L’aria da primo giorno di scuola, dalle parti di Palazzo dei Normanni, non c’era affatto. Eppure, dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia alla fine della scorsa settimana con l’accusa di corruzione elettorale, quella di ieri per Luca Sammartino è stata quasi una prima volta.
Tra i corridoi del Palazzo non si parla pressoché d’altro. Uscieri, commessi, deputati, assistenti, addetti alla buvette. Il leitmotiv, dalle parti dell’Assemblea regionale siciliana, è lo stesso. «Io le carte non le ho viste – ripetono tutti, quasi fosse un mantra d’obbligo per intavolare la conversazione – ma da quello che è stato scritto sui giornali, sembra una situazione molto pesante». «Qui ne abbiamo visti passare tanti, bravi e sicuri di sé – si spinge a commentare un assiduo frequentatore del Palazzo – e ogni volta sembra quasi il mito di Icaro, del giovane promettente che però si spinge troppo oltre e si brucia».
«Certo, sarebbe un peccato – commenta un altro mentre beve caffè alla buvette – non bisogna buttare l’acqua sporca con tutto il bambino, Luca ha lavorato molto bene in questi due anni e ha portato a casa risultati importanti». E i risultati importanti sono effettivamente sotto gli occhi di tutti. La legge sul diritto allo studio, attesa da anni. E la riforma della formazione professionale, che mancava da oltre 40 anni. Norma su cui la presidenza Sammartino ha segnato un cambio di passo, rispetto a un’Assemblea ingarbugliata nelle sue stesse maglie che non riesce a legiferare perdendo terreno rispetto alle tante emergenze dell’Isola.
«La bravura di Luca sta lì – si spinge a commentare tra i corridoi un deputato lontano dalle parrocchie politiche frequentate da Sammartino – in quella capacità di tessere relazioni, ascoltare tutti, fare sintesi tra posizioni a volte anche agli antipodi. È una capacità politica che tra questi corridoi non si incontra spesso e se lui in questi due anni qui dentro ha brillato, è proprio per la facilità con cui riesce a districarsi tra gli ostacoli politici».
E così ha fatto anche ieri. Quando nel corso dell’intera mattinata è rimasto nella sua stanza, in commissione Cultura e Lavoro all’Ars. Poi ha presieduto le audizioni all’ordine del giorno, che affrontavano diverse questioni: dai parchi archeologici alla concessione del teatro greco di Siracusa per la stagione teatrale organizzata dalla Fondazione Inda, fino ai catalogatori dei Beni culturali. Il tutto mostrandosi, a detta dei presenti, sereno e concentrato sul lavoro.
Ma a difenderlo apertamente, con nome e cognome, restano al momento soltanto i suoi: Edy Tamajo, Giovanni Cafeo, Nicola D’Agostino, che si dicono «tranquilli e fiduciosi nel lavoro della magistratura». E anche tra gli ex amici, nonostante più di uno non riesca a celare il sorrisetto sotto i baffi, c’è una certa reticenza nel commentare la vicenda, pur riconoscendone «la gravità». C’è chi si spinge a dire che «l’impressione è che questa volta il colpo sia pensante», ma le parole sembrano essere dette più con rammarico che con soddisfazione, nonostante le strade politiche siano ormai divise. Infine c’è chi riconosce che se fosse accaduto a lui, non avrebbe reagito nel medesimo modo. «Non so come faccia a restare così sinceramente tranquillo – commenta un deputato – Non sembra facciata, è proprio sereno. Io fossi in lui avrei un’angoscia… Evidentemente è a posto con la sua coscienza».
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