Riesco a contattarlo con una chiamata whatsapp usando la connessione wi-fi di un mega bus che lo porta da Liverpool a Londra, sei ore di viaggio on the road tra le autostrade Inglesi e il paesaggio nebbioso dell’entroterra. Chitarra in spalla e dentro la valigia la vittoria di un bando del ministero dei Beni Culturali per la promozione di opere Italiane all’estero. Una scommessa non semplice, che ha l’intento di far conoscere Sfardo, il primo album di Alessio Bondì, ad un pubblico ancora più vasto. La sfida è quella di portare in giro la canzone dialettale contemporanea sostenendo la riedizione dell’album con un libretto dei testi tradotto in cinque lingue e promuovendo un tour in diversi paesi europei tra cui Germania, Belgio, Olanda e Spagna. Una fiducia che sembra davvero ben riposta:
«Questa nuova esperienza di viaggio è appena iniziata, ho suonato ad Amburgo, a Berlino e a Bruxelles. – racconta l’artista orgogliosamente nato e cresciuto nel quartiere di Tommaso Natale – Il concerto di Berlino era quello per cui avevo una maggiore attesa, ed effettivamente è stato un sentimento ben ricompensato, adesso invece sono molto eccitato dall’idea di andare in Spagna, suonerò a Madrid, a Segovia e a Zamora e sono curioso di conoscere le reazioni di un pubblico più mediterraneo ma comunque internazionale. Adesso sono in Inghilterra e sto girando un po’, mi sto rimettendo in sintonia con tutti gli ascolti inglesi che facevo da ragazzo e con questa lingua molto bella. La prossima settimana sarò invece vicino Amsterdam per uno show case in una radio Olandese. Insomma saranno due o tre mesi tutti on the road».
Un sogno diventato realtà per Alessio Bondì e per tutto il team delle due etichette discografiche palermitane 800A Records e Malintenti Dischi che fin da subito hanno creduto in lui producendo e promuovendo il suo lavoro. Sfardo è il suo primo album ed è un disco magico, il secondo attesissimo lavoro è invece in uscita entro il 2018. Sfardo raccoglie dieci canzoni in grado di incantare adulti e bambini dentro e fuori Palermo. È un disco interamente scritto e cantato in siciliano, anzi in palermitano, ed ha tutti i presupposti per essere considerato un lavoro generazionale, che segna un percorso netto sulla scena della musica made in Palermo prima e dopo la sua uscita. Un lavoro che ha dato consapevolezza e orgoglio musicale ad una intera città e che sulle note di una melodia congiunge chi ci abita ancora con chi non la vive più. Un album che sa emozionare e arrivare dritto al cuore di chi quel dialetto lo conosce e lo porta dentro di sé, ma che sa toccare le corde anche di chi è totalmente estraneo all’idioma ma rimane ugualmente affascinato dalle sonorità dei pezzi e dal magnetismo di un’artista a tutto tondo.
«Cantare per un pubblico che non capisce bene quello che dico è una cosa a cui sono tutto sommato abituato. – confessa al telefono mentre la linea va un po’ ad intermittenza – Ho suonato tante volte in Italia senza essere compreso, se vado a Roma o a Milano non tutti capiscono quello che canto. All’estero la sfida non è molto diversa. Il pubblico di questi primi concerti è stato abbastanza vario, molto dipende da quanto il locale sia frequentato dalla comunità italiana in quella città, ma in questi primi tre concerti ho riscontrato un interesse che va oltre l’appartenenza geografica. In generale non vengono ad ascoltarmi solo italiani o siciliani ma anche amanti dell’Italia o gente semplicemente curiosa di ascoltare qualcosa che viene da lontano, anche perché c’è una certa fascinazione in Nord Europa rispetto alla Sicilia o all’Italia. Il sentimento che percepisco è di grande attenzione e questo è molto gratificante».
Un Alessio Bondì cresciuto e più maturo e un progetto musicale che sembra aver messo le ali e fa bene al cuore di quelli che invece questa città la vivono, con un sentimento oscillante tra gioia e dolore, ogni giorno. Non vedo la sua faccia, perché entrambi odiamo le videochiamate, ma me lo immagino imbacuccato e felice per un lungo viaggio che aspettava da tempo e che lo porterà in giro per mezza Europa offrendo nuovi stimoli e spunti di riflessione per le sue canzoni. «Mi sono immerso in un flusso di creatività positivo – racconta – che forse era un po’ sopito ultimamente, tra un concerto e l’altro ho molto tempo libero e ne approfitto per conoscere i luoghi in cui mi trovo, fare giretti, suonare agli open mic e in generale rilassarmi».
Radici profondissime quelle che Alessio Bondì esprime nei suoi testi, sempre autentiche e mai edulcorate, eppure la necessità di astrazione dal quotidiano è un urgenza spesso impellente nell’animo di un’artista.
«Stranamente – confessa – scrivo meglio quando sono lontano dalle cose di cui parlo, per il tipo di operazione linguistica che faccio a volte mi serve staccarmi un po’ dalla Sicilia. Trovo molto stimolante viaggiare perché mi aiuta a mettere in moto la parte del cervello che parla le altre lingue e questo ha un effetto benefico sulla mia creatività, inoltre allontanandomi dal quotidiano, è come se passassi al setaccio tutte le informazioni, i sentimenti e le parole inutili che ci sono in una giornata per far rimanere solo le cose più luminose, più belle e fondamentali».
Chi fosse curioso di scoprire le prossime date del Tour Europeo può conoscerle qui: http://alessiobondi.com/date/
Le immagini presenti in questo articolo sono state scattate dalla fotografa tedesca Helen Hecker, che ha ritratto Alessio Bondì in alcuni momenti del suo tour in Germania. www.helenhecker.de
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