto altra scelta», aveva promesso Confcommercio Palermo e in centinaia tra imprenditori e commercianti appartenenti alle 50 associazioni aderenti hanno raccolto l’appello dell’associazione di categoria e si sono presentati nella tarda mattinata di oggi sotto alle finestre di palazzo dei Normanni per un flash mob dal titolo Adesso le aziende. Anche senza lavoro si muore.
Mentre alcuni rappresentanti delle varie categorie raggruppate sotto la bandiera di Confcommercio snocciolavano al microfono uno per uno i nomi di deputati regionali e nazionali e dei rappresentanti delle istituzioni, incluso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di origine siciliana, i manifestanti, in maniera composta e a distanza di sicurezza l’uno dall’altro, per venire incontro alle norme dettate dall’emergenza sanitaria, hanno avvicinato una maschera al volto. Maschera poi tolta, anche in questo caso in maniera simbolica, alla fine dell’appello. Dopo ogni nome dell’elenco la domanda era sempre la stessa: «Dove sei?»
«Il messaggio deve arrivare non solo in questo palazzo – dice Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo – Oggi è un appello a tutti coloro che a qualsiasi titolo rappresentano il popolo siciliano, perché sentiamo solo un silenzio assordante. È come se tutta la classe politica siciliana fosse avulsa dalla realtà che stiamo vivendo, soprattutto noi del mondo dell’impresa».
«Abbiamo fatto di tutto, abbiamo attinto ai nostri risparmi, ci siamo indebitati per sopravvivere e alcuni di noi non hanno nemmeno avuto la possibilità di farlo – continua – Lo Stato ci ha resi poveri. L’appello che facciamo è a tutti i politici siciliani, a cominciare dal presidente Mattarella. La Sicilia è il paradigma dell’Italia che soffre. Eravamo maglia nera per l’occupazione e per il pil già prima della pandemia, adesso siamo ancora più poveri. La maschera rappresenta la nostra paura – conclude Di Dio – anche nel volere manifestare le nostre idee, ma poi simbolicamente ce la togliamo, perché vogliamo continuare a credere in uno Stato di diritto, in una democrazia. Vogliamo metterci la faccia, per questo da oggi ci chiamiamo “gli smascherati”».
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