Immagini per nulla innocenti

Nel corso del novecento il dibattito sulla purezza della cultura è stato spesso al centro dell’ attenzione, e la maggior parte degli studiosi  è concorde nel ritenere questa  presunta purezza un falso mito. Roland Barthes, semiologo francese, in “miti d’oggi” analizza il linguaggio del mondo del cinema, della televisione, della stampa e della pubblicità e ci fornisce una chiave di lettura per andare oltre i significati più superficiali e scoprire, anche dietro una ricetta di cucina  scritta su una rivista, i pregi e i difetti della società in cui viviamo.

 

Partendo da queste considerazioni  si potrebbe parlare del film “Joan Lui. Ma un giorno nel paese arrivo io di lunedì” di Adriano Celentano, trasmesso da Rete 4 giovedì 9 giugno.

 

Inutile soffermarsi troppo sul film, credo che Paolo Mereghetti sia stato, esaustivo nel suo dizionario del cinema: “Joan Lui (Adriano Celentano) affronta cantando i drammi del mondo odierno (droga e violenza), le attrazioni del Maligno (nei panni di un potentissimo mercante che gestisce nefasti traffici internazionali), la curiosità di una giornalista di sinistra (Mori). E attraverso i mass media predica, redime, viene ucciso e resuscita in diretta. Grazie anche ai soldi di Cecchi Gori, Celentano mette in scena il proprio delirio di onnipotenza, cioè una personale rilettura del cristianesimo in musical. Scritto, diretto, montato e interpretato con assoluta mancanza di ogni misura e pudore, il film è un delirio finto-apocalittico, che riesce solo a elencare, banalmente, i peggiori luoghi comuni del qualunquismo. Giustamente ignorato da pubblico e critica.”

 

Detto questo, e evitando ulteriori commenti sul film, quello che colpisce lo spettatore sono alcune delle scene forti in cui dei feti, dopo gli aborti, venivano venduti per fare esperimenti scientifici. Nulla di strano, questo è uno dei topos della letteratura e del cinema di genere, da “Brave New World” di Huxley fino a “Matrix” dei fratelli Wachowsky. Quello che può far riflettere è il fatto che questo film che fu un flop ai botteghini, che rischiò di mandare in bancarotta la famiglia Cecchi Gori già nel 1985(si parla di 15-20 miliardi di lire investiti) e che in televisione passa di rado, sia stato trasmesso a tre giorni dal referendum.  Credo poco alla casualità, anche perché immagino che ci sia qualcuno che si occupa della scelta dei programmi da inserire nel palinsesto e che questa persona veda i  film prima di decidere, in base ai contenuti, se mandarli in onda o meno. Immagino anche che questa persona sapeva che domenica 12 giugno c’ era il referendum per l’abrogazione parziale della legge 40.

 

Ecco come un film, che trasmesso tre mesi fa sarebbe stato una semplice occasione per sorridere di fronte alla  megalomania del “molleggiato”, diventa portatore di altri significati a causa del contesto in cui viene inserito. Mettetevi nei panni di uno spettatore medio, che in questi giorni è bombardato dalle varie campagne per il SI o per l’astensione, ma che conosce soltanto vagamente i contenuti delle leggi del referendum. E’ facile che associ le immagini del film con l’oggetto del referendum e che si senta disgustato dal modo terribile con cui è trattata la vita umana nel mondo distopico immaginato da Celentano. La televisione ha ormai una grande influenza sulla gente, i programmi di approfondimento che dovrebbero spingere alla riflessione sono snobbati a favore di programmi più “leggeri” come un film di Celentano che anziché far riflettere suscitano solo emozioni spesso inconsapevoli.  Come credete che si comporterà il nostro spettatore medio, già tentato da una domenica al mare o da una rilassante giornata in casa?

 

Ma non è certo un caso isolato, basta dare un’ occhiata ai programmi di sabato. Per i nottambuli Rai 3 propone due film in cui è centrale il tema della nascita: “Rosemary’s baby” di R. Polansky e “Il momento più bello” di L. Emmer. Mediaset invece risponde con due fiction i cui temi principale sono i figli e la famiglia.  Forse non c’è nessuna reale volontà manipolatrice, ma solo  l’intento di sfruttare il dibattito sul referendum per aumentare gli ascolti. Ciononostante bisogna smettere di vedere la tv come puro intrattenimento, bisogna avere la coscienza di subire continuamente l’ influsso dei mass media. Con questa consapevolezza si può guardare anche il delirante film di Celentano, nella speranza che il popolo Italiano sia troppo intelligente per lasciarsi guidare dal “re degli ignoranti”.

Alberto Conti

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