PARLIAMO DI UN ‘MUCCHIO’ DI 500 MANUFATTI IN ORO E PIETRE PREZIOSE RIMASTO SEPOLTO PER ALMENO 300 ANNI. SIAMO ANDATI A VEDERLO. QUESTO E’ IL NOSTRO RESOCONTO.
Chi non ha mai sognato di trovare un “Tesoro” , se poi questo tesoro è della consistenza in oro e pietre preziose, di quelli sognati a bordo di galeoni di pirati, la cosa si fa seria!
Il Tesoro di cui parliamo è uno splendente mucchio di 500 manufatti in oro e pietre preziose rimasto sepolto almeno 300 anni sotto le fondamenta di una antico stabile in Cheapside nel centro di Londra.
Gioielli e pietre preziose che nel tempo comunque erano state messe singolarmente in mostra dal Museo di Londra e che ora lo stesso ha deciso, con la speciale mostra dal titolo The Cheapside Hoard: London’s Lost Jewels , inaugurata l’11 ottobre scorso, di offrire in visione il tesoro al completo!
Il Tesoro è inestimabile e non ha prezzo, infatti non esiste al mondo raccolta equivalente per paragonarla. Alcuni degli articoli sono unici , come ad esempio un piccolo orologio fatto da un singolo cristallo di smeraldo colombiano. Fantastico!
“In termini di artigianalità, è un pezzo di brillantezza assoluta “, ha detto la curatrice della mostra Mrs Hazel Forsyth.
Comunque le gemme fecero già scalpore quando furono esposte nel 1914, ma non sono mai stati indicate come una collezione completa fino ad ora. Infatti dopo decenni di spigolature, il Museo di Londra ha finalmente messo in mostra il Tesoro Cheapside, un misterioso tesoro di elisabettiana epoca e periodo Stuart scoperto per caso nei primi del ‘900; e noi siamo andati in avanscoperta ad ammirarlo per voi e ve lo raccontiamo.
Lo spettacolo (è questa la parola giusta per descriverlo) del tesoro in mostra dura fino al 27 aprile 2014. E’ un vero tripudio in fiamme con pietre tra cui smeraldi , granati e zaffiri rosa portati in Inghilterra dal Nuovo Mondo e il Medio ed Estremo Oriente.
La curatrice della Mostra Mrs HazelForsyth ha spiegato all’inaugurazione come , nel complesso , la collezione è “una capsula del tempo di contemporaneo gusto , la moda e abilità artigianale”.
Ci sono preziosi gingilli, cammei , anelli , pendenti, ornamenti per capelli, bottiglie di profumo e gli orecchini indossati da donne, ma anche da uomini (all’epoca era simbolo di macismo!). Così come pezzi contraffatti di alta qualità, frutto di orafi di malaffare.
La curisosità? Uno dei gioiellieri il cui lavoro è stato identificato, era un noto maestro falsario dell’epoca, tale Thomas Sympson, che trasformava il cristallo di rocca in rubini finti in modo talmente convincente che venivano venduti per migliaia di sterline a pezzo.
Questi gioielli tornano a noi da sogni e voluttuosi desideri di uomini e donne di sangue blu che confidavano sul potere riflesso dall’ornamento prezioso in quello che definiremmo un periodo d’oro di pace, di prosperità, di commercio e dell’esplorazione internazionale; un momento in cui ricche materie prime esotiche, provenienti da tutto il mondo, inondavano regolarmente Londra che era crocevia di questa moderna internazionalizzazione ante litteram.
Stiamo parlando dell’aureo periodo elisabettiano. Al contrario del popolo che indossava gioielli, realizzati in metalli e con palline di vetro artificiali , il tutto placcato con oro di scarsi carati, alcuni dei quali hanno trovato posto in mostra.
