Il voto a Parma e in Sicilia tra Sciascia e Dalla Chiesa

Una sensazione di momento storico per l’Italia, direi epocale, ha colto chi scrive queste righe da New York alla notizia che a Parma il candidato a sindaco del Movimento 5 Stelle Federico Pizzarotti aveva vinto. Poi la successiva notizia che Leoluca Orlando stava ridiventando sindaco di Palermo, la città in cui chi scrive è cresciuto, con addirittura il 70 per cento dei voti, nonostante avesse contro il maggiore partito della sinistra, ha confermato il dato evidente di queste elezioni: gli italiani, dal Nord al Sud, non seguono piú le indicazioni dei grandi partiti tradizionali. Anzi, quando possono, votano contro. Gli italiani si sono destati dal torpore e sono pronti per un nuovo Risorgimento democratico?

La sensazione è che la vittoria in una città importante, anzi simbolo come Parma, di un candidato del M5S, può infondere la speranza che in Italia presto possa nascere una nuova Repubblica costruita questa volta con la partecipazione dal basso dei cittadini. E’ come se gli italiani, che avevano accettato di tutto e di peggio dalla politica da decenni ostaggio della partitocrazia (l’occupazione di tutto da parte dei partiti), abbiano deciso, e questo grazie anche alla grave crisi economica, di riprendersi il controllo democratico del loro Paese.

Il caso ha voluto (ma è un caso?) che tutto possa partire da una città, Parma appunto, che ha rappresentato nell’immaginario spero di molti italiani, ma sicuramente di tantissimi siciliani come chi scrive, un simbolo di ciò che tutta l’Italia dovrebbe essere e che, da qualche tempo, non riusciva più ad essere nella stessa Parma, falcidiata da scandali e cattiva amministrazione. Invece con la vittoria di Pizzarotti del M5S contro tutte le previsioni, ecco che proprio a Parma rinasce la speranza degli italiani onesti di riavere il buon governo.

Ma perché sarebbe proprio Parma il simbolo del riscatto? Beppe Grillo aveva detto che vincere a Parma per M5S era come la vittoria di Stalingrado… No, non per questo Parma sarebbe stata il simbolo del riscatto.

Esattamente poco più di mezzo secolo fa, Leonardo Sciascia dava alle stampe un libro “rivoluzionario”. E’ “Il giorno della Civetta”, del 1961, che sarà il primo grande romanzo di successo dello scrittore di Racalmuto, ma che soprattuto racconta per la prima volta agli italiani e al mondo intero la mafia per quella che veramente è, la mafia con il suo rapporto affatto “conflittuale” con lo Stato italiano. Quel romanzo di Sciascia è coraggioso perché mai prima di allora uno scrittore si era azzardato a descrivere esattamente la mafia non solo nella sua esistente potenza, ma a svelarne la funzione di “strumento di governo locale” sempre “in affari” con i “pezzi grossi” che sono pronti a venire in soccorso dei mafiosi da Roma se qualche “omino di legge” un po’ testardo o semplicemente idealista, non avesse inteso bene.

In quel romanzo, Sciascia sceglie di far arrivare da Parma il capitano dei carabinieri Bellodi, colui che lo stesso boss mafioso chiamerà “uomo” a dispetto degli ominicchi e dei quaquaraquá.

E’ in quel romanzo che Parma – città da dove proviene il capitano Bellodi che cerca di incastrare Don Mariano Arena, mandante dell’omicidio di un onesto piccolo imprenditore di un paese siciliano che non si voleva piegare agli “affari” con la mafia – diventa il simbolo dell’Italia come dovrebbe essere e che invece purtroppo non è.

Alla fine del romanzo, Bellodi verrà trasferito e, nella sua civilissima Parma, riflette su questa Italia del malaffare che non è come lui, ex partigiano, aveva sognato.

Ma nonostante la rabbia, Bellodi promette che tornerà in Sicilia, che non si arrenderà a costo di perdere la sua vita. Già, come poi tornerà in Sicilia anche il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (nella foto sopra), anche lui di Parma…

In una intervista alla Gazzetta di Parma per i 50 anni del “Giorno della Civetta”, lo scrittore Andrea Camilleri, alla domanda del perché il suo amico Leonardo Sciascia scelse Parma come città di provenienza di Bellodi, risponde: “Non posso dire con certezza il perché. Posso ragionare da siciliano e tentare una spiegazione. So che si disse che la figura del capitano fosse stata ispirata dal giovane Dalla Chiesa in servizio in Sicilia, ma va anche detto che Parma per noi è una città pulita, lineare. Una città di grande senso civico, di grande pulizia morale. Forse anche per questa ragione pensò a Parma”.

La vittoria di ieri a Parma di M5S, per chi scrive, ma spero per tanti italiani, assume così un gusto particolare. Se a Parma, dopo la sorpresa elettorale, il M5S saprà compiere anche il miracolo del buon governo, allora potrebbe far partire un effetto domino per decretare in tutta Italia non la morte dei partiti, così necessari alla democrazia, ma della partitocrazia mafiosa e imperante.

Per questo M5S da New York oggi ci appare come un movimento di liberazione non ideologico, creato da cittadini onesti che vogliono impegnarsi contro chi ha occupato lo Stato e le istituzioni senza averne nessun diritto. E ricordando il Bellodi di Sciascia, scrivo: Evviva Parma! Che torni ad essere simbolo della libertà e della civiltà democratica per la rinascita di una “Giovine Italia”, come aveva intuito già Sciascia mezzo secolo fa.

Foto di Leonardo Sciascia tratta da lenews.eu

 

Stefano Vaccara

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