Il tragico venerdì di Catania

Sui fatti del Massimino, ecco tutte le domande a cui vorrei avere una risposta:

Dal racconto, finalmente maggiormente delineato, degli scontri che hanno provocato la morte dell’ispettore Raciti (vedi La Sicilia di oggi) mi sorgono un paio di domande:

1) I lacrimogeni sarebbero stati lanciati dai carabinieri in servizio dietro la curva nord, probabilmente sotto attacco. E’ stata una soluzione inevitabile o poteva strategicamente prevedersi che avrebbero ancora di più scatenato la “caccia” alle forze dell’ordine?

2) Perché non c’erano gli idranti, come previsto dalla legge?

3) I poliziotti si sono trovati in mezzo a una sorta di agguato, con tifosi che li attaccavano da fuori e da dentro lo stadio. Possibile che si siano presentati all’ingresso del settore ospiti della curva nord impreparati, o senza coscienza di quello che li attendeva? E gli infiltrati e la Digos, non avevano avuto alcuna informazione in merito? Non è che ci sia stata qualche deficienza tattica tra le forze dell’ordine? Senza puntare il dito su nessuno, chi ne ha la responsabilità? 

Nella trasmissione di ieri sera su Antenna Sicilia, un ospite ha ribadito di essere entrato allo stadio senza essere sottoposto ad alcune perquisizione o controllo. Come lui anche chi portava dentro borse e borsoni. Ha detto di avere chiesto a un poliziotto e che questo gli ha riferito: ci è stato ordinato di non fare perquisizioni.

1) Possibile? Non è un obbligo di legge?

2) Perché al Massimino si portano dentro i fumogeni? Non sono vietati dalla legge Pisanu?

3) Chi, se è vero quello che avrebbe riferito l’ospite della trasmissione, ha dato ordine di non perquisire?

Un ultra, intervistato in un servizio della trasmissione Porta a Porta di ieri sera, ha detto: “Allo stadio ci sono 23 mila posti, eravamo 26 mila, poi si lamentano se succedono queste cose”. Se è vero:

1) Che significa? Come è possibile, se la legge prevede il biglietto nominativo, che ci siano 3mila persone oltre la capienza? Bisognerebbe verificare. Che dice la società?

Il giorno dopo il fattaccio, La Sicilia riportava un virgolettato attribuito a un rappresentante dell’amministrazione comunale (non ricordo chi, non ho il giornale): “Avevamo accordi con gli ultras affinché non succedesse niente”.

1) Non è assurdo prendere accordi con queste persone? Può l’istituzione, lo Stato, prendere accordi sul non rispetto della legalità (cioè consentire fumogeni, ingresso di altro materiale, non fare perquisire) in cambio di una promessa di buon comportamento? Quale affidabilità hanno questi signori? Così si legittima solo il loro potere di ricatto e si manda a benedire il diritto.

Lo stadio sarà chiuso perché non a norma. Da quando è in vigore la legge Pisanu si è andati a avanti grazie alle proroghe concesse dal prefetto (probabilmente anche grazie ai patti di non creare casini sommersamente fatti con le organizzazioni ultras).

1) Perché il Comune, che è proprietario dell’impianto ed è anche uno dei soggetti demandati a tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica, non ha provveduto a mettere a norma lo stadio? Non ci sono responsabilità oggettive?

2) E il prefetto non ha anch’egli una responsabilità per avere sempre concesso la proroga per giocare in un impianto “terra di nessuno”, aperto a chiunque tutti i giorni della settimana e con il custode ultrà che nascondeva l’arsenale da battaglia dentro lo stadio?

La signora Raciti, grande dignità, ha detto una cosa incredibile nel suo discorso in duomo: «Ogni volta sapevo che mio marito sarebbe tornato un po’ ferito, ma non pensavo potesse tornare così». Tutti i poliziotti sapevano e sanno del pericolo costituito dall’inadeguatezza del Massimino, e della pericolosità degli ultras catanesi (che il ministero dell’Interno in un recente rapporto ha definito una delle tifoserie più pericolose d’Italia).

1) Perché il questore ha detto sì a fare disputare la partita in un impianto totalmente fuori legge, mettendo a repentaglio la vita e l’incolumità dei suoi uomini?

2) Perché al Massimino non si faceva una perquisizione accurata di tutto lo stadio, sequestrando spranghe, bastoni, fumogeni, bombe carta? Possibile che tutte queste cose entrino sotto gli occhi dei poliziotti? Allora che ci stanno a fare? Delle due l’una: o sono inetti o hanno ordine di “tollerare” tutto. Allora che senso ha il loro presidio? Non è una ulteriore perdita di autorità nei confronti di tutta quella gran parte di città che vive della legalità si fa beffa ogni giorno, consapevole di tutte le zone franche esistenti, come lo stadio?

Infine, purtroppo poco o nulla sottolineato dalle cronache locali e senza volere criminalizzare una città, è palese che una buona ed ampia fetta della cittadinanza sta dall’altra parte: con gli ultras contro le forze dell’ordine. Lo testimoniano le interviste a giovani presi in strada mandate nelle tv nazionali (”ai funerali io? Se era un catanese, ma era un poliziotto”), il fatto che nessuna organizzazione ultras sia andata ai funerali di Raciti, che nonostante questi fossero in concomitanza con la messa solenne di Sant’Agata non ci fosse un solo uomo col sacco bianco in piazza. Lo testimoniano le guerriglie contro la polizia che fa perquisizioni nei palazzoni occupati di Librino, l’incuria per regole e norme in interi quartieri suk, periferici (e nemmeno tanto), popolari, degradati.

Una parte di città gigantesca, un po’ negata dietro la demagogica affermazione che c’erano anche i figli della Catania bene tra i teppisti fermati: già quanti? Quattro o cinque?

Insomma, perché a Catania si tratta con questi signori? Perché la Chiesa non è stata capace di gridare il suo sdegno e il suo monito al rispetto delle regole e degli altri? Perché si concede ampio margine di manovra e potere a chi pasce nel non diritto, di cui gli ultras dello stadio potrebbero essere solo la punta dell’iceberg di troppo vasta fetta di popolazione? Per paura? Per il timore che uno scontro molto più ampio e forte si possa materializzare?

Gianluca Reale

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