L’eco delle polemiche romane o palermitane sembra lontanissima, e i due peraltro fanno di tutto per farla restar tale. Luigi Di Maio e Giancarlo Cancelleri ci hanno preso gusto e si godono l’ospitalità che gli viene riservata in giro per i paesi intorno all’Etna. Il mini-tour era iniziato ieri a Randazzo e si è chiuso a Piedimonte. Tappe intermedie Linguaglossa e Castiglione di Sicilia, dove il vicepresidente della Camera e il candidato alle Regionali siciliane del Movimento 5 stelle hanno toccato con mano uno dei frutti del grillismo.
La notte l’hanno infatti trascorsa in un albergo diffuso di Castiglione, accolti da un attivista del movimento con tanto di torta. Nel 2013 era arrivato, da parte dell’Ars, il varo della normativa sul rilancio dei centri storici dei piccoli Comuni promuovendo forme di ricettività realizzate recuperando le case sfitte. Uno dei primi esempi isolani si trova appunto ai piedi del vulcano, dove i cinquestelle hanno puntato forte sul quel «volto di governo» che si prova costantemente a rafforzare durante questa campagna elettorale.
Poche bandiere, come da indicazioni arrivate direttamente da Cancelleri alla base, e pochi slogan. «Non possiamo fare promesse, ma vogliamo ascoltare il territorio, i problemi dei Comuni e dei cittadini», ripetono i due. Il primo al momento unico nome alle primarie per la designazione del candidato premier, il secondo candidato presidente della Regione con l’ombra del ricorso sulla regolarità delle primarie online. Ma su questi temi non arrivano prese di posizioni, come del resto si rimane sul generico quando c’è da rispondere alle sollecitazioni degli attori incontrati.
L’approccio più intenso è stato forse quello con il mondo del vino. Sono circa due milioni e mezzo le bottiglie annualmente prodotte dai vigneti dell’Etna, con oltre 250 aziende attive. C’è già chi ha iniziato a chiamare l’area del vulcano come «la nuova Borgogna». A Castiglione, i rappresentanti del comparto hanno sciorinato a Di Maio e Cancelleri tutte le questioni ancora sul tavolo: dalla piaga delle discariche abusive alla zoppicante gestione dei rifiuti, passando per la sicurezza e le carenze sui servizi basilari. «Anche la normale fornitura elettrica o la connessione internet, da queste parti, diventano un problema», dice un imprenditore vitivinicolo. Le risposte che arrivano dal duo ripercorrono le piattaforme programmatiche del movimento, mentre devono per forza farsi più articolate davanti al problema incendi.
L’estate è stata tra le più dure per il versante nord dell’Etna, e non solo. Ancora più sconcerto ha destato la clamorosa impreparazione del sistema regionale antincendio venuta fuori durante l’emergenza roghi che va di pari passo con il nodo dei forestali. Chi si attende, però, i toni del grillismo più intransigente è destinato a restare deluso. Cancelleri lo ribadisce davanti agli operai che incrocia a più riprese, fra Randazzo a Linguaglossa: nessuno manderà a casa i precari, anzi, dice il candidato M5s, «l’obiettivo è la vostra stabilizzazione, fare assunzioni programmate. Ma non dipende soltanto da noi, dovremo andare a sederci con l’Inps e col ministero e chiedere di avere i soldi non sottoforma di disoccupazione, ma per mettere a regime gli stipendi». Parole dolci alle orecchie del Sifus, il sindacato indipendente degli operai forestali, molto rappresentato in zona. In attesa di trovare soluzioni definitive e condivise con Roma, Cancelleri indica una strada immediatamente percorribile. «Non licenzio nessuno, voglio mettere a lavorare le persone per produrre un servizio», dice. Come? «Sganciando il fondo per i vostri stipendi dall’approvazione del bilancio della Regione, così ogni volta che serve si mandano le persone a lavorare, senza aspettare l’approvazione dell’Aula», spiega a un gruppo di operai di Linguaglossa.
I sindaci, nessuno di marca pentastellata, riservano comunque un’accoglienza con tutti gli onori. A Piedimonte, Di Maio e Cancelleri parlano in aula consiliare, mentre a Linguaglossa primo cittadino e assessori offrono loro un caffè al bar. Il vicepresidente della Camera ordina però una limonata, prima di aggiungere: «È così che vogliamo costruire una rete di governo, parlando con i sindaci, occorre fare squadra per essere pronti, il giorno dopo le elezioni, davanti al vortice delle gestione di una regione così importante». Già, le elezioni. Di Maio lo dice tra un sorso e l’altro della sua bibita: «Gli altri imbarcano di tutto, noi invece andiamo da soli e rischiamo di battere il record della lista più votata». Che però, data la legge elettorale, potrebbe non bastare a garantire la vittoria.
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