«Per una partecipazione reale dei cittadini al governo e alla cura del territorio, il ricorso delle amministrazioni a strumenti di carattere semplicemente consultivo non è sufficiente, se ciò non passa attraverso il riconoscimento e l’incontro con percorsi concreti di autonomia civica». A due mesi dalla riapertura, il Teatro Montevergini Liberato rilancia l’urgenza di un confronto con la giunta guidata dal sindaco Leoluca Orlando. «Centinaia di persone, dalla liberazione del Montevergini ad ora – scrivono in una nota – hanno attraversato lo spazio, partecipando alle assemblee, proponendo attività, preparando nell’unica sala al momento aperta il loro lavoro artistico, portando il proprio contributo culturale, sociale e politico. Pensiamo che il processo partecipativo e le relative potenzialità vengano quotidianamente ostacolate dall’impossibilità di utilizzo dell’intera struttura, da cui escludiamo la Chiesa adibita a teatro e destinata alle attività del Teatro Biondo».
La chiesa, infatti, è stata dichiarata inagibile al pubblico e ciò rende l’occupazione della restante parte della struttura «l’unica pratica che ha reso possibile la fruizione dello spazio alla città. Se questo modello gestionale, relativo ad una unica sala ha permesso la liberazione di tante forze espressive cittadine aspettiamo di poter annunciare l’apertura dell’intera struttura a una città che si dimostra affamata di spazi di creazione e partecipazione. Questa è la sfida che abbiamo lanciato all’amministrazione – conclude la nota -, aspettiamo un prossimo incontro con quest’ultima e le altre parti coinvolte, forti del fatto che la direzione verso cui stiamo andando è quella giusta e la recuperata vitalità dello spazio e la partecipazione dei cittadini ne sono la prova».
L’assemblea del teatro allega poi – come ulteriore proposta al Comune e per conoscenza alla cittadinanza – la Dichiarazione di uso civico, 13 pagine «frutto dell’elaborazione collettiva e condivisa« che si riconosce «nei principi non competitivi di cooperazione sociale, mutualismo, messa in comune del tempo e dei saperi, convivialità, valorizzazione dei processi relazionali e interdipendenza tra singoli della comunità». Nelle pagine vengono poi dettagliate le modalità di gestione, sempre fedeli alla modalità assembleare per «deliberare, discutere ed elaborare il calendario delle attività».
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