Il Museo ha provveduto, per i più feticisti, con una brillante operazione di merchandising ( lasciamo fare agli inglesi che in quest’arte commerciale sono maestri) a beneficio dell’acquisto compulsivo delle contemporanee masse di visitatori , di avvalersi di una collezione, creata appositamente da una ditta inglese in collaborazione con il museo, di replicche dei gioielli in mostra.
Mrs Hazel Forsyth, la dinamica curatrice di “The Hoard Cheapside”, ha svelato che per anni aveva fatto pressione sul Museo di Londra per allestire una mostra evento del Tesoro, la più grande collezione al mondo di gioielli intatti risalenti dal tardo 17 ° secolo 16 ° e inizi.
I gioielli poi sono stati magistralmente collocati nel contesto della loro epoca d’origine. Infatti la geniale curatrice Hazel Forsyth ha riempito lo spazio espositivo con dipinti d’epoca – tra cui Elisabetta I – dove appaiono come venivano indossati o tenuti i gioielli ; mappe che mostrano rotte commerciali sul mare, e casse utilizzati per conservare le gemme.
Inoltre ha ricreato in scala reale un laboratorio orafo e una profumeria , la London profumiere Roja, dove utilizzare le note fragranti alla moda del tempo – tra cui gelsomino e damasco rosa – per ricreare l’odore che si sarebbe potuto annusare nelle corti stile Tudor ed Elisabettiano dell’epoca .
Insomma oltre che il tesoro va in scena una scenografia dettagliata e sensoriale dell’epoca di datazione dei manufatti di gioielleria.
I quasi 500 pezzi esposti – tra cui una spilla salamandra con smeraldi colombiani e diamanti taglio indiani , un cammeo in agata rara di Elisabetta I ed un orologio con cristallo di smeraldo esagonale – sono stati trovati fortuitamente nel 1912 , quando gli operai ristrutturando gli edifici fatiscenti di Cheapside nella City di Londra e cominciarono a scavare nelle cantine.
Nella cantina di 30-32 Cheapside , hanno trovato cumuli di gioielli mescolati con sporcizia , fango e macerie. Una favola!
Cheapside è sempre stata un centro commerciale. Oggi una parte della strada è la patria di One New Change, un centro commerciale progettato da Jean Nouvel. Nei secoli 16 e 17 era famosa per le sue botteghe orafe.
Il tesoro ha trovato la sua strada per il Museo di Londra a causa di un banco di pegni, noto tra i collezionisti di antichità, che ha acquistato i gioielli dagli operai e ha cominciato rapidamente i negoziati con i funzionari del museo.
Hazel Forsyth ha cercato di rintracciare l’identità del gioielliere od orafo che ebbe a nascondere il tesoro e le motivazioni per cui lo ebbe a fare. La sua teoria è che l’orafo seppellì il suo intero magazzino commerciale e andò a combattere nella guerra civile inglese; ma la sua provenienza rimane uno dei tanti misteri di Londra.
All’inaugurazione la stampa ha chiesto al curatore: “E ‘ del tutto possibile che altri pezzi del tesoro sono ancora là fuori nelle fondamenta dei palazzi intorno al sito del ritrovamento?”. Lo stesso ha replicato non senza qualche ammiccamento: “Ci sono ancora tante domande senza risposta”.
Intanto il Tesoro può vantare 500 gioielli intatti dell’epoca elisabettiana che in atto sono in mostra, nella loro unicità, ed è indubbio che si tratta di una rara collezione di manufatti di gioielleria raccolti in oltre un secolo di ricerche.
Un tesoro nascosto per oltre trecento anni e riscoperto per caso in una cantina nel cuore di Londra. Il bottino sin dall’origine del ritrovamento è costituito da gioielli preziosi tra collane, anelli, spille, ciondoli, cammei, orologi, creati tra la metà del Cinquecento e i primi del Seicento, utilizzando oro, perle e diamanti ma anche smeraldi di Paesi lontani come quelli della Colombia, gli zaffiri da Ceylon, i rubini dall’India, i lapislazzuli dall’Iran ed i turchesi dal Sinai, a dimostrazione della potenza commerciale sui mari del mondo delle navi di Sua Maestà la Regina Elisabetta I.
