«Abnorme». Così avrebbe definito la Corte d’Appello la decisione di rinviare a giudizio Mourad El Ghazzaoui, il 21enne siriano sbarcato a Pozzallo nel 2014 e accusato di terrorismo dalla procura di Catania. Alla base della decisione dei magistrati etnei, anche il fatto di avergli trovato addosso quello che era stato definito un «passaporto Isis» e che MeridioNews aveva dimostrato essere una bufala che gira online da anni. La procura aveva sostenuto che l’imputato dovesse essere processato con il rito abbreviato, come sollecitato in un primo momento proprio da El Ghazzaoui. Ma, secondo il legale Giovanni Cavallaro, non ci sarebbe stato modo di comprendere l’iter processuale italiano da parte dell’assistito. Un episodio che ha suscitato tanto clamore da finire in un’interrogazione parlamentare del deputato Giuseppe Berretta.
Il ventenne siriano era arrivato a Pozzallo sulla nave lussemburghese Bourbon Argos il 4 dicembre scorso che aveva soccorso 523 migranti nel Canale di Sicilia distribuiti su un gommone e un barcone. E proprio su quest’ultimo natante c’era El Ghazzaoui, proveniente dalla Libia. Fermato dopo alcune indagini eseguite dalla squadra mobile della questura di Ragusa, il suo caso è poi stato trasferito alla Digos iblea e alla polizia postale di Catania. Al giovane erano stati sequestrati alcuni cellulari, alcuni di ultima generazione. Dai primi controlli effettuati dalle forze dell’ordine, la procura etnea riteneva «possibile la vicinanza dell’indagato a gruppi armati affiliati all’Isis e combattenti in Sicilia».
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