Il Titanic-Sicilia annaspa tra acqua & rifiuti…

Come spesso è accaduto in questi giorni, nelle vicende – anzi, nelle vicissitudini – della politica siciliana il comico si mescola con il tragico. Tragica sta diventando la gestione dei rifiuti. Appena due giorni fa la Cgil ha annunciato una manifestazione di popolo contro l’immobilismo del Governo regionale. Molti Comuni siciliani, proprio a causa dei rifiuti, sono al dissesto finanziario.

Grazie alla ‘riforma’ che ha introdotto gli Ato rifiuti, un servizio che ai Comuni – ad esempio – prima della ‘riforma’, costava 100, costa adesso il doppio e forse più. Una follia. Il presidente della Regione, dal 2008 ad oggi, ripete e ribadisce di aver impedito la realizzazione dei quattro termovalorizzatori. Avrà anche fatto bene, viste le ‘operazioni’ che una certa politica aveva organizzato sui terreni dove avrebbero dovuto vedere la luce i quattro impianti. Ciò posto, un Governo deve governare. Fornendo soluzioni. E mettendole in atto.

Ebbene, che soluzioni ha fornito, in quattro anni, il Governo Lombardo in materia di raccolta e smaltimento dei rifiuti? In tutta sincerità, non l’abbiamo capito. Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia, che sono gli esponenti del Pd che, più degli altri, hanno voluto la partecipazione di questo Partito nella giunta Lombardo, ripetono spesso di aver affrontato il problema dei rifiuti. Ma non hanno mai spiegato come.

Anzi, una volta qualcosa l’abbiamo capita: come quando il Governo regionale ha provato a realizzare una mega-discarica nell’area della Valle del Dittaino, zona granicola di eccellenza della Sicilia. Una follia per fortuna bloccata. L’occasione, per noi, per capire che l’unica soluzione trovata in quattro anni da Lombardo, Cracolici e Lumia è quelle delle discariche. In pratica, rispetto agli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso, la Sicilia di Lombardo, Cracolici e Lumia non ha fatto un solo passo in avanti. Un disastro totale.

Se volete verificare che danni provocano le discariche al territorio dovete recarvi a Torre Salsa, la splendida Riserva naturale costiera che corre tra Eraclea Minoa e Siculiana marina, in provincia di Agrigento. A qualche chilometro dalla Riserva naturale – che negli ultimi anni è stata gestita in modo piuttosto approssimativo – c’è la discarica di Siculiana. Una discarica privata gestita dalla famiglia Catanzaro di Agrigento. Ebbene, grazie ai veleni di questa discarica, molti degli uccelli che raggiungono Torre Salsa muoiono.

Questo, è chiaro, è solo uno dei tanti casi dei danni prodotti dalle discariche. A Bellolampo – la discarica di Palermo ogni anno più satura dell’anno precedente, ma sempre aperta, sempre con nuove vasche autorizzate sempre dalle stesse autorità – il percolato ha inquinato una falda. Così l’acqua inquinata finisce nel porto dell’Acquasanta. Fatto ben conosciuto dalla passata amministrazione comunale. Non ci risulta che siano stati adottati provvedimenti.

Ai problemi di inquinamento si sommano quelli finanziari. La Cgil – nazionale e siciliana – ha ribadito che l’indebitamento degli Ato rifiuti, nell’Isola, ammonta a oltre un miliardo di euro. E ha precisato che molti Comuni siciliani non sono più nelle condizioni economiche di proseguire il servizio di accolta dei rifiuti. Il tutto in estate, con rischi gravissimi per la popolazione.

Tutto questo avviene perché i Comuni non riescono più a pagare i gestori delle discariche, che in Sicilia, in parte, sono privati (è il caso della già citata discarica di Siculiana, in provincia di Agrigento, dove una discarica pubblica è finita incredibilmente nelle mani dei privati di Confindustria Sicilia).

Per tutta risposta, la politica siciliana – ci riferiamo al Governo e all’Ars – ha ridotto il trasferimento finanziario ai Comuni. Grosso modo, dai 650 milioni di euro dell’anno passato si è passati a 450 milioni di euro di quest’anno. Con ritardi nell’erogazione. In pratica, per foraggiare la tabella H e altre clientele la politica siciliana ha tolto soldi ai Comuni.

E non è finita. Mentre più della metà dei Comuni siciliani annaspano in una crisi finanziaria gravissima (provocata anche da una dissennata gestione dell’acqua alla quale di seguito accenneremo), l’Ars, da martedì, discuterà una legge omnibus per distribuire in clientele varie i pochi soldi rimasti e altri soldi che Governo e Ars contano di reperire con un nuovo indebitamento.

Come si più notare, lo scollamento tra politica siciliana e realtà è ormai totale e non più recuperabile. Basti pensare che, a fronte di una Sicilia che muore giorno dopo giorno, le uniche attività di Governo e Ars sono il dibattito sulla legge omnibus e la spamodica spartizione di posti di sottogoverno, provando ad assicurare ai ‘fortunati’, o almeno ad alcuni di questi,

Foto Giovanna Biondo

remunerazioni di almeno 300 mila euro lorde all’anno.

