Immigrazione, a Mineo arriva l’esercito Nuove commissioni e fondi per tre milioni

Cinquanta unità dell’esercito a presidio del territorio di Mineo. È la risposta del Governo alle tensioni che negli ultimi mesi hanno avuto per protagonisti i migranti ospiti del Centro di accoglienza per richiedenti asilo nel Catanese. La misura era stata disposta alla fine di dicembre, nel momento di maggiore emergenza, ed è diventata operativa negli scorsi giorni. I militari, che fanno parte dell’operazione Strade sicure lanciata nel 2008 dall’allora ministro della Difesa Ignazio La Russa, sono già giunti nel centro menenino e il loro primo impiego è avvenuto nel corso delle proteste dello scorso giovedì. «Alcuni dei migranti volevano uscire in strada, ma glielo hanno impedito», racconta senza nascondere una certa preoccupazione Alfonso Distefano della Rete antirazzista catanese.

Delle ultime disposizioni che riguardano il Cara hanno parlato stamattina in una conferenza stampa Anna Aloisi, sindaco di Mineo e presidente del consiglio di amministrazione del consorzio dei Comuni Calatino terra d’accoglienza, e Marco Sinatra, sindaco di Vizzini e presidente dell’assemblea dei sindaci dell’ente. Assieme a loro anche il prefetto etneo Maria Guia Federico e i sottosegretari Giuseppe Castiglione e Giuseppe Berretta. I responsabili del territorio hanno annunciato l’insediamento di altre tre commissioni governative che valuteranno le richieste di asilo politico. Una, a Siracusa, sarà operativa in pochi giorni; le altre – che avranno sede in provincia di Catania – lo saranno entro febbraio. Una misura, anche questa, già ordinata dal Governo per evitare i lunghi tempi di attesa che mediamente raggiungono un anno di permanenza nella struttura e che sono tra i motivi principali di manifestazioni da parte dei migranti. Con le nuove commissioni si stimano trenta nuove audizioni al giorno per cinque giorni alla settimana.

Tra le disposizioni dell’esecutivo rientra anche lo stanziamento di tre milioni di euro per il consorzio Terra d’accoglienza. «Sarà il ministero dell’Interno, attraverso la prefettura, ad accogliere e valutare le proposte avanzate dai Comuni del consorzio», spiegano in un comunicato congiunto. Per i progetti presi in considerazione, l’obiettivo da raggiungere dovrà essere «valorizzare al massimo il coinvolgimento della popolazione locale che, attraverso queste iniziative, troverà una forma di compensazione del proprio impegno sul fronte dell’accoglienza e dell’integrazione».

Assieme a sicurezza, tempi di attesa e integrazione, un nodo fondamentale da sciogliere è l’eccessivo affollamento del Centro. Secondo il patto per la sicurezza tra Governo e territorio firmato nel marzo del 2011, il limite massimo era fissato a duemila ospiti. Ma oggi, dopo le ondate di sbarchi che continuano nonostante il periodo invernale, il numero si aggira attorno ai quattromila. La richiesta è stata presentata dai due sindaci ai rappresentanti dell’esecutivo, i quali hanno convenuto sull’utilità dell’istanza che permetterebbe anche di ridurre gli ingenti costi di gestione del Centro. Un tema, quello economico e organizzativo, che nella cittadina menenina vede contrapposti parte dei rappresentanti al Consiglio comunale e i lavoratori del Cara. Da un lato il gruppo di opposizione Mineo prima di tutto chiede al primo cittadino di abbandonare la sua posizione di presidente del consiglio d’amministrazione dell’ente, mentre dall’altro si schierano i 300 dipendenti di quella che è la fonte di lavoro più importante per l’intero territorio.

 

[Foto di Qui Mineo su Facebook]

Carmen Valisano

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