«Abbiamo scritto una lettera al governo per essere aiutati a interloquire con le autorità francesi, attraverso l’ambasciata italiana, per far presente le nostre ragioni che sono quelle di impedire che il nome Riina e quello di Corleone possano rimanere accostati nel locale di Parigi». Cammina a passo svelto Nicolò Nicolosi, sindaco di Corleone. Ha una valigetta in mano di quelle antiche, con una «preziosa lettera» dentro che sta per consegnare personalmente alla prefetta di Palermo Antonella De Miro. In essa, appunto, c’è la missiva con la quale il Comune del palermitano tenta di evitare l’accostamento lungo 50 anni con il capo dei capi.
A scatenare la reazione del primo cittadino la notizia che Lucia Riina, la 39enne ultimogenita dello storico boss di Cosa nostra (morto in carcere il 17 novembre 2017), ha aperto un nuovo locale a Parigi insieme al marito Vincenzo Bellomo. Il ristorante, che ha aperto anche una pagina facebook, si chiama Corleone by Lucia Riina e promette «autentica cucina siciliana e italiana da scoprire in un ambiente elegante e accogliente». Si trova in Rue Daru, una stradina non lontana dall’Arco di Trionfo. La proprietà del locale appartiene a una società per azioni denominata Luvitopace con un capitale sociale di mille euro e il cui presidente è Pierre Duthilleul. E contiene al proprio interno una serie di quadri proprio di Lucia Riina. Dai suoi dipinti, che la donna ha più volte pubblicizzato sulla propria pagina Facebook, è partita la volontà di coinvolgerla nella gestione del locale, secondo quel che racconta l’imprenditore e proprietario Robert Fratellini. L’Ansa inoltre ha testimoniationegli scorsi giorni che nel piccolo locale da 30 posti, tutto arredato sui toni del verde, la musica di sottofondo annovera canzoni di Fabrizio De Andrè, Franco Battiato, Rino Gaetano.
«Non ne sapevo nulla – dice il sindaco Nicolosi – Non ho molta dimestichezza con Facebook, per cui è stata mia figlia poi a segnalarmi il fatto, di cui però mi avevano già parlato. Ho comunque notato che la signora Riina, o i proprietari del ristorante di Parigi, aveva chiesto l’autorizzazione alla Camera di Commercio a giugno 2018. L’apertura poi è stata successiva, e loro stessi ne hanno dato una comunicazione. A mio parere ne stanno facendo una grande questione di marketing, e da questo punto di vista hanno raggiunto l’obiettivo. Anche se poi riusciremo a togliere lo stemma del Comune». In realtà sembra che il logo riprodotto dall’ultima erede della famiglia Riina sia riprodotto o comunque stilizzato, quindi non certamente l’originale.
«Anche l’uso dello stemma modificato è comunque vietato» ricorda il primo cittadino, che è stato anche ex deputato regionale e assessore. E che poi elenca i motivi della propria contrarietà all’iniziativa della donna. «Lede innanzitutto l’onorabilità del Comune di Corleone – specifica – E a chi dice che l’accostamento tra i Riina e Corleone è presente storicamente, noi diciamo che c’è una nuova amministrazione che succede alle gestione commissariale dovuta al precedente scioglimento del Comune per mafia. Noi vogliamo ribaltare questa percezione, che invece qualcuno vuole perpetuare. Vogliono ancora far capire che Corleone sia cosa loro, invece per fortuna nostra e sfortuna non è più così. Adesso Corleone sarà cosa nostra nel senso buono del termine, cioè dei cittadini e di una nuova realtà che è cresciuta e che rappresenta un contesto sociale diverso e in rottura col passato».
Via i collegamenti con le gestioni passate, per Nicolosi «la gente ha premiato col 60 per cento questa nuova realtà che si è presentata con una formazione civica e che vuole costruire una prospettiva diversa, per questo vogliamo bloccare questi percorsi che invece ripropongono un passato sconfitto». Non teme possibili ritorsioni, in un paese in cui il nome Riina fa ancora paura? «Mia moglie e mia figlia sono preoccupatissime»dice il primo cittadino, prima di essere accolto con un ampio sorriso dalla prefetta di Palermo Antonella De Miro.
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