La storia è una vera favola, ma non priva di vicissitudini rocambolesche laddove , quando nel 1912 un gruppo di operai che stava demolendo una casa nella City ha fatto l’incredibile scoperta del tesoro celato nelle fondamenta del palazzo, si scoprì che invero le fondamenta, dove era stato celato il tesoro, risalivano al precedente ‘edificio realizzato intorno al 1500 e distrutto nel grande incendio di Londra del 1666.
A ciò si aggiunga che nel 500 Cheapside era la strada dei gioiellieri, e il tesoro era stato probabilmente seppellito per sicurezza da un orafo, poi forse morto di peste, o coinvolto nella guerra civile, o spazzato via dall’incendio, prima di poterlo recuperare. Inoltre I 500 gioielli ritrovati nel 1912, sono stati poi oggetto di contesa tra vari musei londinesi e quindi studiati a lungo dagli esperti per determinare la provenienza e la storia di ogni singolo oggetto.
Una prova in più per la datazione prossima del tempo del nascondimento del Tesoro è il ritrovamento tra questi di una gemma cammeo con inciso il nome del visconte Stafford , un titolo assegnato nel 1640 , il che significa il tesoro è stato sepolto sicuramente dopo il 1640 e prima del 1666 quando gli edifici della zona sono state distrutte nel grande incendio di Londra .
La mostra non delude la lunga attesa ai tornelli: la ricchezza, la bellezza e grande diversità dei gioielli è stupefacente. Alcuni, come gli anelli, gli orecchini e le lunghe collane, sono cosi’ all’avanguardia che potrebbero essere contemporanei.
Altri appartengono decisamente alla loro epoca, come il cammeo di onice con inciso il profilo di Elisabetta I; altri ancora sono pezzi unici, come lo straordinario orologio esagonale incassato in un pezzo unico di smeraldo. Oltre a essere preziosi, i gioielli sono estremamente rari perché la lunga “sepoltura” li ha preservati intatti: le pietre non sono scheggiate e lo smalto non è graffiato.
Pochi esemplari di gioielli dell’epoca elisabettiana infatti sono ancora in circolazione, perché con il tempo sono andati perduti, distrutti o smontati e saccheggiati per riutilizzare le pietre.
Infine numerosi quadri rivelano come i gioielli fossero indossati all’epoca: la moda era di portare lunghe collane, intorno al collo e alla vita, a volte drappeggiate e fissate con spille; gli anelli non venivano confinati alle dita della mano ma erano appuntati su colletti o legati alle maniche con nastri. I gioielli più popolari erano i pendant, portati non solo con le collane ma nei capelli e sui vestiti.
“Probabilmente non scopriremo mai di chi fossero i gioielli e perché furono seppelliti – afferma Hazel Forsyth, direttrice della mostra -. Possiamo consolarci ammirando questo tesoro assolutamente unico al mondo”.
Vedere per credere.
Non resta che augurarvi un buon week and a Londra.
The Cheapside Hoard: London’s Lost Jewels
11 ottobre 2013 – 27 aprile 2014 – Museum of London, Londra
www.museumoflondon.org.uk/cheapside
Intervento del soccorso alpino e speleologico siciliano e del IV reparto volo della polizia di…
Violenti tafferugli si sono registrati all'esterno dello stadio di Vittoria, in provincia di Ragusa, in…
È morto a Pantelleria, dove risiedeva, Filippo Panseca, l'artista che disegnò il simbolo del garofano…
È deceduto all'una e mezza di notte il giovane maliano, passeggero di uno scooter condotto…
Intervento dei vigili del fuoco del comando provinciale di Caltanissetta in una casa al piano…
Un capannone con centinaia di pezzi di ricambio rubati è stato scoperto dalla polizia, nel…