«L’amministrazione sceglie di rinunciare a ben 600 mila euro circa di entrate da sanzioni pressoché sicure senza che questa ingente perdita sia stata compensata da benefici significativi, visto che alle imprese è stato chiesto di mettere a disposizione 10 tablet e l’erogazione di servizi banali e di valore economico indefiniti». Ad affermarlo è il consigliere comunale del Partito democratico Niccolò Notarbartolo, con una interpellanza depositata oggi. «Quali effetti ha un tale scelta sul bilancio del Comune di Catania rinunciare alle sanzioni su mille e cinquecento impianti pubblicitari irregolari, senza ottenere in cambio alcun beneficio significativo?», è la questione posta da Notarbartolo, che chiede chiarezza alla giunta guidata da Enzo Bianco.
Nell’atto Notarbartolo ripercorre le fasi della vicenda, partita nel 2013 con i provvedimenti di riordino dell’impiantistica pubblicitaria emanati dal Comune. «Con questi provvedimenti – si legge nell’interpellanza dell’esponente del Pd – sono state revocate le autorizzazioni rilasciate prima dell’entrata in vigore del nuovo codice della strada, del regolamento comunale per la pubblicità e del piano generale degli impianti pubblicitari, aventi ad oggetto impianti pubblicitari pericolosamente collocati al di sotto delle distanze minime previste». Alla revoca delle autorizzazioni, però, non è seguita la rimozione degli impianti da parte delle ditte titolari e «per tali ragioni la polizia municipale ha elevato le conseguenti sanzioni pecuniarie di circa 400 euro per ciascun impianto» spiega Notarbartolo.
«Ciò su cui vorremmo fosse fatta chiarezza sono le misure successivamente adottate giunta Bianco che con una delibera del 6 maggio scorso, e dopo preventivi incontri con le ditte pubblicitarie del settore, ha approvato un protocollo di intesa per il riordino dell’impiantistica pubblicitaria contenente impegni tanto dettagliati quanto onerosi per il Comune di Catania» commenta il consigliere, elencando nel suo atto ispettivo alcuni punti salienti della delibera di giunta. Tra questi, riassume l’interpellanza, «la revoca in autotutela dei verbali» elevati nel 2013, a fronte della «collaborazione che le imprese sottoscriventi il presente protocollo d’intesa offrono per la repressione del fenomeno dell’abusivismo». In sostanza, le imprese hanno dato la propria disponibilità per far utilizzare al Comune «due camion di cui uno dotato di autogru con tre tecnici specializzati dotati di attrezzature necessarie alla rimozione o alla ricopertura d’impianti pubblicitari, per 300 giornate lavorative. Due autisti con autovettura dotati di macchine fotografiche digitali, un software cartografico con cui gestire l’inventario delle autorizzazioni presenti nel territorio comunale. 10 tablet da consegnare agli ispettori del Comune contenenti all’interno un database fotografico relativo alle autorizzazioni rilasciate dal Comune, un applicativo web nel quale potere pubblicare on line tutte le foto e gli elenchi degli impianti autorizzati».
Ma Notarbartolo chiede chiarimenti anche in merito ad una successiva delibera di giunta, del luglio 2014, con cui l’amministrazione ha previsto delle deroghe al codice della strada e al regolamento comunale delle affissioni e pubblicità, «disponendo un nuovo regime di distanze, molto meno severo, avente efficacia retroattiva, di fatto costituendo il presupposto per l’annullamento retroattivo in autotutela delle verbalizzazioni già effettuate». Provvedimenti su cui il consigliere Pd, presidente della commissione Lavori pubblici, nutre perplessità. «Innanzitutto gli atti di indirizzo e le modifiche ai regolamenti sono state adottate dalla giunta e non, come per legge, dal consiglio comunale – spiega Notarbartolo – Ma soprattutto non riusciamo a comprendere la natura della retroattività della modifica del regime delle distanze, che pare disposta al solo fine di determinare i presupposti per l’annullamento in autotutela dei verbali già elevati dai vigili urbani. In sostanza, quindi, la deroga alle distanze minime degli impianti rappresenta una gravissima violazione, mettendo a repentaglio l’incolumità dei cittadini in vista di un beneficio per pochissimi imprenditori».
«Vogliamo capire i motivi di quello che appare a tutti gli effetti come un condono – conclude Notarbartolo – quali siano le responsabilità che hanno caratterizzato la gestione del settore soprattutto in riferimento ai danni della mancata riscossione delle sanzioni già elevate e alle ragioni per le quali, eventualmente, non ne sarebbero state comminate altre». Nell’interpellanza si chiede infine «quali siano le azioni che l’amministrazione intende porre per affrontare il tema di un effettivo riordino dell’impiantistica pubblicitaria nella città, in coerenza con gli strumenti urbanistici vigenti e tenendo conto, oltre che delle regole di leale concorrenza economica tra i diversi soggetti operanti nel settore delle affissioni dirette e dell’impiantistica pubblicitaria, anche dell’interesse pubblico della incolumità dei cittadini».
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