E la crisi del Governo Lombardo? E i 46 parlamentari pronti a dimettersi per sciogliere anticipatamente l’Ars? Fesserie col botto. Presa per i fondelli. Nessuno di questi signori vuole dimettersi. E, secondo noi, il 29 luglio non si dimetterà nemmeno il presidente Lombardo. Questi si faranno cadere la Sicilia addosso, ma non molleranno le poltrone che occuppano. Nemmeno ammazzati.

In questi giorni abbiamo cominciato una serie di approfondimenti sulla gestione idrica. Anche su questo fronte Lombardo, Cracolici e Lumia dicono che il Governo regionale ha fatto grandi cose. Quali? Di fatto, in Sicilia, l’acqua è nelle salde mani dei privati. E nessuno ha fatto nulla per smantellare un sistema che non è meno folle di quello dei rifiuti. Tant’è vero che, appena qualche giorno fa, il Governo ha nominato il nuovo presidente di Sicilacque. Cioè della società privata – della quale la Regione siciliana è azionista di minoranza – alla quale la stessa Regione ha ceduto gratuitamente, per quarant’anni, una parte consistente di infrastrutture che sono state realizzate, negli anni passati, con i soldi dei siciliani.

Tutto questo è avvenuto a partire dai primi anni del 2000, grazie a una legge nazionale – totalmente folle, se non truffaldina – voluta dai Governi Berlusconi. Il risultato, paradossale, è che, dopo questa riforma, i siciliani pagano bollette idriche doppie, se non triple, rispetto alla gestione precedente. In pratica, con l’inganno che il servizio idrico gestito dai privati sarebbe ‘migliorato’, la Sicilia ha ceduto ai privati dighe e acquedotti pubblici per far pagare ai siciliani bollette doppie o triple!

E non è finita. I Governi Berlusconi avevano promesso – una delle tante promesse – che con il passaggio alla gestione privata gli impianti – cioè le condotte idriche ‘colabrodo’ di grandi e piccoli centri sarebbero state rifatte. Eliminando le perdite di acqua che oggi sfiorano il 50 per cento.

Invece, con la scusa che alcuni Comuni siciliani si sono rifiutati (secondo noi giustamente) di cedere le infrastrutture idriche ai privati e che è difficile , in otto-nove anni non abbiamo visto una sola rete idrica messa a nuovo. Abbiamo invece assistito – sempre ad Agrigento – a qualcosa d’incredibile: e cioè decine e decine di milioni di fondi europei che dovrebbero essere erogati a una società privata – Girgenti acque – per la realizzazione di una rete idrica che, fino a prova contraria rientra ra gli interventi ordinari dello Stato.

Ora, i fondi europei, per definizione, debbono esere aggiuntivi e non sostituiti dei fondi nazionali: l’autonomista Lombardo questo lo sa benissimo. ma questo non ha impedito a lui e al Pd siciliano che governa con lui di ‘pilotare’ questa incredibile ‘operazione’ idrica ad Agrigento, operazione che noi ci auguriamo venga bloccata.

La lista delle assurdità alle quali stiamo assistendo attoniti è lunga. Come l’insensata liquidazione dell’Eas, l’Ente acquedotti siciliani, un soggetto che, se gestito correttamente, per l’esperienza e le professionalità che ha acquisito in tanti anni, sarebbe perfettamente in grado di svolgere un servizio pubblico a costi dimezzati per la collettività.

Già, servizio pubblico. Perché un referendum popolare, votato dagli italiani nel giugno dello scorso anno, ha stabilito che la gestione dell’acqua deve essere pubblica. Cosa che il Governo Lombardo e il Pd che l’appoggia sembra non abbiano ancora capito.

E, dal loro punto di vista, hanno ragione. Togliere a Sicilacque la concessione gratuita quarantennale di dighe e acquedotti non sarà facile. E’ una società privata, no? Ci sarebbe di mezzo una rescisione in danno di un mega-contratto. Quanto costerà alla collettività siciliana riprendersi dighe e acquedotti ceduti – lo ripetiamo: gratuitamente per 40 anni – a Sicilacque?

A pagare non sarà il Governo Berlusconi. Pagheranno i siciliani, non si capisce bene con quali soldi. In tutto questo, mentre la Regione deve ancora cominciare ad avviare le procedure per riprendersi le proprie dighe e i propri acquedotti ceduti a Sicilacque, i privati hanno invece armato una turilla a quei Comuni siciliani che, fino ad oggi, si sono rifiutati di cedere a un privato le infrastrutture idriche pubbliche.

Uno scenario ingarbugiatissimo, come si può notare. Dove solo una legge potrebbe evitare di fare pagare ai cittadini altri costi impropri.

Ma chi dovrebbe fare questa legge? Il parlamento nazionale di ‘nominati’ che non vuole approvare una legge elettorale per consentire ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti? Il Governo Monti che pensa ad ‘alleggerire’ gli italiani con l’Imu? L’Assemblea regionale che pensa alla legge omnibus? O il Governo Lombardo che pensa alle nomine di sottogoverno?

La Sicilia affonda? Anche il Titanic affondava mentre l’orchestra suonava…

 

Giulio Ambrosetti

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