«Lo facevano i miei bisnonni, i miei nonni e poi anche i miei genitori. Adesso, non posso che continuare a farlo anche io». «È una tradizione nata da tempo immemore che porteremo avanti sempre e per sempre». Anche oggi, come ogni anno il 14 agosto, al suono delle campane delle chiese cittadine a mezzogiorno in punto, ad Augusta (nel Siracusano) si rinnova il rito delle secchiate d’acqua.
Lanciate dai balconi o davanti agli usci delle case mentre si recitano le parole magiche «Pararisu arrifriscu (paradiso rinfresco, ndr)» oppure «arrisfriscamuci l’anima e motticeddi (rinfreschiamo l’anima dei morticini, ndr)». Un gesto che, come spiegano a MeridioNews diversi giovani cittadini augustani, che non hanno alcuna intenzione di far perdere questa usanza, «serve a stabilire un contatto tra la terra e il cielo, tra i vivi e i morti».
Tra folklore e religione, il rito dell’acqua «non viene mai vissuto come uno spreco, ma come un gesto quasi sacro», spiegano. Anche perché la vigilia di Ferragosto corrisponde con quella della ricorrenza religiosa dell’Assunzione di Maria in cielo. «Molti cittadini sono stati bravi a fare perdurare questa tradizionale usanza locale che coinvolge tutti, dagli anziani ai bambini, tra lo stupore dei passanti occasionali».
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